La crisi della Giustizia parte da lontano

L’amaro in bocca - Ad alcuni settori della Magistratura andrebbe ricordato…. Alla classe politica andrebbero ricordate…. - La ricetta ci sarebbe

L’AMARO IN BOCCA
Lo sciopero dei magistrati lascia l'amaro in bocca a chiunque avverta il senso dello Stato Non si discute delle ragioni, né del fatto che in fin dei conti lo sciopero é un diritto costituzionale (anche se la Carta fondamentale dello Stato prevede, appunto, il diritto di sciopero ma, frase oggetto di strane generali dimenticanze, "nell'ambito delle leggi che lo regolano". Questo sciopero, appena fatto, avviene in un contento alla braccio di ferro fra potere giudiziario e potere politico con ragioni, e torti, che non mancano in entrambi i settori in lizza. Che sia tutto oro quel che luccica non é affatto da credersi. Che si tratti al contrario di uno sciopero solo corporativo, o addirittura "politico" non é neppur questo da credersi. Ci sono cose che non vanno che dipendono dai magistrati e cose che non vanno che dipendono dagli altri, Governo in primis.

AD ALCUNI SETTORI DELLA MAGISTRATURA
ANDREBBE RICORDATO….
Ad alcuni settori della Magistratura andrebbe ricordato che la separazione dei poteri, secondo Montesquieu ed oggi secondo una interpretazione rigorosamente democratico-costituzionale, deve avvenire su un piano di parità, tenendo poi conto che la Magistratura non si può lamentare di come é trattata e considerata. Ci riferiamo agli aspetti normativi, a quelli di garanzia, a quelli economici. Persino a quelli politici visto e considerato che un referendum aveva plebiscitariamente sancito la volontà di una responsabilità civile dei giudici che poi il potere politico, disattendendo il pronunciamento del popolo italiano, si era ben guardato dal sancire legislativamente. Va anche loro ricordato che se giusto é l'esercizio autonomo dei controlli, e di eventuali sanzioni, attraverso il Consiglio Superiore, un po' meno giusto é vedere, diciamo, un comportamento molto blando di tale organo. Così come abbiamo visto, tutti con grande fastidio, la carriera fatta dai giudici che condannarono ingiustamente Tortora.

ALLA CLASSE POLITICA
ANDREBBERO RICORDATE….
Alla classe politica, o quantomeno a suoi settori, andrebbero ricordate due cose. A chi é abituato a scagliarsi contro la Magistratura, neanche ai singoli magistrati, nel caso di sentenze sfavorevoli, va ricordato l'atteggiamento del sen. Andreotti che non ha smesso per un momento il suo rispetto per la Magistratura anche quando c'erano cose da fantasmagorie infernali, come quella pescata del bacio al mafioso cui ha creduto solo qualche bel tomo nei panni dell'eccezione che conferma la regola. Rovesciamo il detto antico "Senatores probi viri, Senatus mala bestia". Nel caso nostro ci possono essere, come ci sono stati ai tempi di tangentopoli ma non solo, giudici e giudizi censurabili. Il diritto di critica va difeso, senza che chi critichi venga accusato di lesa maestà. Un conto é però censurare casi specifici, o persone specifiche, un altro é, come é spesso successo, prendersela collegialmente con tutta la Magistratura. In secondo luogo all'uomo della strada non può non dare fastidio questa specie di rappresentazione teatrale per cui quando c'é qualcosa che riguarda magistrati dal centro-destra partono le bordate, talora fuori posto per toni e intensità anche in presenza magari di ragioni iniziali non proprio infondate. Agli squilli di tromba rispondono altri squilli, per dirla con il Manzoni. Ecco che allora scende in campo il centro-sinistra che difende per definizione magari anche in situazioni obiettivamente indifendibili. Si predica contro la politicizzazione della Magistratura, cosa giusta, ma poi si fabbrica un contesto nel quale essa deve operare che é saturo di politica, o meglio, di posizioni partitiche.

LA RICETTA CI SAREBBE
La ricetta ci sarebbe. Basterebbe che tutti, del Legislativo, dell’Esecutivo, del Giudiziario si mettessero a tavolino e studiassero come funzionava la Giustizia nella Serenissima Repubblica di San Marco. Studiando cose di secoli fa si scoprirebbe la via migliore per il nostro futuro. Frial
 

GdS 30 V 04  www.gazzettadisondrio.it

--------------------------------

Questo articolo lo abbiamo pubblicato 15 anni fa
A capito il lettore?  15 anni fa...
Urge un connubio fra 
Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e de Montesquieu e la Giustizia della Serenissima Repubblica di San Marco . . .

E vale la pena, al riguardo,  di riportare quel che scriveva nel 1321 Francesco Petrarca[…] quale Città unico albergo ai giorni nostri di libertà, di giustizia, di pace, unico rifugio dei buoni e solo porto a cui, sbattute per ogni dove dalla tirannia e dalla guerra, possono riparare a salvezza le navi degli uomini che cercano di condurre tranquilla la vita: Città ricca d'oro ma più di nominanza, potente di forze ma più di virtù, sopra saldi marmi fondata ma sopra più solide basi di civile concordia ferma ed immobile e, meglio che dal mare ond'è cinta, dalla prudente sapienza de' figli suoi munita e fatta sicura.»

(Francesco Petrarca[6][7])

 

Giustizia