Operazione SHIVA della Finanza a segno: 29 denunciati, 37 società coinvolte, frodi ipermilionarie, ambito internazionale
Un eloquente comunicato a firma del Colonnello Salvatore Paladini, Comandante provinciale della Guardia di Finanza a Sondrio: “Disarticolata organizzazione transnazionale dedita alla frode fiscale, al riciclaggio e all’usura“. Il testo: “Nell’ambito della recente operazione di polizia condotta nello scorso fine settimana dalla Guardia di Finanza di Sondrio, su delega della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un'associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale ed al riciclaggio, sono stati denunciati 29 soggetti (dei quali 4 sono stati arrestati nella notte tra venerdì e sabato, mentre per altri 2 soggetti rientranti nel novero dei promotori dell’organizzazione criminale sono state eseguite le misure degli arresti domiciliari).
Oltre 37 le società coinvolte operanti nel settore del commercio di materiale ferroso e immobiliare/edile, aventi sede nelle province di Sondrio, Brescia, Pavia. l risultati conseguiti nel corso dell’indagine, denominata “ShlVA” (curiosa la scelta del nome, quello di una importante divinità indiana - ndr -), sono i seguenti:
emissione di fatture false per€ 47.000.000;
individuazione di proventi frutto di evasione fiscale per € 127.000.000;
individuazione di somme riciclate per oltre € 77.000.000;
L'attività di polizia giudiziaria ha consentito di far emergere le attività criminali di una associazione per delinquere con base in Valtellina, che operava tra Italia, Francia, Austria, San Marino e Slovenia, manifestando importanti capacità propulsive ed operative di spessore internazionale, e spaziava dalla frode/evasione fiscale, all’usura e al riciclaggio di proventi conseguiti illecitamente.
L’attività di servizio ha avuto origine dall’esecuzione di una verifica fiscale nei confronti di un soggetto economico cointeressato in molteplici società operanti nel settore edile e immobiliare, localizzate nelle provincie di Sondrio, Milano e Brescia. Grazie a tale attività si veniva a scoprire come in realtà l'uomo fungesse soltanto da prestanome, e come gestisse la società di cui era legale rappresentante obbedendo alle direttive e agli ordini del soggetto criminale posto al vertice dell'organizzazione.
Al promotore del gruppo criminale faceva capo un reticolo di soggetti e numerose società operanti prevalentemente nel settore edile e in quello della commercializzazione dei "metalli ferrosi", gestite per il tramite di numerosi prestanome, italiani e stranieri, che a loro volta facevano riferimento ai vertici dell'organizzazione, in una struttura perfettamente organizzata nella gestione del meccanismo di frode fiscale.
Tali società, operando essenzialmente come “cartiere”, consentivano al sodalizio di piazzare sul mercato “metalli” di ogni genere a prezzi concorrenziali producendo fatture false ed operando, quindi, in completa evasione d'imposta secondo il meccanismo più tipico delle frodi “carosello IVA”. Il giro d'affari delle attività criminose del gruppo sviluppava decine di milioni di euro.
I proventi illeciti di tali condotte, riciclati attraverso canali nazionali ed internazionali, venivano reimpiegati dallo stesso gruppo criminale per le più disparate attività.
Tra le società appartenenti allo stesso gruppo criminale, infatti, molte si sono rivelate essere delle “cartiere”, ossia società fittizie costituite esclusivamente allo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti; altre invece venivano costituite per trasferire il denaro verso conti correnti ubicati in Paesi esteri, dai quali poi venivano nuovamente
reintrodotti in Italia “ripuliti”.
Le società cartiere, amministrate da prestanome, erano caratterizzate da una "vita operativa” molto breve: in questo modo gli indagati cercavano di ridurre al minimo il rischio di subire eventuali controlli da parte delle Forze dell’Ordine e dagli Uffici Tributari.
I proventi illeciti venivano impiegati anche per l’acquisizione di aziende in evidente stato di difficoltà economica che sono risultate, secondo quanto appurato, particolarmente appetibili all’organizzazione, che le acquisiva per finire di “svuotarle” del loro patrimonio, tramutando poi, nell'ultimo loro periodo di vita, anch’esse in cartiere.
L’operazione di servizio ha visto impegnati circa 50 uomini della Guardia di Finanza per l'esecuzione delle misure di custodia cautelare in carcere e numerose perquisizioni locali svolte nelle province di Sondrio, Pavia e Brescia.