PREPARARSI AL PEGGIO?
…………………..deve essere successo qualcosa di molto grave se i nostri adolescenti che decidono di "non andare più in Chiesa" hanno l'impressione di essersi liberati da divieti, obblighi, regolamenti e oppressive abitudini senza senso.
Questa frase, che fa molto riflettere, è contenuta in un foglietto distribuito ai convenuti ad una serata di dibattito, il cui relatore era Mons. Diego Coletti Vescovo di Como, avente per titolo: "La gioia della fede nella famiglia".
Difficile dire quanti erano i presenti perché la Chiesa di San Giuseppe a Morbegno era piena all'inverosimile. Difficile dire anche cosa ha spinto tante persone a lasciare il calduccio di casa in una serata umida e piovosa. Forse la simpatica eloquenza di Mons. Vescovo? Forse curiosità? Voglia di capire di più e meglio le problematiche del vivere da Cristiani in una società secolarizzata? Forse la voglia di ricercare nuovi approdi che diano maggiori sicurezze e certezze rispetto a quelle conflittuali, rissose ed evanescenti offerte dai nostri politici? Ripeto: difficile dirlo.
Per tornare alla frase iniziale del Vescovo si scopre però che il discorso non è rivolto solo alle famiglie, ma un po' a tutte le istituzioni, alla politica, scuola, sanità, scienza, compresa quella religiosa. Insomma un monito, o una critica, anche alla propria "ditta" (direbbe don Milani). Educare le persone è uno dei compiti più difficili e faticosi per chiunque si occupi di questo mestiere straordinario. Ed ecco perché è necessario insistere sulla parola che si usa e si trasmette, le modalità di "come" si trasmette e la coerenza nel far seguire il proprio comportamento alla parola trasmessa. Del resto, non si capirebbe come mai proprio in questo momento il Papa abbia deciso (nel corso dell'anno Paolino) di convocare un sinodo improntato sulla "parola".
L'invito a "guardarsi dentro" per scoprire cosa sia successo di molto grave nella struttura della società occidentale, specie nei confronti delle giovani generazioni, è un invito che bisogna accogliere con umiltà, con fermezza e con responsabilità; per poter poi agire con determinazione e con urgenza. L'organizzazione della società moderna sembra averci anestetizzati rispetto al dovere della responsabilità personale.
Giornali, radio, televisioni, internet, ci offrono pacchetti preconfezionati che noi consumiamo spesso incoscientemente perché, appunto, pronti per l'uso. Non andiamo troppo per il sottile nella scelta, e siamo sempre pronti ad offrire l'alibi della fretta, dello stress, del lavoro, eccetera. Intanto i nostri ragazzi, arrivati ad una certa età abbandonano la Chiesa perché, dicono, andare a Messa è una seccatura inutile e le "palle" che racconta il prete ci annoiano e non ci interessano. Queste sono affermazioni semplici, chiare, inequivocabili, sentite nei luoghi di ritrovo sostitutivi degli oratori e delle chiese. Cosa fare? Discutiamone.
Puntare il dito contro la responsabilità di qualcuno in particolare non serve. Serve invece, come citavo prima, una umile riflessione, da fare assieme in luoghi all'uopo preposti. Nella nota pastorale della CEI, seguente al IV Convegno Nazionale Ecclesiale di Verona si legge: "Occorre creare nelle comunità cristiane luoghi in cui i laici possano prendere la parola , comunicare la loro esperienza di vita, le loro domande, le scoperte, i loro pensieri sull'essere cristiani nel mondo"(26). (Lode, quindi, agli organizzatori di quella e di altre serate. Auspico che ce ne siano ancora). Discutere e ragionare per esempio su come interpretiamo noi, alla luce del Vangelo, la tutela e salvaguarda dell'ambiente, di fronte allo scempio che si sta facendo in provincia del territorio. Cosa pensiamo della riduzione di risorse da destinare alla scuola di ogni ordine e grado. Quali idee abbiamo di come dovrebbe essere gestito il servizio sanitario sul territorio; e quello socio - assistenziale, eccetera. Quali sono per esempio i nostri propositi in merito all'accoglienza dei diversi, degli immigrati, della centralità dell'uomo nel nostro agire quotidiano? Come pensiamo di restituire il tempo ai nostri figli e nipoti, che ci hanno in precedenza donato i nostri genitori e i nostri nonni?. Infine, siamo sicuri di avere ben capito e approfondito il contenuto delle encicliche emesse dal Magistero della Chiesa attraverso i Papi? O dobbiamo prepararci incoscienti al peggio?
Ottobre 2008
Valerio Dalle Grave