DIBATTITO: REGIO e RELIGIO
Il Tar del Lazio ha accolto un ricorso per l'annullamento di un'ordinanza per gli esami di stato 2007/2008 adottata dall'ex ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni sotto il governo Prodi, che prevedeva che a determinare il credito scolastico per gli esami di maturità potesse concorrere anche la valutazione dell'insegnante di religione. Con questa sentenza, la frequenza dell'ora di religione cattolica non concorrerà all'attribuzione del credito e i docenti di religione non potranno partecipare alle deliberazioni del consiglio di classe. Secondo il Tar, infatti, "sul piano giuridico un insegnamento di carattere etico-religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico".
Diego Coletti, vescovo di Como e Presidente della Commissione per l'Educazione Cattolica della C.E.I., al riguardo ha dichiarato alla Radio Vaticana che "…la laicità è danneggiata da questa sentenza perché per laicità si intende la giusta neutralità di una comunità civile che però dovrebbe valorizzare tutte le identità, ciascuna secondo il proprio peso e rilevanza culturale. Così invece si cade nel più bieco e negativo risvolto dell'illuminismo che prevede che la pace sociale sia garantita dalla cancellazione delle diversità e delle identità".
Il Ministro Gelmini, dalla spiaggia di Positano dove si trova in vacanza con il suo compagno Giorgio Patelli, ha annunciato che farà ricorso contro la sentenza del T.A.R. laziale al Consiglio di Stato.
Questi i fatti.
Veniamo ai misfatti (nel senso di mistificazione dei fatti).
L'ora di religione cattolica nelle scuole è un "non senso" che lo stato italiano si porta dietro dal 1929, quando il card.Gasparri, tramite l'avvocato Pacelli, fratello del futuro Pio XII, la pretese quale prova dell'affermazione concordataria della religione cattolica come "…fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica". "Non senso" che il fascista Mussolini accettò (proprio lui che pochi anni prima, in Svizzera, in un comizio estrasse l'orologio dal panciotto e declamò:"Se Dio esiste gli do due minuti per fulminarmi" e si mise lì, istrionico e corrucciato, ad aspettare un evento che molti rimpiangono che non si sia verificato, ben sapendo che Dio non avrebbe mai assecondato tali stupide sfide) e che il socialista Craxi assecondò nel 1984. "Non senso" (per questo "misfatto") perché uno stato laico - e qui rispondo a mons.Coletti - ha rispetto per tutte le religioni e non ne conculca né privilegia alcuna. Secondo il vescovo di Como, invece, uno stato laico deve porsi in una giusta neutralità, ma avere attenzione "al peso ed alla rilevanza culturale": gesuitica affermazione che lascia intendere che, siccome in Italia la stragrande maggioranza della popolazione si riconosce nel cattolicesimo…intelligenti pauca. Coletti rincara la dose affermando che così si cade nel più bieco illuminismo che prevede che la pace sociale sia garantita dalla cancellazione delle diversità e delle identità.
So che Coletti è laureato in filosofia, ma credo che qui spinga un po' troppo sull'acceleratore del Cicero pro domo sua. A me non pare che Diderot e D'Alambert (tanto per citare due illuministi) abbiano affermato quel che sostiene il vescovo di Como, mi pare - piuttosto - che, sostenendo l'illimitato uso della ragione, pensino ad una concezione cosmopolita, che prende in considerazione anche le civiltà extraeuropee, e laica della storia, che ne amplia l'orizzonte rispetto a quella cristianocentrica e di ispirazione teologica. E che c'è di male? Non ci siamo - come seguaci del Cristo - inseriti in un contesto ebraico, greco, romano dove altre erano le spiritualità ed altre le etiche e non siamo stati, secondo l'esortazione del Maestro, "…lievito che fermenta la pasta"? Solo dopo (313 d.C.) abbiamo cominciato a cercare alleanze fra trono ed altare, appoggi al braccio secolare, terreni, prebende e via elencando, dimenticando l'esortazione:"…non prendete né bastone, né bisaccia, né sandali…mangiate quel che vi vien posto dinanzi…".
Tornando all'ora di religione: il vero misfatto è che gli insegnanti di religione, designati dalla curia, siano diventati di ruolo scavalcando graduatorie, precariati e sofferenze dei loro colleghi (regalo del centrodestra al card.Ruini); il vero misfatto è che può succedere che a tale insegnamento siano deputate persone che non hanno una preparazione pedagogica o che si freghino dietro al Direttore dell'Ufficio catechistico diocesano per avere qualche ora in modo da guadagnare qualcosa (si veda la dichiarazione dell'on. Lupi su "Il Corriere" del 14 agosto); il vero misfatto è che nessuno ha il coraggio di rivedere il Concordato e di dichiarare che tale ora debba essere obbligatoria, ma in questa si deve insegnare storia delle religioni e l'insegnante deve superare un esame di stato esibendo titoli adeguati e non essere designato dalla Curia locale.
Il mio parere sulla sentenza del T.A.R. laziale? Assolutamente favorevole. Gli alunni i crediti debbono guadagnarseli sul campo.
Un consiglio a chi si straccia le vesti per questa sentenza: si faccia una verifica su come viene condotta l'ora di religione nelle scuole di ogni ordine e grado, sul gradimento degli insegnanti, sulla loro preparazione ad affrontare temi importanti, sull'uso che si fa del testo di religione che si deve obbligatoriamente acquistare nel caso in cui ci si avvalga dell'insegnamento, poi ci si stracceranno le vesti, ma non certo per la sentenza del T.A.R. del Lazio! Anche qui: intelligenti pauca.
Ernesto Mitagoli