La Cina e gli occidentali

In poco tempo il confucianesimo è diventato l’insegnamento morale alla base della società cinese, ed è tornato in voga anche nell'epoca attuale

(Maria de falco Marotta)  Si è visto per la TV e tutti gli altri media, gli onori dati dall’Italia al Presidente della Cina, negli ultimi giorni. Molti hanno criticato per paura che la Cina, in cui mancano ancora tanti diritti umani, divenga l’impositrice della sua economia che si sta sviluppando a vista d’occhio. Potrebbe essere, per le nostre confuse democrazie. Infatti gli occidentali hanno sempre ritenuto che un nucleo di valori e credenze – le proprie – dovessero essere abbracciate dall’intera umanità. Solo per citare i concetti principali, troviamo l’individualismo, il liberalismo, l’uguaglianza, la libertà, lo Stato di diritto, la democrazia, il libero mercato. È su questi concetti che si è basato il predomino occidentale sulle altre civiltà, ma oggi l’Occidente è in crisi e l’Oriente è pronto a prendere il suo posto nel nuovo ordine mondiale.
La Cina, poi, di provenienza confuciana ha infatti percorso una via esattamente inversa a quella occidentale. Il confucianesimo imprigiona l’azione dell’uomo all’interno della società con riti e regole ferree, che risalgono addirittura a Confucio. L’assunto base, il Tao – può essere tradotto come Via o Sentiero da seguire, un principio etico utile per ciascun uomo. Ogni persona deve addomesticare le proprie passioni e inserirle nella Via. D’altronde i sentimenti sono considerati “buoni” se in sintonia con il sentire sociale, così come i desideri vengono ammessi a patto che affrontino i bisogni essenziali. Confucio ha di fatto innovato il panorama culturale cinese utilizzando le parole dei saggi. Utilizzare il passato per migliorare il presente. Da un punto di vista politico, lo Stato ha la supremazia sulla società, e questa sull’individuo. Come predicava Confucio, c’è un ordine gerarchico riassumibile in cinque tipi di rapporti umani: re-ministro, padre-figlio, marito-moglie, fratello-fratello, amico-amico. Da qui scaturisce la pietà filiale da attuare in ambito familiare, la fedeltà nei confronti dell’autorità e rettitudine, benevolenza e altruismo negli altri rapporti generali. L’etica confuciana, inoltre, si basa sul lavoro per il bene della società, il rispetto per chi sta sopra e la solidarietà verso le persone. Possiamo dire che se gli occidentali pongono l’accento sui diritti personali, gli orientali lo mettono sugli obblighi del singolo verso la società. Se per i primi al centro di tutto sta la persona, per i secondi la comunità. Un esempio visibile ancora oggi in Cina, è una curiosità relativa all’architettura delle abitazioni. Non tutti i cinesi hanno a disposizione un bagno privato, una cucina o una sala in cui rilassarsi. La parte abitativa è di poche decine di metri quadrati proprio perché tutte le altre stanze esistono a livello di comunità. Vengono cioè condivise tra gli abitanti dello stesso condominio in perfetta armonia. La stessa predicata da Confucio.
Ma che cos’è il confucianesimo?
C’è chi lo definisce una religione, chi una filosofia. In generale, con questo termine, ci si riferisce all’insieme di idee etico-religiose sviluppate da Confucio intorno a circa  500 a.C. e tramandate dai suoi discepoli nel corso dei secoli successivi. Il filosofo Kong Fuzi, poi latinizzato in Confucio, elaborò una dottrina morale e sociale per porre fine alla decadenza spirituale della Cina, all’epoca travolta da corruzione e gravi sconvolgimenti politici. Il fulcro del confucianesimo è il concetto di virtù, che deve essere sia la base della famiglia che dello Stato. Non solo: è la presenza stessa della virtù che può rendere chiunque un uomo superiore. Ma è proprio il concetto di comunità idealizzato da Confucio che in un successivo periodo storico è stato d’aiuto al Partito Comunista, alla sua idea di collettivizzazione e legittimità politica.
L’unica differenza tra le persone è data dal differente grado di virtù posseduta dai singoli individui. A poco serve appartenere a una classe sociale piuttosto che un’altra: il ricco non è necessariamente virtuoso, così come il povero non è per forza uno stolto. Confucio chiama la virtù ren, una parola cinese che può essere tradotta come “umanità, benevolenza”. Con il ren si intende dunque la disponibilità verso gli altri, la stessa che genera armonia e ordine in una comunità. Se c’è armonia interiore, allora c’è anche armonia sociale. La gerarchia è dunque fondamentale, perché in ogni società ci deve essere chi comanda e chi ubbidisce. Il sovrano, in ogni caso, si deve trovare in questa condizione non per nascita ma perché più virtuoso di altri. Così è solo attraverso il principio della virtù che una famiglia può essere felice e uno Stato giusto. Per far sì che famiglia e Stato siano tali sono necessari alcuni elementi essenziali: la carità, la giustizia, lo studio, la sincerità e i riti. I primi due fanno parte del rapporto che deve instaurarsi tra i cittadini; lo studio è l’attività grazie alla quale ognuno può trovare la virtù nel proprio cuore; la sincerità deriva dallo studio. I riti servono invece da norme per regolare idealmente una società.
Confucio intendeva riproporre gli ideali del passato per curare i mali del presente; rifarsi ai valori di ieri per guidare la società di oggi e domani. In poco tempo il confucianesimo è diventato l’insegnamento morale alla base della società cinese, ed è tornato in voga anche nell’epoca attuale. In ogni periodo storico serve sempre qualcosa in cui il popolo possa credere, ed ecco che la morale confuciana, rimasta ad ardere sotto la cenere, torna protagonista e diventa l’ingranaggio fondamentale nella corsa del Dragone alla conquista del mondo. Ecco perché riscoprire Confucio è fondamentale per capire la logica seguita in politica estera dalla Cina, ovvero quella Cina con la quale abbiamo maggiori probabilità di scambiarsi idee e prodotti. Tra l’altro, non dimentichiamo che la Cina l’abbiamo conosciuta ed amata anche con i film di Zhang Yimou, regista, sceneggiatore, attore, direttore della fotografia e produttore cinematografico cinese considerato uno dei cineasti più importanti di quella che viene comunemente chiamata 'quinta generazione' e ha ricevuto tre nomination agli Oscar nella categoria miglior film straniero per Hero, per Ju Dou e per Lanterne Rosse, che noi abbiamo visto per primi al Festival del cinema di Venezia.

 Cfr: dai quotidiani italiani dal 20-23 marzo 2019 e dal testo di Maria de falco Marotta Religioni Culture Dialogo.

 

Maria de falco Marotta
Fatti dello Spirito