LA BIBBIA, UN LIBRO INQUIETANTE

In corso la lettura

140 ore di letture consecutive per un evento intitolato La Bibbia giorno e notte, trasmesso ininterrottamente dal circuito radiofonico di Radio In Blu e dalle emittenti Sat2000 e Telepace

L'inizio è stato il 5 ottobre e sino all'11 per 140 ore consecutive, Rai Uno e Rai Edu 2 ospiteranno la lettura integrale dell'Antico e del Nuovo Testamento, che verrà iniziata dal Papa e si concluderà con l'intervento di Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano. L'evento da Guinness dei primati, intitolato La bibbia giorno e notte, sarà trasmesso ininterrottamente su: http://www.labibbiagiornoenotte.rai.it/, dal circuito radiofonico di Radio In Blu e dalle emittenti Sat2000 e Telepace, che dedicheranno l'intero palinsesto notturno all'evento.

L'iniziativa, prevede la lettura integrale e senza commento dei 73 testi che compongono Vecchio e Nuovo Testamento. L'incipit della lettura sarà in italiano e in ebraico. La manifestazione molto articolata, vedrà alternarsi al leggìo della Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, quasi 1.200 lettori di 50 Paesi diversi appartenenti ad ogni categoria sociale e religiosa: uomini di chiesa ma anche operai, studenti, sportivi e politici. I brani dureranno dai 4 agli 8 minuti e la lettura verrà interrotta ogni 90 minuti da spazi di riflessione musicale.

Tutti insieme biblicamente

Tra le personalità, a parte i prelati, Roberto Benigni (subito dopo la lettura del primo capitolo del Genesi da parte del papa), Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Pupi Avati, Beppe Fiorello, Michele Placido, Milly Carlucci, Paola Saluzzi; politici come Gianni Letta, Giulio Andreotti, Vittorio Sgarbi, Gianni Alemanno, i ministri Gelmini, Bondi, Carfagna, oltre che gli ex presidenti Scalfaro, Cossiga, Ciampi (e anche la moglie Franca); sportivi come la campionessa olimpionica Valentina Vezzali; giornalisti come Ferruccio De Bortoli, Sandro Curzi, Arrigo Levi, Gad Lerner. Tra gli altri, protestanti, ortodossi, musulmani ed ebrei. Andrea Bocelli canterà l'aria di Bach Lodate Dio subito dopo la lettura di Benigni. Sarà per tutti loro una bella esperienza e chissà che a qualcuno, sentendoli e vedendoli, non venga il desiderio di prendere sul serio in mano la Bibbia, visto che da recenti indagini si è appreso mestamente che pochissimi italiani hanno letto solo occasionalmente qualche brano evangelico. Dal sondaggio risulta che circa il settanta per cento di essi non hanno mai letto i quattro Vangeli e soltanto il quindici per cento li ha letti almeno un volta nella vita.

La Dei Verbum , una dei documenti più pregnanti del Vaticano II, invece esortava «con forza e con insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere "la sublime scienza di Gesù Cristo" con la frequente lettura delle divine Scritture. "L'ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo"» (n. 25). Queste ultime parole di san Girolamo sono state opportunamente ricordate da Papa Benedetto XVI in uno dei suoi caldi e ricorrenti inviti a leggere e a meditare le Scritture. Forse la Bibbia fa ancora paura? Non ha avuto paura, per esempio, un giornalista (ebreo agnostico) di New York, un certo A.J. Jacobs, che addirittura ha scritto un libro dopo la sua esperienza di leggerne giornalmente un capitolo. Il libro si chiama "The Year of Living Biblically: One Man's Humble Quest to Follow the Bible as Literally as Possible", cioè "L'anno vissuto biblicamente: il modesto tentativo di un uomo di seguire la Bibbia alla lettera." In attesa che venga tradotto, lo potete acquistare online dal solito Amazon: The Year of Living Biblically.

La gente però si pone ancora la domanda cui tantissimi studiosi vorrebbero dare una risposta: perché, sebbene siano passati secoli questo libro sacro che- tra l'altro- è il più venduto nel mondo, continua ad affascinare?

É semplice ed è anche molto banale: l'essere umano vuole sapere perché vive e cosa l'aspetta dopo la morte. Ogni cultura ha tentato di accennare a delle "soluzioni" attraverso la propria letteratura religiosa, ma nessuna riesce ad inquietare come la Bibbia.

Originalità della Bibbia rispetto ai testi sacri delle altre religioni

Le varie correnti di pensiero che si sono succedute a partire dalla metà del XVIII secolo, pur dando valutazioni diverse del fenomeno religioso in quanto tale, sono state quasi sempre concordi nel considerare le varie religioni - e contestualmente i libri sacri che ne recano il messaggio - sullo stesso piano: manifestazioni diverse di riflessione sul divino e ricerca di una risposta ad un comune "bisogno" umano.

Ora, una cosa è sanzionare il fondamentale principio dell'uguaglianza di tutte le fedi e anche del fatto che, in un'ottica laica e moderna, non vi è tra esse una scala di valori, cioè che nessuna è più "vera" di un'altra. Diverso è voler compiere un'opera di qualunquismo culturale, attraverso una semplificazione arbitraria che appiattisce superficialmente realtà tra loro molto diverse.

In particolare la Bibbia presenta, rispetto ai libri sacri delle altre grandi religioni, un peculiare carattere di originalità e di unicità che è corretto sottolineare.

L'induismo possiede una raccolta letteraria di livello assai elevato nei Veda, specialmente nella parte finale di essi, le Upanishad. Gli autori sono considerati "convitati degli dèi" o addirittura "figli degli dèi", che videro i sacri testi, già preesistenti all'umanità.

Il contenuto essenziale è costituito da testi dottrinari, che presentano una cosmologia e una cosmogonia a sfondo panteistico, una concezione del tempo in termini ciclici, come una ruota che gira incessantemente e torna sempre allo stesso punto, senza alcuno scopo né redenzione finale.

La possibilità di sfuggire a questo destino ricorrente è possibile attraverso l'acquisizione della conoscenza e l'esercizio di pratiche ascetiche, che consentono la liberazione dal desiderio, causa delle successive rinascite. Il mondo è un'apparenza ingannevole e pertanto non può essere mutato.

Riguardo al buddhismo, la sua maggiore espressione letteraria è costituita dal Tripitaka, l'insieme dei principali insegnamenti attribuiti al Buddha, raccolti definitivamente in forma scritta intorno al I secolo a.C., sette secoli dopo la morte del Maestro.

Il loro contenuto è di tipo essenzialmente filosofico, con riflessioni sul carattere negativo dell'esistenza, vista come una catena ininterrotta di reincarnazioni successive, dominate da insoddisfazione e dolore.

Sono presenti istruzioni per l'ascesi, che consente di spezzare tale catena e ottenere con le proprie forze la salvezza, conseguibile con l'estinzione o nirvana e quindi la cessazione del dolore dell'esistenza.

L'ideale non è l'essere, quanto il non-essere, mentre manca una concezione di Dio, inteso come creatore assoluto e onnipotente del mondo.

Il testo sacro dell'islamismo, il Corano, è opera di un solo profeta, Maometto, il quale è considerato intermediario fisico della rivelazione di un libro creato direttamente da Dio ed esistente ab eterno.

Il contenuto trasmette una concezione statica, basata sull'incolmabile distanza da Dio, il quale non ha concesso autonomia all'uomo.

Nasce da qui un'ottica totalitaria e fatalistica della vita e della storia, che impone una visione teocratica della società e nega ogni spazio al pluralismo e alla laicità.

Religione e Stato sono considerati inscindibili.

La Bibbia, invece,si configura con una serie di peculiarità originali. Ciò è tanto più sorprendente se si considera che Israele, una modestissima realtà nazionale, non è vissuto in un ambiente isolato - nel quale sviluppare indisturbato certe intuizioni magari originali - ma al contrario ha intessuto senza soluzione di continuità rapporti strettissimi con civiltà decisamente più colte e avanzate (egizi, assiri, babilonesi, greci, romani).

L'originalità prima sta nella figura di Dio: per la Bibbia non si tratta d un concetto filosofico o di un'idea astratta, ma di una persona, che stabilisce una comunicazione diretta con altre persone, gli esseri umani.

É un Dio che non si limita ad esistere, ma agisce, crea, giudica, condanna, salva.

Che si nasconde, cioè non si impone all'uomo, ma a questi riconosce libertà ed autonomia, richiedendogli un impegno di ricerca personale.

Come è detto nella Bibbia: "Mi cercherete e mi troverete. Poiché mi cercherete con tutto il vostro cuore, io mi lascerò trovare da voi" (Geremia 29: 13-14).

E ancora: "Il Signore è con voi se voi siete uniti a lui. Se voi lo cercherete egli si lascerà trovare. Se lo abbandonerete egli vi abbandonerà" (II Cronache 15: 2). Il mondo, poi, non è visto come illusione o come un male da fuggire: la Bibbia semplicemente si oppone alle espressioni negative della società umana che lo dominano.

In sé dunque il mondo è una realtà positiva, proprio perché è creazione di Dio; anche se è una realtà decaduta, a causa del peccato, cioè della ribellione e del distacco dell'umanità da Dio.

Nonostante l'esistenza del male - di cui parla come di un fatto, senza tentare spiegazioni teoriche di esso - la Bibbia presenta una concezione positiva della vita.

La salvezza non si realizza per mezzo di opere meritorie o fughe dalla concreta realtà del mondo, e neppure attraverso un sapere esoterico, ma solo per mezzo della grazia divina, cioè l'amore gratuito e incondizionato di Dio.

Il Dio della Bibbia è sempre pronto ad aiutare l'uomo, nonostante le sue continue infedeltà, a farlo uscire dalla situazione di alienazione senza prospettive nella quale questi si trova.

Il mondo è il palcoscenico sul quale l'uomo realizza se stesso, partecipando con impegno concreto alla grande opera di restaurazione, che avrà compimento nel "Regno di Dio". Ecco spiegato perché - contro concezioni mitologiche, atemporali e cicliche - la Bibbia costituisce l'unico caso, nella vastissima letteratura religiosa del mondo, in cui la storia viene considerata positivamente; vi è anzi la convinzione che Dio si riveli proprio nella storia.

La Bibbia stessa è prima di tutto un libro scritto da uomini, situati nello spessore della storia; è espressione di esperienze umane e religiose, collocate nel tempo e interdipendenti tra loro.

É la storia di un popolo dotato di una propria unità etnica e culturale, che però opera in una prospettiva generale, nell'Antico Testamento: gli israeliti.

Sarà la storia di un popolo ben più vasto e senza connotazioni etniche, - legato da un'unità non fisica, ma spirituale e universale - nel Nuovo Testamento: i cristiani.

In fondo, si tratta della storia di una comunità umana, della sua ricerca, del suo incontro e anche del suo scontro con Dio: un Dio che viene proclamato attore di questa storia stessa e dà ad essa, e alla vita di tutte le persone, un significato.

Per questo la Bibbia è insieme particolare e universale. Particolare, perché riferisce un'esperienza storica specifica; universale perché si colloca nella dimensione di una realtà planetaria, fornendo delle risposte alle grandi domande che l'umanità si è sempre posta in ogni epoca.

Essa non espone affatto una "dottrina" o un "sistema di dottrine": essa indica una ricerca dinamica e dialogica tra Dio e l'uomo, basata sul percorso comune di un certo cammino, stimolando una collaborazione creativa, ponendo domande e rispondendo. Sempre ci si trova dinanzi a un discorso, a una parola.

Il Dio della Bibbia è quello che "manda" l'uomo, che gli dice "va" e "fai". L'uomo deve dunque avere la consapevolezza di questa chiamata: un appello non astratto, ma che ha contenuti assai precisi e si manifesta concretamente nel servizio verso tutta l'umanità.

Per questo la Bibbia non considera l'esperienza religiosa come espressione solo sacramentale e rituale; e neppure come un fatto essenzialmente personale, interiore. Il suo e un messaggio pubblico, una proclamazione "per le nazioni".

Quindi non prospetta dottrine consolatorie, non invoca la rassegnazione, ma esige il cambiamento, l'azione per migliorare le cose, per rovesciare la realtà negativa che opprime l'uomo. Per questo essa è essenzialmente democratica: perché, mentre condanna la violenza e l'arroganza dei potenti, promette la salvezza - anche materiale - a tutti, specialmente agli "ultimi", quelli che la società normalmente rifiuta.

Maria de Falco Marotta

Maria de Falco Marotta
Società