Consegnate le Stelle al Merito del Lavoro alla memoria dei lavoratori morti sotto la frana del monte Redasco
 La Sala 
 Consiliare di Palazzo Muzio ha ospitato la cerimonia di 
 consegna delle Stelle al Merito del Lavoro alla memoria dei 
 sette lavoratori morti tragicamente sotto la frana del monte 
 Redasco, nel comune di Valdisotto, il 28 luglio 1987. La 
 cerimonia è stata organizzata dall’Amministrazione 
 Provinciale e dal Consolato Provinciale di Sondrio dei 
 Maestri del Lavoro che, nel 2003, avevano assunto 
 congiuntamente l’iniziativa di richiedere il prestigioso 
 riconoscimento che viene concesso dal Presidente della 
 Repubblica. Alla presenza delle massime Autorità civili e 
 militari e dei parenti delle vittime, la cerimonia è stata 
 aperta dal Presidente della Provincia Fiorello Provera che 
 ha esaltato i valori del lavoro e dell’impegno. Quindi è 
 stata la volta del Console provinciale dei Maestri del 
 Lavoro Carlo Grassi che ha illustrato l’iter che ha 
 consentito di ottenere le prestigiose Stelle al Merito. Il 
 Prefetto Sante Frantellizzi ha ricordato il sacrificio dei 
 sette lavoratori, auspicando che, sempre e comunque, vi 
 siano le ottimali condizioni di sicurezza per tutti.
 Con la lettura della preghiera dei Maestri del Lavoro da 
 parte di monsignor Valerio Modenese, arciprete di Sondrio, e 
 di due poesie di don Remo Bracchi tratte dal libro “La tèra 
 perdùda” da parte della professoressa Albina Andreola si è 
 entrati nel vivo della cerimonia che ha vissuto un momento 
 particolarmente toccante con l’intervento del vicesindaco di 
 Valdisotto Stefano Confortola. Non è stato un discorso 
 istituzionale il suo, bensì il commovente ricordo di un 
 dolore che si rinnova ogni giorno per i parenti dei sette 
 lavoratori e per lui stesso che sotto la frana ha perso i 
 suoi cari. Quella mattina del 28 luglio 1987 la Valtellina 
 aveva già pagato il suo triste tributo alla furia delle 
 acque e alla ribellione della montagna, la minaccia era 
 ancora incombente ma tutti erano al lavoro perché la 
 ricostruzione doveva cominciare al più presto. Poi, alle 
 7.30, all’improvviso, 40 milioni di metri cubi di materiale 
 si erano staccati dal monte Redasco ed erano precipitati al 
 suolo ricoprendo le case, i cantieri, gli uomini e le donne. 
 Il bilancio è di 28 morti: 21 sono gli abitanti di S. 
 Antonio Morignone e 7 i lavoratori impegnati nello sgombero.
 Ai parenti il Presidente Provera e il Prefetto Frantellizzi 
 hanno consegnato il decreto del Presidente della Repubblica, 
 il Brevetto della Stella al Merito, la targa personalizzata 
 e una copia del libro di poesie di don Remo Bracchi. Intense 
 emozioni hanno accompagnato il ricordo dei lavoratori morti 
 con i parenti commossi fino alle lacrime che hanno coinvolto 
 tutti i presenti.
 E come rimanere indifferenti davanti alle mogli, ai figli, 
 alle mamme e ai fratelli che hanno stretto mani e profuso 
 ringraziamenti mentre venivano mostrate le foto dei loro 
 cari. Per Umberto Compagnoni, un furvese morto a soli 26 
 anni, di cui si ricordano l’impegno sul lavoro e il forte 
 attaccamento alla famiglia, erano presenti la moglie 
 Patrizia Zen e il figlio Candido, oggi 23enne, che all’epoca 
 aveva soltanto cinque anni. Norberto Daniele De Monti, di 
 Valdisotto, è morto a 31 anni quando non ne erano trascorsi 
 ancora due dal suo matrimonio con Donatella Maria Canclini. 
 È stata proprio la moglie a ritirare i riconoscimenti. Guido 
 Facen nel 1987 aveva 47 anni, era sposato e padre di due 
 figli con i quali viveva a Tovo S. Agata. Sono stati la 
 moglie Dorina Giffalini e il figlio Denis a ritirare 
 commossi la Stella al Merito del Lavoro. Di Lorenzino 
 Giacomelli, di Bormio, morto a 29 anni, è stato ricordato 
 l’impegno come volontario del Soccorso Alpino: era sposato 
 con Daniela con la quale sognava di avere dei figli, ma il 
 destino ha deciso diversamente. La moglie Daniela Maria De 
 Donà era presente alla cerimonia per ritirare i 
 riconoscimenti. Giuseppe Lumina, originario di Valdisotto, è 
 morto sotto la frana a 38 anni, lavorava come autista di 
 ruspe ed escavatori. Hanno ritirato i riconoscimenti la 
 mamma Rita Santelli e il fratello Bruno. Rino Merazzi, di 
 Bormio, aveva 51 anni al momento della tragedia: era 
 impegnato nel suo lavoro ma coltivava anche molte passioni, 
 in particolare i motori e le bocce. Il figlio Emanuele, 
 accompagnato dalla moglie, ha ricevuto dalle mani del 
 Presidente Provera e del Prefetto Frantellizzi i 
 riconoscimenti alla memoria del padre. Il più giovane dei 
 sette lavoratori morti era Lorenzo Parravicini, aveva 
 soltanto 23 anni e viveva con la famiglia a Lovero. Oltre al 
 lavoro, nel tempo libero aiutava i genitori in campagna e si 
 divertiva nelle uscite con gli amici o con la fidanzata. 
 Hanno ritirato i riconoscimenti la mamma Maria Noli e la 
 sorella Giovanna.
 Ancora commosso per l’intensità della celebrazione, è 
 toccato al Console provinciale dei Maestri del Lavoro 
 Grassi, che aveva appena ricevuto i riconoscimenti dalle 
 mani del Prefetto, chiudere la giornata con poche parole e 
 tanti ringraziamenti. 
 Red
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