MARIA, UNA DONNA O UNA DEA?(1)
Ci sono due sentenze, seppure diversissime tra loro emesse da giudici italiani che riguardano le donne. La prima è di Bologna e dice che “La Madonna non è una divinità ed offenderla non è reato” a seguito di una denuncia contro “La processione dello sperma” e dello spettacolo allestito nel quartiere s. Vitale: “La Madonna piange sperma”(giugno 2007) e la seconda dei primi di agosto 2007, è della Corte di Cassazione che manda assolti i genitori e il fratello di una ragazza che li aveva denunciati per sequestro e maltrattamenti. I parenti della giovane islamica hanno agito per il suo bene, per non farla deviare dal retto sentiero della sharia(Ipse dixit), mentre per l’oltraggio alla Madonna( ma fosse stata anche una qualsiasi svolazzante velina, sarebbe stato sempre un’offesa gravissima) si può passare sopra non essendo Ella una divinità. Infatti non lo è e non occorre citare teologi e Concili. Però nella considerazione universale, è amata come la Madre di Gesù che quasi due miliardi di persone onorano come figlio di Dio. Tralascio gli altri dati delle organizzazioni universali che dicono che la donna, sebbene quel mucchio di lucenti stelline( finché hanno tra i venti- trent’anni) che tutti vediamo sgambettare sui palcoscenici utilitaristici, permissivi e perversi per far piacere ai maschi e parlano di una libertà di cui non gode, non viene rispettata affatto nella sua dignità di persona. Siamo tuttora in una società profondamente maschilista e molta colpa è delle religioni(ebraismo, cristianesimo, islamismo), che assolutamente non intendono cambiare il loro modo di gestire il mondo.
Qui, però, più di una discussione sul dominio maschile che si rileva anche dall’uso schifoso che esercitano su tante ragazze in cerca di una gloria effimera e momentanea, mi interessa puntualizzare alcuni fatti su Maria di Nazareth, prescelta da Dio ad essere madre di Gesù. Non è neanche il caso di ricordare quello che anche i bambini più piccoli conoscono della sua vita.
Farò, invece, qualche altra osservazione.
1)In un suo studio sul simbolismo della quaternità, (in C.G. Jung: La simbolica dello spirito, Einaudi , Torino, 1975) egli prende in considerazione le polarità: Spirito Santo Padre Figlio Maria e considera Maria come polarità femminile della SS. Trinità a causa del suo rapporto con lo Spirito Santo, che la rende il grembo che può generare l’essere che realizza in sé le due nature : l’umana e la divina. Solo l'integrazione delle qualità del principio femminile, rappresentate da Maria, può riunificare e pacificare l'anima umana, che è il teatro del lacerante conflitto tra i principi opposti(bene- male). Maria incarna la possibilità data all'uomo di sottrarsi al dominio del Principe di questo mondo(Satana) e di reinserirsi nel principio creatore e trinitario. Negare o rimuovere questo archetipo in quanto principio attivo in noi, significa rinunciare all’amore verso l'alto che unifica e rende elevata e piena di senso la nostra esperienza terrena. Nel linguaggio della psicoanalisi junghiana l'uomo, rimuovendo il principio femminile salvifico e sapienziale legato a Maria, condanna se stesso a doverlo vivere attraverso la propria Ombra. L'archetipo mariano, opera attraverso l'amore, secondo la via del cuore e tende a realizzare l'integrazione e l'armonizzazione degli opposti che si agitano nell'anima e a dissolvere le barriere innalzate tra gli uomini dalla brama di potere e dalle distinzioni di razza e di censo.
2) Il volto femminile di Dio nei poeti simbolisti russi e nella teologia di Vladimir Solov'ev(1853-1900). Egli così scrive di Maria:
Tutta avvolta di azzurro m'è apparsa oggi la
mia regina; il cuore ha preso a battere di soave
beatitudine. E nei raggi del giorno sorgente l'anima
si è rischiarata di una calma chiarità. Lontano,
morendo, fumigava la fiamma maligna del fuoco
terreno.
Il simbolismo russo, una corrente letteraria del 1900 che puntava sulla poesia impressionista, idealista , a differenza dal simbolismo europeo, era basata su contenuti mistici. V.S.Solov’ev con altri, vedevano la poesia come una teurgia, un atto divino, un miracolo che univa l’arte, la religione e la mistica. A V.Solov’ev appartiene l’idea dell’esistenza della divina Sofia, l’Anima del mondo, ipostasi dell’eterno femminino, l’unica che può riconciliare la Terra e il Cielo e salvare il Mondo sull’orlo del precipizio. Essa è la portatrice dell’amore del Mondo, divino e perfetto, che si esprime nell’insieme di amori individuali e può essere percepito attraverso l’amore verso una donna. Solov’ev distingue due tipi d’amore: l’amore ascendente, con la quale noi amiamo un essere superiore rispetto a noi, ricevendo da lui la ricchezza spirituale che egli possiede e che noi non possiamo raggiungere con le nostre forze; e l’amore discendente con il quale noi vogliamo bene a un essere inferiore rispetto a noi, al quale noi diamo la ricchezza spirituale che abbiamo ottenuto dal nostro amore superiore. L’amore perfetto deve essere contemporaneamente ascendente e discendente. Per diventare la protagonista dell’amore ascendente la donna dovrebbe trasformarsi in uno spirito femminile di un livello superiore, cioè diventare una divinità. “Gli eletti dell’umanità non possono trovare l’oggetto del proprio amore ascendente tra le donne, sono costretti ad amare una dea”, - scrive V.Solov’ev nel suo saggio “Sofia”. Il sistema di simboli poetici è lo strumento che permette ad un poeta di compiere questa trasformazione. Perciò l’immagine della donna nelle poesie dei simbolisti esiste su più livelli. Da un lato è sempre una donna reale, con dettagli realistici. Dall’altro lato l’immagine creata dal poeta è mistica e celestiale, portatrice di altrettanto alti e “magnifici” nomi: “Vergine”, “Alba”, “Santa”, “Lucente”, “Eterna e Nobile Sposa”. E’ lei l’oggetto dell’amore ascendente del poeta, attraverso il quale egli spera di ottenere nuove ricchezze dello spirito. L’immagine femminile nei simbolisti russi esiste nell’ambito della filosofia spirituale di V.Solov’ev ella assume le sembianze di Sofia, il femminile del Dio universale. Infatti, Maria, essendo ripiena dello Spirito santo, universalmente riconosciuto come lo Spirito che unisce Dio al Figlio ed essendo da lui ingravidata, non può che assumere almeno qualche sua qualità( l’essere sua “paredra”, cioè simile a Lui come succede nelle altre religioni, specie l’induismo di cui più avanti produrrò una scheda specifica). Insomma, questi terribili maschilisti che da secoli regolano le vite di tante comunità, si rendessero conto, una volta per sempre, che le donne sono sempre meno disponibili a “fare da tappetino” agli appetiti di potere dei maschi che, specie nella Chiesa cattolica, sono ancora enormi.
3) Il nome di Maria nella storia dell'esegesi
- "AMAREZZA": questo significato è stato dato da alcuni rabbini, che fanno derivare il nome MIRYAM dalla radice MRR = in ebraico "essere amaro". Essi sostengono che Maria, sorella di Mosè, fu chiamata così perché, quando nacque, il Faraone cominciò a rendere amara la vita degli Israeliti , e decise di uccidere i bambini ebrei.
- "MAESTRA E SIGNORA DEL MARE"-
Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MOREH (ebr. Maestra-Signora) + YAM (= mare): come Maria, la sorella di Mosè, fu maestra delle donne ebree nel passaggio del Mar Rosso e Maestra nel canto di Vittoria ( Es 15,20), così "Maria è la Maestra e la Signora del mare di questo secolo, che Ella ci fa attraversare conducendoci al cielo" (S.Ambrogio, Exhort. ad Virgines)
Altri autori antichi che suggeriscono questa interpretazione sono: Filone, S. Girolamo, S. Epifanio.
-) "ILLUMINATRICE, STELLA DEL MARE"-
Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da: prefisso nominale (o participiale) M + 'OR (ebr.= luce) + YAM (= mare): Così S. Gregorio Taumaturgo, S. Isidoro, S. Girolamo. Alcuni autori ritengono che S. Girolamo in realtà non abbia interpretato il nome come "stella del mare", ma come "stilla maris", cioè: goccia del mare. La presenza della radice di "mare" nel nome di Maria, ha suggerito diverse interpretazioni e/paragoni di Maria con il "mare": Pietro di Celles (+1183) Maria = "mare di grazie": di qui Montfort riprende: "Dio Padre ha radunato tutte le acque e le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria" (Vera Devozione, 23). Qohelet 1,7: "tutti i fiumi entrano nel mare"; S. Bonaventura sostiene che tutte le grazie (= tutti i fiumi) che hanno avuto gli angeli, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini, sono "confluite" in Maria, il mare di grazie. S.Brigida: "ecco perchè il nome di Maria è soave per gli angeli e terribile per i demoni"
- PIOGGIA STAGIONALE-
Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MOREH (ebr. PRIMA PIOGGIA STAGIONALE). Maria è considerata come Colei che manda dal cielo una "pioggia di grazia" e "pioggia di grazia essa stessa". Questa interpretazione, che C. A Lapide attribuisce a Pagninus, viene in parte ripresa da S. Luigi di Montfort nella Preghiera Infuocata: commentando Ps. 67:10 "pluviam voluntariam elevasti Deus, hereditatem tuam laborantem tu confortasti" (Una pioggia abbondante o Dio mettesti da parte per la tua eredità), Montfort dice: "[P.I. 20] Che cos'è, Signore, questa pioggia abbondante che hai separata e scelta per rinvigorire la tua eredità esausta? Non sono forse questi santi missionari, figli di Maria tua sposa, che tu devi scegliere e radunare per il bene della tua Chiesa così indebolita e macchiata dai peccati dei suoi figli?"Maria, pioggia di grazie, formerà e manderà sulla terra una pioggia di missionari.
“ALTEZZA”
Secondo questa interpretazione il nome di Maria deriverebbe da MAROM (ebr. ALTEZZA, EXCELSIS): questa ipotesi è sostenuta, tra gli antichi da Caninius, e, tra i moderni, da VOGT, soprattutto in base alle recenti scoperte dei testi ugaritici, che hanno permesso la comprensione di molte radici ebraiche.
4) Madre di Dio.
La Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra.
Quando l'angelo si era rivolto a Maria per rivelarle il disegno del Padre e chiedere il suo consenso alla venuta del Salvatore nel mondo, l'aveva chiamata "colmata di grazia". Riconosceva in lei una dignità singolare, altissima, che non avrebbe potuto appartenere a un'altra creatura.
Quando diciamo nella nostra preghiera l'espressione formulata dall'angelo, dicendo a Maria "piena di grazia", alziamo il nostro sguardo verso una donna in cui si è sviluppata la grazia con una totale pienezza. In Maria lo Spirito Santo ha spinto all'estremo la sua potenza santificatrice e ha fatto sorgere nella più segreta profondità dell'anima un amore puro e perfetto( però è difficile dirlo oggi ai giovani che vedono nell’amore carnale, con l’inseminazione, il reale prodotto del concepimento). Bé Dio è Dio, perciò possiamo anche capire che il concepimento di Maria sia qualcosa di straordinario, di voluto da Lui e, quindi, la prescelta non sarà mai esente dalla divinità che le ha fatto concepire Gesù. Eppure il vertice che costituisce Maria nell'universo spirituale è ancora più alto. Questo vertice, lo raggiungiamo quando chiamiamo Maria "Madre di Dio". Il titolo è molto audace, perché se Dio designa l'Essere supremo, che gioisce di una autorità sovrana su tutti gli esseri, come ammettere che possa avere una madre? Attribuire a una donna la dignità di Madre di Dio sembra collocare una creatura al di sopra del Creatore, riconoscere una certa superiorità di una donna su Dio stesso.
Si capisce che un titolo così ardito non sia stato accettato facilmente da tutti. All'inizio non fu in uso nella pietà cristiana e non fu adoperato nel linguaggio di coloro che nel primo secolo si dedicarono alla diffusione della buona novella. Nella Scrittura, e più precisamente nei testi evangelici, è assente. E' ignorato nei primi tempi della Chiesa. Questo fatto sembra essere il segno che tale titolo non era necessario per esprimere la dottrina cristiana(Infatti il Kerigma è: Gesù è morto e risorto per la nostra salvezza. Oh, Gesù che sia così!).
Il titolo più necessario sarebbe stato "Madre di Gesù" o "Madre di Cristo". Era inseparabilmente affermato nel mistero dell'Incarnazione. Per affermare che il Figlio di Dio è venuto sulla terra per vivere come uomo e con gli uomini, si deve ammettere che è nato da Maria e che una donna è madre di questo Figlio. L'intervento di una donna è stato necessario per una nascita veramente umana; la maternità di questa donna appartiene al mistero dell'Incarnazione.
Gesù è un uomo, di sesso maschile, ma indissolubilmente legato al sesso femminile, perché una donna l'ha partorito e perché questa donna ha pienamente svolto il ruolo di madre nei suoi riguardi.
S. Paolo ha sottolineato la carica del mistero, ricordando il grande gesto del Padre che ha mandato il Figlio all'umanità: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna..." (Galati 4,4). Il nome di Maria non è pronunziato, ma l'importanza essenziale del contributo della donna è posta in luce. Senza questa donna, il Padre non avrebbe potuto dare il suo Figlio come egli l'ha fatto con la nascita di Gesù. "Nato da donna" è una proprietà caratteristica dell'identità del Salvatore, che fa scoprire in un uomo, con la debolezza della carne, la personalità di colui che prima, nell'eternità, era nato dal Padre.
In questa nascita "da donna", Paolo discerne l'umiltà della venuta del Figlio, che ha accettato le condizioni abituali della nascita umana. Non considera esplicitamente la grandezza della donna che interviene in una nascita di carattere straordinario. Ma fa capire che questa donna è stata associata in virtù della sua maternità, al progetto divino di comunicazione e alla filiazione divina a tutti gli uomini: il Figlio è nato da donna "perché ricevessimo, l'adozione a figli".
Così, la maternità di Maria viene elevata a un livello divino, dal punto di vista del suo orientamento fondamentale. Esso attribuito alla maternità di Maria non esprime ancora il vertice della sua dignità. Solo il titolo "Madre di Dio" può definire questo vertice. S. Paolo( sfido io, misogino com’era e di come si serviva delle donne del seguito. Da lui, certamente ha “copiato” moltissimo la gerarchia cattolica, che, ahimè, non si è proprio redenta, ma ha continuato e continua ad approfittare, anche in senso “buono” delle donne: tutte) non ha mai usato questo titolo, perché la sua attenzione non puntava(figurarsi) sulla dignità propria a Maria nella nascita di Cristo, ma sull'abbassamento di Dio che manifestava così un estremo amore verso gli uomini.
La comunità cristiana ha compiuto molto cammino per attribuire a Maria il titolo "Madre di Dio". Esso esprime una verità che viene enunciata nella rivelazione evangelica: se Gesù, essendo il Figlio di Dio, è Dio lui stesso, dobbiamo affermare che questo Dio è nato da Maria, e in conseguenza Maria è madre di Dio. Maria non è madre del Dio Padre; è madre di Dio Figlio. Pur essendo evidente agli occhi della fede cristiana, l'attribuzione del titolo ha richiesto un tempo prima che fosse metabolizzato , perché in se stesso il titolo appare molto audace. La qualificazione sembra in un senso attribuire a Maria una certa superiorità su Dio stesso. Maria non è madre di Dio . La superiorità deve essere anche esclusa riguardo al Figlio, se viene considerato nella sua natura divina, identica a quella del Padre. Il Figlio è soltanto figlio di Maria nella sua natura umana. In questa natura "era sottomesso" a Maria e Giuseppe, come dice il vangelo (Luca 2,51).
La maternità di Maria viene spesso chiamata "maternità divina", perché è una maternità in relazione con la persona divina del Figlio; ma in realtà è una maternità umana, maternità che si è prodotta e sviluppata nella natura umana della Vergine di Nazaret. Ad essa appartiene la ricchezza dei sentimenti umani: il cuore materno di Maria è un cuore umano, molto sensibile a tutti gli avvenimenti che toccavano o colpivano il proprio Figlio. Il carattere della sua maternità non ha tolto niente alla tenerezza del suo affetto materno; anzi l'ha reso più ardente, più puro, più perfetto.
L'espressione "Madre di Dio" pone in luce la relazione stupenda di una persona umana con Dio(e paredra dello Spirito Santo che l’ha ingravidata). La maternità è una relazione di persona a persona. Una madre è madre della persona del suo figlio; siccome nel caso di Gesù la persona è divina in una natura umana, Maria è madre di una persona divina, quindi è anch’essa divina , essendo la “compagna”( diremo oggi) dello Spirito Santo( che diamine e poi si criticano i Dico!!!) Sull'origine dell'attribuzione del titolo "Madre di Dio" a Maria nella preghiera cristiana e nel culto cristiano, abbiamo poca informazione. È pure significativo che la più antica preghiera mariana che conosciamo sia rivolta alla Madre di Dio. La preghiera è stata scoperta su un papiro egiziano che è stato datato del terzo secolo; il papiro era molto danneggiato, ma portava chiaramente l'invocazione Theotokos: "Sotto il tuo patrocinio cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio...".
La preghiera, formulata in somiglianza di altre preghiere rivolte a Dio, chiede il soccorso di Maria nei pericoli. Essa testimonia che in Egitto, nel terzo secolo, il titolo "Madre di Dio" era in uso in alcuni ambienti cristiani.
Questo impiego viene confermato per un ambiente più dottrinale: sappiamo che nel suo commento della lettera ai Romani, il grande teologo Origene (253-255) aveva dato una lunga spiegazione del termine Theotokos. Gli storici hanno cercato di determinare i motivi per i quali il titolo ha avuto una diffusione particolare in Egitto. Sembra infatti che l'Egitto sia stato il luogo di origine dell'uso del titolo. Nella religione pagana esisteva il culto della dea Isis. Questa dea era venerata, sotto il titolo di "madre del dio", perché era considerata come la madre del dio Oro. Clemente d'Alessandria si serve a questo proposito dell'espressione: "madre degli dei". I cristiani dell'Egitto vedevano nel linguaggio dei pagani un omaggio alla "madre del dio". Come non avrebbero reagito, pensando che loro conoscevano l'unica Madre di Dio, che non era una dea, ma una donna? Possiamo supporre che sotto l'influsso del culto pagano hanno affermato il loro proprio culto di venerazione della Madre di Dio. Lo slancio che si è prodotto per rivolgersi a Maria, chiamandola "Madre di Dio", non è stato l'effetto di un ragionamento dottrinale. È venuto da un bisogno popolare di riconoscere in una donna, secondo la rivelazione, la vera madre di Dio, madre del Figlio incarnato, che apriva la porta a tutte le speranze. Il valore del ruolo di Maria era stato capito e accolto dal popolo cristiano, che, invocando la madre di Dio, poteva aspettare la migliore risposta ai suoi problemi e l'aiuto nei pericoli.
Quando, nell'anno 428, Nestorio diventò Patriarca di Costantinopoli, la controversia a proposito del titolo "Madre di Dio" scoppiò come una “bomba”. Diversi pareri si erano manifestati; alcuni volevano riconoscere Maria come madre dell'uomo Gesù e non come madre di Dio. Nestorio si limitava al titolo: "Madre di Cristo". Egli non ammetteva il titolo "Madre di Dio", perché pensava che Maria non poteva essere madre di una persona divina( a meno che…).
Intanto, nella tradizione si invocava Maria con il nome di "Madre di Dio".
È stata invocata e riconosciuta tale , cioè a "Theotokos", cioè "Madre di Dio", come l'ha proclamata il Concilio di Efeso, in cui si contestava l'unità di Cristo( quindi, sempre “seconda”).
Questa unità fu riconosciuta dal concilio di Efeso, che condannò Nestorio. In base alla seconda lettera di Cirillo di Alessandria a Nestorio, che fu approvata dal concilio, il Figlio eterno del Padre è colui che, secondo la generazione carnale, è nato dalla Vergine Maria. Da questa verità su Cristo, deriva la conseguenza per Maria: "Per questo, Maria è legittimamente chiamata Theotokos, Madre di Dio(meno male!!!!).
Dopo la proclamazione di questa dottrina, i Padri del concilio furono accolti con entusiasmo dalla popolazione di Efeso. Il popolo cristiano si rallegrava dell'onore reso alla Madre di Dio.
5) Dimostrazione del più alto amore divino
Il titolo che dal terzo secolo è stato pronunziato dalla pietà cristiana nel culto mariano porta con sé la dimostrazione del più alto amore divino. Maria è Madre di Dio perché Dio ha voluto una madre. Il Dio che l'ha voluto è prima di tutto il Padre: la sua intenzione era di esprimere, con questa maternità, in un volto umano, la propria paternità divina. Anche il Figlio di Dio l'ha voluto, perché voleva essere integralmente uomo simile agli altri uomini, nascere da una madre e crescere con l'aiuto e la cura di una madre.
Il vocabolo greco usato per designare la maternità di Maria ha un significato che secondo la sua origine è abbastanza ristretto. "Theotokos" significa "quella che ha generato Dio". L'atto di generazione ha un valore essenziale per la maternità, ma è soltanto un inizio. La madre ha il compito di contribuire alla crescita del figlio e di educarlo in vista della sua vita futura di adulto. Maria è stata impegnata in questo compito, con questo aspetto stupendo della sua maternità che consisteva in una educazione di colui che era Dio.
6) la pietà popolare verso la Madre di Dio.
Esiste un solo paese al mondo che non possieda un santuario dedicato alla Vergine Maria? Veramente Maria è presente in tutti i continenti della terra, anche se alcuni di questi luoghi di preghiera mariana sono divenuti, per l’ampiezza del loro splendore, santuari conosciuti internazionalmente e frequentati da milioni di pellegrini ogni anno.
Questo è il caso, per esempio, della Madonna di Guadalupe, in America Latina, nel Messico, di Nostra Signora Aparecida in Brasile, o della Madonna di Fatima, in Portogallo, o della Madonna di Czestochowa in Polonia, della Madonna di Loreto, in Italia, quella di Vladimir, a Mosca, di Velankanni, in India, di Lavang, nel Vietnam, d’Akita, in Giappone, della Madonna della Pace a Yamoussoukro, in Costa d’Avorio, della Madonna d’Africa, ad Algeri, o quella di Altötting, in Germania, di Walsingham, in Inghilterra, di Lourdes, in Francia, e di altre ancora dove si incontrano folle di pellegrini per onorare e pregare Maria, la Vergine del Rosario e di tutte le intercessioni...
Tutto questo è iniziato, è chiaro, 2000 anni fa, a Nazaret di Galilea, piccolo villaggio della Terra Santa dove Maria ha ricevuto la visita dell’angelo Gabriele al momento dell’Annunciazione. Oggi, una grande Basilica si eleva a Nazaret sullo stesso luogo dove la Vergine Maria, ha pronunciato il suo “Sì” che le ha permesso di diventare la Madre del Messia annunciato alle nazioni, il Cristo Gesù. Nazaret è il primo santuario mariano, santuario universale.
6)Ed ora, una memoria sulle dee( divinità femminili, specie dell’induismo).
Da epoche antiche in India, le dee sono ben volute e sono venerate. Migliaia di immagini di divinità femminili sono state trovate nel Nord-ovest dell'India nelle rovine della civiltà di Valle di Indus (circa il 2500-1500 a.C.). Queste immagini mostrano che le dee ebbero un importante ruolo nella religione di questa cultura, anche se le divinità maschili dominarono le tradizioni scritte.
L'adorazione di dee è molto sviluppata nell'Induismo, essa è ben visibile ed occupa un ruolo importante. Alcuni teologi indù credono nell'esistenza di una Grande Dea che appare in forme diverse. Dee numerose nella tradizione indù rappresentano un fattore che le unifica, potentemente fecondo, attivo e femmina in genere.
Anche se questo carattere unitario ha molti nomi, generalmente è noto come Devi (la Dea) o Mahdevi (la Grande Dea). Lei viene chiamata “Sakti” che vuole dire spesso “il potere - la potenza”. Questa Grande Dea fondamentalmente è una divinità attiva, attenta alla stabilità del mondo ed alle necessità dei suoi adoratori.
Le sacre scritture dell’induismo sono costituite di una ampia e vasta letteratura di poesie e regole magiche scritte nella formula delle regole sacrificali. Questi scritti sono chiamati: “VEDA” (che significa “i libri di sapienza”. Le veda principali sono quattro:
1. Rig veda (La più antica letteratura dell’induismo) oppure “il più antico documento del popolo indo-europeo”, 2. Yajur Veda. 3. Sama Veda. 4. Atharva Veda.
Gli studiosi affermano che queste 4 veda sono state scritte fra 2400 a.C. e 1000 a.C. Gli induisti credono che tali libri sacri esistano dal tempo eterno, sono stati scritti dai vari saggi religiosi e uomini santi ispirati da Brama. Essi sono chiamati “Letteratura Sruti”. (Sruthi in sanskrito vuol dire ascoltare). Ci sono anche altri libri sacri che appartengano alla “letteratura Smriti” (Smriti in sanskrito vuol dire ricordare, far memoria della tradizione). I libri smirti sono pauruseya sabda, dharma sastras, mahabaratha, Ramayana, Bhagavat Gita, Kandasutra, Jogasutra, etc).
7)Concetti femminili di Dio nell’induismo:
Ci sono tre tradizioni principali dell’induismo: saktismo, saivismo e vaishnavismo. Quindi saktismo è uno dei tre rami dell’induismo. Sakti significa la potenza e la energia e la forza suprema.
Sakti viene adorata prima come Madre (è messa in rilievo la sua maternità, come la sorgente di vita), e poi il secondo aspetto è Sakti come la sposa. E poi il terzo aspetto di Sakti tratta della sua qualità di bontà eterna e la sua qualità di distruggere il male.
-. Sakthi come Madre:
Sakti è una dea suprema. Sakti è la dea che viene concepita come la potenza attiva di Dio eterno. In altre parole, Sakti rappresenta la faccia femminile di Dio. La sua maternità viene venerata dagli induisti. La chiamano la dea Madre.
La maternità di Sakti ha una lunga tradizione nell’induismo. Le iscrizioni di Mohenjo-daro attestano che il popolo della civilizzazione di valle indù adoravano Amman, come la Madre dea. Devi o Mahadevi è un nome comune della madre dea indiana.
Infatti le antiche sculture presentano Sakti come una dea onnipotente con un viso pieno di grazia e splendore e bellezza con la sua fecondità. I grandi teologi indù la descrivono come l’origine di tutto. Infatti Sakti è la madre di Dei: Brama, Vishnu, e Siva. Lei è il grembo di tutto l’universo e di tutta la creazione. Questo concetto di vedere Sakti come la madre feconda è fondamentale nella tradizione induista. Un altro suo elemento , è la sacralità di questo mondo e della nostra terra. L’induismo è convinto che la nostra terra nella sua sacralità si manifesta come Bharat Matha. Cioè la Madre India. Questo significa che l’aspetto femminile della religione indù è ben radicata in tal modo che anche alla terra viene attribuita la femminilità di dea.
-. Sakthi come Sposa:
Oltre ad essere considerata come la fonte e datrice di vita, viene anche guardata come una sposa di Siva. L’unione intima tra Siva e Sakthi può riflettere l’unione tra Brama e il suo popolo. Tre dee il cui ruolo come spose, sono importantissime. Esse sono: Sri Lakshmi, Sita, Parvathi.
Sri Lakshmi è un modello per ogni donna indù sposata. Lei viene anche chiamata con altri nomi: Padma e Kamla. Lakshmi rappresenta un mondo sempre crescente pieno di una potenza enorme della fertilità. Nell’ arte e iconografia indiana Sri Lakshmi è sempre seduta sul fiore di loto.
E poi Sita è un'altra dea che viene considerata come sposa. Sita e una popolare eroina di mitologie indù e nella letteratura di puranas. Sita viene presentata in Ramayana, come una donna fedele al suo marito Rama. La dea Sita rappresenta una donna ideale per le donne indù nella loro vita matrimoniale. La fedeltà, la responsabilità, la sincerità e la purità del cuore, la sua docilità sono le qualità di Sita.
Altra dea importante è Durga. Una figura impressionante nella mythologia indù. Durga combatte contro ogni male. Lei viene dipinta nell’arte antica come una regina vestita con le armi e combatte il demonio: è una dea che protegge i suoi figli con la lotta contro il potere del male. Viene descritta come una donna feroce combattente nella battaglia, distrugge i demoni che disturbano il dharma cosmico e il ritmo pacifico dell’universo.
Tra le varie funzioni delle dee, si riconosce il loro ruolo come il modello per la devozione, portatore della grazia divina e mediatore tra gli uomini e il Dio supremo.
La devozione verso tali dee al Dio supremo è impressionante negli inni scritti da Manickavasagar, un grande poeta dal Tamilnadu del nono secolo. Esse sono anche identificate come la grazia del Dio supremo. Soprattutto nella scuola Tamil saivitica, la grazia di Siva è personificata nella figura di Parvathi. La tradizione Tamil vaishnavitica insistono sulla mediazione di queste dee tra gli uomini e il Dio supremo. Esse fungono da mediatrici di grazia.
Un ruolo particolare spetta a: Sakthi come Vergine.
Il simbolo della vergine rappresenta il rinnovamento e la trasformazione della vita, l’inizio di una nuova creazione. La vergine simbolizza anche la purità del suo corpo. La sua totale dedicazione a Dio. La vergine Sakti causa la trasformazione spirituale. Essa non è solo una datrice di vita ma anche la trasformatrice di vita. Questo immagine di Sakti come una vergine si trova in quasi tutti gli scritti della antica letteratura Tamil..
Si può dire che tali dee rappresentano gli aspetti femminili di Dio? Di certo Sakti nell’induismo è un essere divino, che manifesta la faccia materna di Dio.
Un teologo, Hardhans Hooker Roger, nel suo libro intitolato “Themes in Hinduism and Christianity-a comparative study” (Uno studio comparato di temi Induisti e Cristiani), discute il paradosso di vicinanza e lontananza nella riflessione teologica sull’induismo e sul cristianesmo. Scrive cosi: “Vicinanza – perché Gli indù e i cristiani condividono tante esperienze religiose in comune che ci aiutano ad avvicinarsi e ci mettono insieme. Lontananza – perché noi diamo delle interpretazioni molto differenti a queste esperienze e ci sentiamo lontani nei concetti teologici”. Questo vale anche per nostra riflessione su Maria(Ma ogni giorno che passa è un avvicinamento tra modi e culture diverse, volute dall’unico Dio).
Almeno lo speriamo, sebbene la gerarchia cattolica, con Benedetto XVI in testa, sembri più orientato a chiamare Maria, madre di Gesù e lasciarla lì, come una bella immaginetta che pacifica i cuori tormentati degli uomini e donne del nostro tempo, e non riconoscerle sul serio il suo ruolo nella salvezza. Basta invocarla col Rosario, no? E continuare a dire che la Chiesa( gerarchia) è stata voluta così da Cristo.
Maria de Falco Marotta