ARGOMENTO PROPOSTO DA Mario PULIMANTI: GUIDA PERICOLOSA

Vuoto la tazza di caffè e vado in bagno, dove apro l'acqua della doccia.

Lascio cadere l'accappatoio, e mentre aspetto che l'acqua diventi calda esamino il mio corpo allo specchio.

Con il pollice e l'indice afferro le maniglie sopra i fianchi e le fisso incuriosito, quasi siano vesciche gonfiatesi durante la notte.

Dieci anni prima avevo una pancia piatta come un'asse da stiro, a poco a poco i contorni netti sono stati cancellati da una specie di marea crescente.

Mentre sono sotto la doccia squilla il cellulare, ma io sciacquo con tutta calma lo shampoo e completo il mio rito mattutino prima di controllare chi abbia chiamato.

E' Ferruccio.

Nel messaggio mi spiega con l'abituale tono scanzonato che mi sta aspettando per andare a Collevecchio, a raggiungere le nostre moglie che sono lì da qualche giorno.

Quando lo richiamo trovo il numero occupato e mi limito a lasciare un messaggio sulla segreteria per avvertire che sto arrivando.

Fuori piove, raggiungo di corsa la macchina, una Opel corsa, e lancio il cappotto sul sedile del passeggero prima di mettermi a mia volta al riparo.

Oltre i finestrini bagnati il mondo sembra liquefarsi, figure in impermeabili dai colori sgargianti si fondono come creature fantastiche nel disegno di un bambino.

Ma appena metto in moto e faccio scattare i tergicristalli, insieme all'acqua spariscono le creature fantastiche, rimpiazzate da lidensi scontrosi che avanzano a fatica sotto la pioggia o se ne stanno ammassati sotto le pensiline. Il traffico in direzione dell'Infernetto si muove a rilento, anche per via del brutto tempo.

Guardo più volte l'orologio.

Arrivare in ritardo non è mai bello, e per me la puntualità è una questione d'onore.

Finalmente posso lasciare la Cristoforo Colombo, imboccare il canale della Lingua e proseguire lungo Via di Castel Porziano dove abita Ferruccio.

In una villetta. Bella.

Poco dopo sono davanti al cancello di Ferruccio.

Ha smesso di piovere; squarci nelle nuvole grigio chiaro rivelano frammenti di cielo azzurro.

Infilo le mani in tasca e traggo un profondo respiro.

Suono il campanello.

L'aria ancora umida e fredda di pioggia.

Ferruccio rabbrividisce nella giacca leggera.

Batte i piedi cercando di scaldarsi.

Squilla il cellulare, e di riflesso infilo la mano nella tasca interna.

Non è un numero conosciuto, ma vedo che questa mattina ho ricevuto tre chiamate dallo stesso numero.

Senza guardare il display premo la combinazione dei tasti per sentire la segreteria.

Ascolto il messaggio registrato con stupore crescente.

E' di un tale Marco Neri, che con un tono impersonale mi informa di dovermi parlare a proposito di un mio amico, Peppone.

Aggrotto la fronte.

Non sono abituato a ricevere telefonate strane e, perciò non riesco a capire cosa c'entri Peppone.

Non faccio in tempo a richiamare che Ferruccio esce dal portone e mi chiama.

Ha acceso la macchina.

A Collevecchio ci andiamo con la sua.

Ancora il cellulare.

Simonetta e Silvia.

Ci informano che ci aspettano per pranzo.

Del resto, mia moglie non sopporta che si mangi fuori, secondo lei andare in un ristorante, anche segnato con cinque forchette, o in una pizzeria per miliardari, significa avvelenamento quasi garantito.

Partiamo.

Ferruccio accende l'autoradio: Bruce Springsteen. Perfetto.

Ci siamo allontanati di qualche chilometro quando lo squillo del telefonino sovrasta il rumore della muisica.

Stefano, mio fratello.

Ha un carattere forte.

Il suo non è un comportamento dettato dall'acredine o dalla rabbia in cui indulgono certe persone, ma da un sano divertimento e dall'autoironia.

"Mario, ho scelto il nome"

"Quale...quale nome" farfuglio.

"Valerio, come papà"

Ritrovo le parole tutto a un tratto: "Mi piace. Anche se papà si chiamava Antonio Valeriano".

"Sciocchezze" dice lui "Valerio sarà il nome del mio secondogenito."

"Certo, certo..." dico riscuotendomi e cercando di ritrovare la calma.

"Bé, allora ci vediamo domani" e riattacca.

Valerio Pulimanti, suona bene.

Lo dico a Ferruccio.

"Accidenti. E' davvero un bel nome" commenta.

Ci fermiamo a un bar.

Un caffè veloce, e poi ripartiamo per il nostro breve viaggio in direzione di Collevecchio.

Un'ora e un quarto ma intensa.

Per arrivare a Collevecchio percorriamo l'autostrada A1 dall'uscita del raccordo fino al casello di Ponzano Romano.

Potete anche non credere a quello che sto per dirvi, ma vi assicuro che comunque corrisponde tutto alla realtà.

Difatti, nonostante che quello della sicurezza stradale sia uno dei temi più dibattuti in questo periodo, la gente sull'autostrada guida male.

Non é che vanno più veloci del dovuto -io stesso a volte vado a tavoletta- ma c'è una specie di rabbia nel loro modo di guidare.

Sappiamo tutti che la guida pericolosa mette a rischio la vita di esseri umani e causa ogni anno morti e invalidi permanenti purtroppo, eppure gli automobilisti su questa A1 si tallonano, lampeggiano furiosamente quando qualcuno resta sulla corsia di sorpasso pochi secondi più del necessario.

Anche se critichiamo spesso i comportamenti irresponsabili nel traffico, sembra ci sia tutta una nuova classe di guidatori che si piazza sulla corsia di mezzo e non vuole saperne di spostarsi, il che sembra mandare in bestia tutti gli altri: per un pò si tengono a una distanza di cinque o sei metri, premendo per farli spostare poi, visto che non lo fanno, sterzano bruscamente sulla corsia esterna e poi rientrano a razzo prima che la manovra sia sicura, tagliando loro la strada.

Ho visto una Ferrari 512 TR all'inseguimento di una Maserati 520 sul pezzo di A1, dopo il casello di Roma Nord, che é a quattro corsie molto trafficate, con tanto di slalom in mezzo a noi ed agli altri veicoli.

Prodezze da imitare solo alla guida di una consolle per videogiochi, come fa Alessandro -ma anche Gabriele devo dire- giocando sulla sua PS2 a Gran Turismo 4.

Un altro procedeva a zig-zag, a bordo di una Volkswagen Golf nera fiammante.

In particolare, la guida pericolosa costituisce per i giovani neo-patentati una novità fortemente eccitante e trasgressiva, nonostante metta a repentaglio la vita e l'incolumità propria ed altrui.

Sotto questo punto di vista gli incidenti automobilistici rappresenterebbero la prima causa di morte per i giovani di tutto il mondo.

Ad un certo punto mi accorgo che ci sono automobilisti che procedono felici ad una velocità di crociera sui novanta all'ora, ma appena si accorgono che qualcuno li sta sorpassando, accelerano di colpo, fino a centoventi, come se fosse un affronto personale supporre che la macchina di Ferrucio, una monovolume verde, possa sorpassare la loro Fiat Stilo, e non sono disposti a sopportarlo.

Probabilmente lo considerano un insulto alla parte più indifesa e tenera del loro essere.

Forse sto esagerando, ma non troppo, vi assicuro.

Dopotutto é sabato mattina, e indubbiamente la maggior parte di quella gente sta andando a far compere, o semplicemente a divertirsi, eppure sembra che questo sabato mattina stia montando una furia collettiva sull'A1.

Sono teso e compresso, tanto da darmi l'impressione che potrebbe bastare che qualcuno commetta un'infrazione veramente grave per farci esplodere tutti.

Comunque: arriviamo a Collevecchio.

Ci aspettano delle ottime fettuccine al sugo di castrato, accompagnate da un Colli della sabina rosso frizzante, fermentato in rovere e raffinato in bottiglia.

Rosso come un tramonto.

Rosso come il sangue.

Rosso come il fuoco.

Rosso come una rosa.

La rosa dell'amore.

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