UN SEGNO DEI TEMPI. (sulle dimissioni del Papa)
Nel lontano 2005, la CISL di Sondrio ha celebrato il congresso provinciale nello stesso giorno in cui mori Papa Giovanni Paolo II°. Dopo circa una ventina di giorni, come di pragmatica, convocai il nuovo Consiglio Generale eletto nel recente congresso per eleggere le varie cariche del nuovo gruppo dirigente.
Mi ricordo che in quella occasione, prima di dare inizio ai lavori della giornata, sentii il dovere di rivolgere un pensiero agli astanti, sugli eventi pontifici romani che avevano captato la nostra attenzione di uomini e donne responsabili, sensibili alle esortazioni pontificie, comunque impegnati socialmente. Richiamai brevemente le importanti Encicliche emanate da Papa Giovanni Paolo, a cui la CISL aveva abbondantemente attinto del corso degli anni, come importanti documenti di indirizzo morale e anche politico-sociale, utili a fare meglio il nostro mestiere di tutela e difesa dei lavoratori, ovvero di sindacalisti della CISL.
Rammentai anche il singolare evento del cambio al soglio pontificio. Papa Wojtyla era figlio di un popolo (il polacco) oppresso e perseguitato, mentre Papa Ratzinger è figlio del popolo (tedesco) che fu il suo feroce persecutore.
Poi, avendo appreso dagli organi di informazione quale fosse il nome assunto dal nuovo Papa, e cioè quello di "Benedetto XVI°", rammentai che il precedente papa che portava quel nome, ossia "Benedetto XV°" è passato alla storia per aver gridato ai maggiorenti del tempo in occasione della dichiarazione della prima guerra mondiale, e non senza aver sollevato scalpore, la famosa frase: "State commettendo un'inutile strage". Chissà aggiunsi, che anche questo "Benedetto°" non passi alla storia pure lui per qualche evento straordinario.
Fui, in quella occasione, buon profeta, perché le dimissioni da Papa di "Benedetto XVI° rassegnate alcuni giorni orsono, rimarranno negli annali della storia come un fatto eclatante e straordinario, che farà discutere per parecchio tempo studiosi ed esperti, ricercatori, teologi e storici a livello universale.
Benedetto XVI° ha voluto emulare il gesto di Celestino V°, il Papa del "gran Rifiuto",
che nel lontano 1200, assurto al pontificato a quasi 80 anni, abdicò appena dopo 4 mesi dalla sua nomina, in contrasto con i metodi della Curia romana e con le manovre politiche che intorno a lui si compivano. Per questa ragione Dante, grande censore del potere temporale della Chiesa, nella Divina Commedia lo colloca all'Inferno tra gli Ignavi ("Colui che fece per viltade il gran rifiuto") attribuendogli la colpa di non aver avuto il coraggio di rinnovare la Chiesa, pur avendone la possibilità e i poteri.
Visto come sono andate le cose lungo i secoli e la situazione in cui oggi versa la Chiesa, non so se Dante formulerebbe lo stesso giudizio, sia nel confronti di Celstino V°, che in quelli di Benedetto XVI°. La mia impressione è che ambedue sono stati amati dal popolo ma molto meno dai maggiorenti al potere. Papa Ratzinger, per esempio, con l'enciclica "Caritas in Veritate" ha disturbato non poco le coscienze dei piani alti della finanza e della politica. Poteri questi, che non accettano di buon grado l'intromissione di estranei nelle sfere dei loro meccanismi operativi. Specie quando in quelle sfere si trovano elementi appartenenti alla stessa Curia romana.
Questa è solo una delle ragioni che hanno fatto definire le dimissioni di Papa Ratzinger "un grande atto di coraggio". Io concordo con questo giudizio, perché sono sicuro che ci sono altre ragioni, altrettanto importanti, che aspettano di essere risolte con vigore, anche fisico, per affrontare le fatiche del rinnovamento della Chiesa Universale. Fatiche, appunto, che richiedono vigore, forza, assidua vigilanza e presenza costante sul proscenio mondiale, e non solo. Attributi che al vecchio Papa, per diverse ragioni, sono venuti a mancare.
Avremo comunque tanto tempo per parlarne molto ancora. Buona Pasqua!
Valerio Dalle Grave