GIUSTIZIA. PROCESSO CIVILE E INTERCETTAZIONI TELEFONICHE

Il processo civile finalmente si snellisce. Nella situazione attuale la durata delle cause arrivava in certi casi a quasi dieci anni. Basti pensare al numero delle stesse pendente alla data odierna: 5 milioni. Un dato che spaventa visto e considerato che dà una media di una causa aperta ogni 12 abitanti!

Notevole la soddisfazione del Ministro che in poche settimane è riuscito a piazzare due colpi rilevanti, questo e l'approvazione alla Camera, anche con voti dell'opposizione, del provvedimento sulle intercettazioni. Vediamo le due cose separate:

PROCESSO CIVILE

27 maggio scorso approvazione definitiva con 136 voti favorevoli, 92 contrari e 4 astenuti.

Vediamo cosa cambia:

- introduzione dello strumento della mediazione civile, finalizzato a una conciliazione stragiudiziale delle parti

- inserimento del processo sommario di cognizione, più snello e alternativo al rito ordinario

- semplificazione attraverso la riconduzione di tutti i procedimenti ai tre modelli processuali previsti dal codice di procedura civile (rito ordinario di cognizione, rito del lavoro, rito sommario di cognizione)

- soppressione del farraginoso rito societario e applicazione del rito ordinario per le cause in materia di sinistri stradali.

- introduzione di un filtro per l'ammissibilita' dei ricorsi in Cassazione al fine di deflazionare il carico di lavoro del giudice di legittimità, ponendolo in linea con gli standard europei e internazionali

- previsione di uno strumento di coercizione nei confronti del debitore per ogni giorno di inadempienza di alcune tipologie di obbligazioni

- inserimento di sanzioni processuali a carico di chi ritarda, con il proprio comportamento, la conclusione del processo; la previsione di ulteriori misure per l'efficienza del processo civile, quali l'aumento delle competenze del giudice di pace, la semplificazione della fase di decisione delle controversie, la riduzione dei tempi per il compimento dei singoli atti processuali e la prova testimoniale scritta, previo accordo tra le parti".

INTERCETTAZIONI

Controllatemi pure

A chi scrive i controlli alla Orwell, 25 anni dopo il titolo del suo libro, non danno il minimo fastidio. Ogni telecamera in più è un granello di sicurezza in più in una società sempre più complessa e quindi sempre più fragile. E se qualcuno/a ascolta le mie telefonate, in un quadro autorizzato mirante sempre alla sicurezza, mi sta bene. Questi occhi e questi microfomi però mi stanno bene ovviamente alla condizione che siano funzionali alla sicurezza e basta, cosa che richiede accurata e controllata gestione.

Il problema vero è che né magistrati né giornalisti hanno saputo fare buon uso di questo strumento, peraltro indispensabile per venire a capo della raffinatissima Anonima delinquenti & C.

La Camera a voto segreto sulla fiducia posta dal Governo, ha dato il via al provvedimento che ora passa al Senato.

"La spesa per le intercettazioni è fuori controllo e l'inefficienza del sistema giudiziario ha superato i limiti di tollerabilità" aveva dichiarato il Ministro di G4razia e Giustizia Alfano nella sua relazione annuale. E ieri una risposta c'è stata con il contestato provvedimento avversato da magistrati e giornalisti ma passato con il voto di fiducia con sorpresa finale. 325 voti favorevoli, 246 contrari e due astensioni l'esito. Nel voto segreto, di solito occasione per i franchi tiratori, questa volta è successo che i tiratori ci sono stati ma all'incontrario. Una ventina di deputati dell'opposizione hanno, sorprendentemente, votato a favore segno che il tema è sentito oltre le posizioni ufficiali più attente agli interlocutori protestanti che non ai contenuti.

Non va ai magistrati e ai giornalisti quanto approvato dal Parlamento. I punti contestati

Intercettazioni solo sulla base di 'gravi indizi di colpevolezza' e per massimo di trenta giorni ad eccezione dei delitti di mafia e terrorismo organizzato

divieto per i magistrati di rilasciare pubbliche dichiarazioni sui procedimenti.

divieto di pubblicazione o di riassunto parziale di atti di indagine preliminare

pena da sei mesi a un anno per i giornalisti che pubblicano le intercettazioni.

Analizziamo.

Magistrati e poi giornalisti

Dobbiamo metterci d'accordo rispolverando alcune norme, molto disattese e ragione principe del provvedimento di cui si tratta.

L'art. 112 della Costituzione recita "Il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale" mentre l'art. 50 del Codice di procedura Penale recita: " 1. Il pubblico ministero esercita l`azione penale (112 Cost., 405) quando non sussistono i presupposti per la richiesta di archiviazione (408, 411, 415). - 2. Quando non Ë necessaria la querela (336), la richiesta (342), l`istanza (341) o l`autorizzazione a procedere (343), l`azione penale Ë esercitata di ufficio. - 3. L`esercizio dell`azione penale puÚ essere sospeso o interrotto soltanto nei casi espressamente previsti dalla legge (3, 41, 47, 70, 71, 343, 344; ).

Il Codice Penale a sua volta recita all'Art. 320: "Violazione del segreto d'ufficio - 1. Chiunque rivela un segreto, che gli è confidato nella sua qualità di membro di una autorità o di funzionario o di cui ha notizia per la sua carica o funzione, è punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria. la rivelazione del segreto è punibile anche dopo la cessazione della carica o della funzione. - 2. La rivelazione fatta col consenso scritto dell'autorità superiore non è punibile.

Il Palazzo di Giustizia di Milano è stato al centro di ogni discussione e di ogni polemica. Non siamo dell'avviso che il Palazzone ambrosiano sia un covo di politici di sinistra vestiti da magistrati. Riconosciuto valore e linearità di condotta dei più, l'impressione comunque che si ha è che qualcuno non sia poi, politicamente, un angioletto asessuato, vista una serie di cose, del resto sotto gli occhi di tutti.

Riconosciuto quanto andava e va riconosciuto ai più, sta però il fatto che per anni dal Palazzone uscivano con velocità straordinaria gli atti più segreti e riservati. Nel pomeriggio di oggi un interrogatorio o altro atto e domani mattina la riservatezza era andata a farsi benedire perché un autorecole quotidiano pubblicava tranquillamente.

Non si capisce perché ad ogni uscita giornalistica non veniva aperto un fascicolo e inviato, a titela, un avviso di garanzia per la violazione del segreto istruttorio. Oltre a tutto non c'era da farne molte copie perché spesso a conoscenza delle cose erano in tre i quattro e non di più. Il guaio è che in queste situazioni venivano coinvolte persone che non c'entravano niente e che poi, quando era il momento di dimostrare la totale estraneità non c'era nessun risalto alla notizia. Sovente anzi non c'era neppure nessuna notizia perché - come disse il redattore di un importante quotidiano al corrispondente da Sondrio "Lo vuoi capire che le assoluzione non ci interessano un …!!! - lo scoop è, vero o no si vedrà, 'sbattere il mostro in prima pagina'.

E qui la responsabilità dei giornalisti, e anche dei loro direttori che, per fare un esempio, per legge dovrebbero pubblicare le rettifiche nello stesso posto, nello stesso modo, con pari risalto, e si guardano bene dal farlo.

Chi è causa del suo mal… Avrebbe dovuto provvedere la deontologia professionale. Non l'ha fatto. Arriva la norma che fissa i limiti.

Il Presidente Napolitano

Ricordiamo il messaggio di Napolitano al CSM. Molto chiaro. "Niente protagonismo o uso strumentale della giustizia", ha detto rivolgendosi ai PM. Una frase che se non fosse stato Napolitano avrebbe visto la rivolta. E un appello alla "autolimitazione". Se era arrivato a tanto il Presidente, evidentemente ce ne erano ragioni

Accuse fuorvianti

Abbiamo letto il testo e lo commenteremo sul prossimo numero. Quello che abbiamo sentito da varie dichiarazioni è del tutto fuorviante perché la legge in realtà cerca di conciliare esigenze di giustizia e privacy dei cittadini

Questo vale per chi ha detto che il processo penale è morto (ma come lo facevano prima che fosse possibile, non molti anni fa, intercettare le telefonate?)

Questo vale per chi ha detto che è calata la censura sul giornalismo, che è morto il diritto di critica dimenticando che in realtà fino ad oggi quello che era morto era il diritto dei cittadini a non finire sui giornali spesso improvvidamente.

La soluzione sarebbe che, spoliticizzato il CSM, ristabilita una situazione 'normale', compresa la gerarchia e compresa la copertura, obbligatoria se non ci sono, come in genere è stato fino ad oggi, magistrati disponibili ad andarci, delle sedi disagiate, tipo la non appetita Calabria, si riprenda in mano l'argomento. Le intercettazioni restano fondamentali ma siccome resta fondamentale il rispetto della loro segretezza visto che con la carota non si è ottenuto nulla, tocca al bastone. Magari meglio delle patrie galere il conto da pagare, oltre che ai terzi lesi, allo Stato.

Riprenderemo sul prossimo numero

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Politica