UNA STELLA SU: "FOOD AND WATER FOR LIFE"
L'avvocato iraniano Shirin Ebadi, 61 anni, premio Nobel per la Pace 2003, ha tenuto una delle ultime relazioni del grande e silenzioso convegno internazionale su :"Food and Water for Life", organizzato dalla Fondazione Veronesi, Tronchetti Provera e Giorgio Cini.
Questa piccola donna che somiglia tanto alla mamma della mia amica Paoletta, ha un cervello di gran lunga maggiore di tanti dei relatori che per tre giorni ci hanno " afflitto" su come bisogna razionare il cibo e l'acqua sulla terra perché l'umanità non sparisca. Perfino il ministro Tremonti si è fatto cercare da qualche esperto della Bibbia, quante volte viene nominata l'acqua in quel tomo caro e sacro( ha detto che l'acqua viene nominata 1500 volte, sia quando è benevola, che malevola), per ben figurare tra i tanti e troppi scienziati che qui a Venezia se la sono spassata proprio al meglio nella tanta acqua che li circondava( con il caldo che faceva, un tuffo ogni tanto ricreava il corpo e lo spirito…o no?).
Il mondo, nel futuro, sarà a poca acqua e tanta fame(ipse dixit:: studiosi , politici )
In poche parole, il riscaldamento globale e le scelte energetiche, stanno costringendo alla fame masse sempre più ingenti di persone, dati emersi sia dal vertice della Fao che dal recente G8 in Giappone. Oggi sono 40 i milioni di persone che muoiono di fame ogni anno nel mondo, fra cui 15 milioni di bambini. Occorrono scelte drastiche, che non potranno non investire il nostro stile di vita, in particolare il nostro modo di mangiare.
Di tutto questo si è parlato, anche con tanto dolore, dal 24 al 27 settembre 2008 all'Isola di San Giorgio, a Venezia, alla Fondazione Giorgio Cini, nel corso della Quarta Conferenza Internazionale sul Futuro della Scienza, Food and Water for Life.
Ma Shirin Ebadi, piccola donna dal grande cervello, ha scioccato l'assemblea dei cervelloni dicendo pochissime cose, molto sensate e assolutamente praticabili.
Eccole: "So che le mie parole di oggi sembrano un sogno, però la nostra sfida è pensare sognando, ma agire in modo realistico, sperando di consegnare alle generazioni future un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto dai nostri genitori.
La mia precisa proposta per la riduzione della povertà e la fame nel mondo, alla Conferenza "Food and Water for Life", è che la concessione dei prestiti e crediti ai Paesi venga vincolata dalla riduzione del loro budget militare. In un Paese che chiede prestiti o aiuti internazionali, il budget militare non deve superare il totale del budget per l'istruzione e per la sanità.
La mia seconda proposta è che, se un Paese povero non è in grado di ripagare il proprio debito estero, avrà il debito annullato se scioglie il proprio esercito. Eliminare la fame e la povertà nel mondo, non è realizzabile senza la diminuzione delle spese militari e, se è necessario, lo scioglimento delle forze armate, nel rispetto per i diritti umani e la democrazia."( tutti "basiti", figuriamoci se i comandoni vogliono eliminare gli eserciti per dare pane e acqua ai loro poveracci).
La Conferenza di Venezia ha trattato, infatti l'argomento più importante e più complesso che il mondo moderno si trova ad affrontare: i diritti dell'uomo, e in particolare quello più attuale, "il diritto allo sviluppo". Oggi non può esistere il progresso economico di un popolo fra popoli che vivono in povertà e in condizioni difficili. Non si può godere della tranquillità e del benessere economico, mentre nei Paesi vicini i bambini non hanno neppure la possibilità di andare a scuola. Non possiamo essere fieri dello sviluppo economico del nostro Paese, mentre milioni di persone nel mondo soffrono la fame e non hanno nemmeno accesso all'acqua potabile.
Purtroppo ogni giorno cresce la distanza tra i poveri e i ricchi nel mondo e le misure adottate dall'Onu e dalle altre organizzazioni internazionali finora non sono riuscite a ridurla.
Il divario tra i paesi progrediti e paesi in via di sviluppo è enorme. Secondo un rapporto pubblicato da Undp, l'aspettativa di vita in Giappone è di 82 anni, mentre in Sierra Leone è solo di 34 anni.
Il guadagno giornaliero dell'83 per cento della popolazione dell'Uganda è meno di un dollaro, mentre nei paesi europei e negli Stati Uniti annualmente vengono spesi 17 miliardi di dollari per il cibo degli animali domestici. In Angola 156 bambini su mille muoiono prima di raggiungere i due anni per mancanza di igiene e povertà, mentre negli Stati Uniti sono meno di otto su mille.
Come si può colmare questo divario senza una cooperazione mondiale.? La concessione dei prestiti e crediti per la realizzazione dei progetti che aiutano lo sviluppo di un Paese è una strada più facile da percorrere. Ma, facendo così, ci imbattiamo in un grande pericolo. Nei Paesi dove i governi non sono democratici e quindi tutto il potere politico, amministrativo ed economico è nelle mani di una persona o di un ristretto gruppo di persone, la concessione di crediti significherebbe aiutare i dittatori e andare contro gli interessi del popolo oppresso.
Servirebbe a rafforzare i dittatori nel calpestare ancora di più i diritti del popolo, nel violare i diritti umani e nell'ignorare la democrazia.
Per evitare questo circolo vizioso, bisogna porre una precondizione, prima di concedere prestiti e crediti, cioè il rispetto dei diritti umani. In mancanza del rispetto dei diritti umani, come si può raggiungere uno sviluppo economico? Per tale motivo , gli esperti delle Nazioni Unite devono porre lo sviluppo dei diritti umani nel mondo in cima ai propri obiettivi di sviluppo, perché, se un Paese non democratico riesce a raggiungere lo sviluppo per un certo periodo di tempo, siate certi che questo sviluppo non sarà sostenibile e duraturo.
Un altro punto da notare è l'enorme costo degli armamenti nazionali che causa l'aumento della povertà. Secondo i rapporti internazionali, nella maggior parte dei Paesi del mondo il costo degli armamenti supera il budget stanziato per l'istruzione e per la sanità messi insieme. Questo vuol dire che le ricchezze nazionali, che devono essere spese per migliorare la vita della popolazione del Paese, vengono spese per l'acquisto delle armi e per uccidere la gente. Ci sono dei Paesi dove il numero dei soldati supera il numero degli insegnanti.
Quindi, la diminuzione del budget militare è una delle misure più importanti da prendere a livello mondiale. Non dimentichiamo che paesi come il Giappone o il Costarica non hanno eserciti; e non soltanto non hanno alcun problema sotto questo aspetto, ma hanno raggiunto uno sviluppo sostenibile.
Allora, evviva, Shirin Ebadi che ha avuto il coraggio di sfidare i grandi cervelloni alla Giorgio Cini, dicendo quello che si dovrà veramente intraprendere a livello mondiale per eliminare la miseria e la fame dei nostri simili.
Chi è Shirin Obadi
Shirin Ebadi (in persiano: شیرین عبادی) (Hamedan, 1947) è un avvocato e pacifista iraniana.
Il 10 dicembre 2003 le fu conferito il Premio Nobel per la pace, fu la prima iraniana e la prima donna musulmana a ottenere questo riconoscimento.
Nata ad Hamadan nella parte nord-occidentale del paese. Il padre, Mohammad Ali Ebadi, era docente di diritto commerciale. Nel 1948 la famiglia si trasferì a Tehran.
Dal 1965 studiò giurisprudenza presso l'università di Tehran e subito dopo la laurea partecipò agli esami per diventare magistrato. Cominciò la sua carriera nella primavera del 1969 proseguendo nel contempo gli studi fino ad ottenere, nel 1971, un dottorato in diritto privato.
Dal 1975 al 1979 ricoprì la carica di presidente di una sezione del tribunale di Tehran.
Dopo la Rivoluzione Islamica del 1979 fu costretta, come tutte le donne giudice, ad abbandonare la magistratura e solo dopo ampie proteste, le fu riconosciuta la possibilità di collaborazione al tribunale con il ruolo di "esperta di legge". Shirin Ebadi considerò la retrocessione intollerabile e per alcuni anni la sua attività fu limitata alla pubblicazione di numerosi libri e articoli. Solo nel 1992 ottenne l'autorizzazione a operare come avvocato e aprì uno studio proprio.
Nel 1994 fu una dei fondatori della "Society for Protecting the Child's Rights" un'associazione non-governativa della quale è tuttora dirigente.
Nel 1997 ebbe un ruolo di rilievo nella campagna di sostegno del presidente riformista Mohammad Khatami.
Come avvocato è solita occuparsi di casi di liberali e dissidenti entrati in conflitto con il sistema giudiziario iraniano che resta uno dei bastioni dell'ala di governo più conservatrice. Spesso è parte civile in processi contro membri dei servizi segreti iraniani.
Nel 2000 fu accusata di disturbo alla quiete pubblica perché diffuse un video contenente la confessione di un militante di un gruppo di fondamentalisti islamici risultato segretamente ingaggiato dall'ala conservatrice del governo per spaventare i riformisti con delle spedizioni violente e intimidatorie e incursioni nelle assemblee e manifestazioni. Il processo si concluse con una condanna all'interdizione e la sospensione dall'attività di avvocato per cinque anni, la condanna fu in seguito ridotta.
Il 10 ottobre 2003 il comitato per il premio Nobel annunciò la decisione di conferirle il premio Nobel per la pace. Ha ricevuto nel 2007 il Premio Internazionale Vittorino Colombo, assegnatole dalla Fondazione Vittorino Colombo.
Attualmente Shirin Ebadi è docente presso l'Università di Teheran e sostenitrice attiva dei movimenti per i diritti femminili e dei bambini. Vive a Teheran con il marito e le due figlie.
E' una donna straordinaria, assolutamente non bella secondo i canoni occidentali, ma certamente più esperta di mille e mille capi di stato. Di fronte alla sua abilità, non possiamo dirle altro che: grazie Shirin che ci sei!
Maria de Falco Marotta & Enrico Marotta