i Magistrati VANNO RISPETTATI, MA...
 
 MaGISTRATI DA RISPETTARE
E'
 indubbio, é democraticamente indubbio, é moralmente indubbio 
 che i Magistrati vadano rispettati, anche pi§ di altri 
 servitori dello Stato per via e del delicato ruolo e per il 
 particolare status che la Costituzione loro garantisce.
 Detto questo si impone un "ma...".
 E' invalso una specie di rituale fra i politici "le sentenze 
 non si discutono". Non sappiamo se si tratta di sottile 
 ipocrisia o di di una - errata - convinzione o ancora di una 
 formula utile per sottrarsi al giudizio se richiesti in 
 particolari difficili situazioni.
Primo: 
 anche le sentenze si possono discutere
 Primo: anche le sentenze si possono discutere. Se diciamo 
 che non bisogna farlo "alla carlona" é un conto, ma se il 
 fondamento della critica é serio é giusto che ciascuno possa 
 dire la sua. In fin dei conti solo parlandone si possono 
 eliminare, ove vi siano, le storture. E solo parlandone si 
 può annullare una critica, o magari anche una fonte di 
 critica, nei confronti del/dei Magistrato/i, se in partenza 
 la critica venissea una sorte di leggenda metropolitana o da 
 poco edificante discussioni da bar o da piazza.
 Primo punto dunque la 
 possibilità di discutere le sentenze.
Secondo: "é 
 la legge".
 No. "E' l'interpretazione della legge"
 Secondo punto, sempre sullo stesso leit-motiv. Abbiamo molte 
 volte sentito nel caso di provvedimenti monocratici presi da 
 Magistrati, "ho dovuto far così - é la legge". Fosse 
 realmente così ci sarebbe stata e ci sarebbe una sola cosa 
 da fare: cambiare la legge. Il fatto é invece che spesso e 
 volentieri non é affatto la legge ma l'interpretazione della 
 legge.
 Se si tratta di interpretazione ci possono essere diverse 
 strade, talora addirittura fra loro equivalenti. In tal caso 
 non é il singolo Magistrato, o il singolo Collegio a 
 "pontificare". Ci sono le istanze superiori, ultima delle 
 quali, ma prima per fondamento, valore, autorevolezza, la 
 Corte Costituzionale.
Il 
 cittadino va al sodo e guarda i risultati
 NE SUCCEDONO DI TUTTI I COLORI
 Il cittadino va al sodo. Non gli interessano le dotte 
 dispute e quant'altro. Gli interessa vedere che il colpevole 
 di un reato finisca in galera e ci resti.
 Troppi i casi che vanno in senso contrario.
 Non solo la gente di Valchiavenna e Valtellina si era 
 ribellata. La stessa loro e nostra coscienza aveva fatto un 
 botto, quando si era sentito quello che si era sentito sulle 
 assassine efferate della suora di Chiavenna che dopo aver 
 tutti visto di quale preparazione, di quale esecuzione, di 
 quale gestione del post-omicidio si erano dimostrate capaci, 
 e pienamente consapevoli, venivano considerate da addetti ai 
 lavori "incapaci di intendere e volere!
 Per fortuna la seconda sentenza, pur ugualmente troppo mite secondo la pubblica 
 opinione, aveva in parte rimesso a posto le cose. Sapere 
 però poche settimane fa che 
 una delle tre stava per uscire di galera per via del 
 recupero in corso (pensate: si occupava di ceramica!) ha 
 fatto imbestialire.
 D'altronde di questi casi ce n'é una sequenza con l'unico 
 segno opposto, per fortuna, della Cassazione che ha sancito 
 come errore l'avere ridotto la pena, dall'ergastolo a 20 
 anni, per l'adulto implicato nell'omicidio della 
 giovanissima Desirée.
 Una delle tre efferate assassine della suora di Chiavenna é 
 uscita di galera, e si parla di uscita anche per altri bei 
 tomi. E poi gli islamici che il magistrato-donna di Milano - 
 il GUP Clementina Forleo - non riconosce come terroristi 
 perché guerriglieri e lo fa, sua dichiarazione alla stampa, 
 in applicazione della convenzione dell'ONU. Guarda caso il 
 magistrato italiano addetto al terrorismo internazionale va 
 in TV e dichiara che quella convenzione non esiste in quanto 
 mai approvata proprio per le divergenze che ci sono in fatto 
 di terrorismo e simili. E ricorre il PM Spataro, persona "al 
 di sopra di ogni sospetto...", denunciando erronee 
 interpretazioni, formula diplomatica che sta a significare 
 "cantonate".
 Giusto che la pena sia non solo espiazione ma anche 
 redenzione, ma non deve succedere che la redenzione, vera o 
 pretesa, surclassi alla lunga l'espiazione. C'é troppa gente 
 "che pensa alle famiglie dei detenuti", dimenticandosi 
 "delle famiglie delle vittime". Le prime, sia pure con le 
 limitazioni del caso, i loro congiunti li possono vedere. Le 
 altre li vedono sono nella fotografia che campeggia sulla 
 lapide al cimitero...
 L'ultima perla é di questi giorni. Gli assassini dei due 
 fratelli neofascisti di Primavalle potranno tornare, 
 liberissimi, in Italia perché l'esecuzione della èpena per i loro reati 
 é andata in 
 prescrizione.
 Incredibile e censurabile, a giudizio di tutti 
 (basta sentire cosa ha dichiarato il Sindaco di Roma Veltroni).
 Non deve finire qui. Che sia il - poco credibile dal punto 
 di vista disciplinare - Consiglio Superiore della 
 Magistratura o che sia il Ministro di Grazia e Giustizia, 
 qualcuno che vada a vedere cosa é successo ci vuole.
 Se tutto é stato regolare, bene, lo si dica.
 Se invece il problema é rimasto in qualche cassetto perché qualcuno ha 
 dormito si veda se ha dormito colposamente o peggio.
 In ogni caso se ci sono responsabilità sono di qualcuno che 
 si é dimostrato incapace di fare il suo mestiere come si 
 deve, per cui é bene che lo si mandi a fare altro. Sarebbe 
 anche giusto licenziarlo, ma é più facile che un cammello 
 passi nella cruna di un ago che succeda una cosa del genere. 
 E poi magari il/la responsabile "tiene famiglia", oppure é 
 saldamente aggrovigliato/a con una delle correnti della 
 Magistratura... Allora niente licenziamento ma trasferimento 
 ad altre funzioni, magari amministrative, magari al 
 Ministero, magari nel Gabinetto del Ministro, magari, - 
 meglio! -, in qualche ippodromo a controllare la regolarità 
 delle corse.
GdS
 GdS 30 I 05  www.gazzettadisondrio.it
