09 09 30 SONDRIO, 1) LA METAMORFOSI DEI GOVERNI MOLTENI. 2) PAROLE CHIARE (VALUTAZIONE NON POLITICA)
1) LA METAMORFOSI DEI GOVERNI MOLTENI
MOLTENI 1
Il Governo di Sondrio Molteni 1 fu caratterizzato dall'asse Molteni-Carnini. Spaccatisi i competitori l'occasione venne colta al volo conquistando cos' 'la sedia gestatoria' per il dr. Molteni con una schiacciante maggioranza assoluta in Consiglio pur avendo avuto dai sondriesi solo il 25% dei voti. Grande risultato politico.
Giunta di sinistra pragmatica quanto basta con un Sindaco di notevole popolarità personale e un duo di notevole intelligenza politica, Carnini-Ivana Gatti. La partecipazione dei cittadini coltivata al massimo.
MOLTENI 2
Popolarità del Sindaco sulla bilancia accompagnata, di nuovo, da una debolezza dei competitori arrivati col fiatone all'ultimo momento. Schema simile al turno precedente.
Giunta di sinistra sempre pragmatica quanto basta con un asse Molteni - Stefanelli.
La partecipazione dei cittadini coltivata al massimo.
MOLTENI 3
Dopo l'interregno Bianchini, primo cittadino per un soffio, - il Sindaco non può fare più di due mandati consecutivi - di nuovo alla ribalta Molteni ma questa volta sulla carta con grandi difficoltà davanti vista la preponderanza del centro-destra alle elezioni politiche. Alla popolarità Molteni aggiunge una mossa astuta: parte da molto lontano, mesi prima delle elezioni e propone una costellazione di liste. Una campagna lunga, personale, capillare. Gli altri dormono. Pensano ad altro. Tattica. Solo sotto elezioni trovano finalmente l'intesa. Troppo tardi, e ovviamente perdono.
Giunta questa volta non di sinistra ma, di fatto, di centrosinistra.
La partecipazione, in questo Molteni 3, si è particolarmente intensificata. Non, come in passato, quella dei cittadini bensì quella dei giornalisti. Le conferenze-stampa sono ormai a raffica, poco rispettose dei giornali perché spesso convocate con fulminei preavvisi. I consiglieri di minoranza apprendono tutto o quasi dai giornali. La maggioranza in Comune si chiude a riccio su qualsiasi problema. Se non facesse così la sua debolezza intrinseca potrebbe esplodere. Non è rompere il riserbo riferire di qualche autorevole voce su possibili iniziative referendarie.
La gente non conta niente. Si cala dall'alto tutto. La gente viene chiamata solo per i giochini in piazza e per cose di questo tipo, sempre utili ma Sondrio ha bisogno di ben altro. Una nuova linea:Ll cose importanti non devono essere discusse in pubbliche riunioni una volta frequentissime. Panem et circenses.
Paura?
Paura di trovarsi in difficoltà. Non c'è altra spiegazione.
LE FRAZIONI - LE CASE POPOLARI
Il Molteni 3 ha detto di no ad applicare la legge regionale che permette un ampliamento dei volumi esistenti. Non interessa che vi sia stato il NO e perché in città. Diverso il caso delle frazioni e della casa per chi non ce l'ha.
- Perché negare ai frazionisti, che ne hanno più bisogno, quei modesti ampliamenti, prima di questa legge impossibili, che potrebbero rendere più confortevoli case che corrispondevano alle modeste esigenze di un tempo e corrispondevano alle modestia delle risorse di una vita?
- Perché negare l'applicazione di questa legge alla edilizia economica e popolare?
Quelli che hanno votato contro non hanno i problemi di tanti, non hanno i problemi di centinaia di famiglie che aspettano la casa popolare, di quelli che vorrebbero una casa più confortevole di quella di oggi. Non abitano nelle frazioni e nelle contrade, anzi forse non ci sono mai stati.
Non ci siamo.
Amarilli
PS Non tagliate come l'ultima volta e, se modificate, lasciate i concetti
2) PAROLE CHIARE (VALUTAZIONE NON POLITICA)
Non conosciamo le ragioni intrinseche, non quelle generali addotte in qualche modo, per le quali l'Amministrazione Comunale ha deciso, a maggioranza, che, di fatto, la legge regionale 13 non deve trovare applicazione in Sondrio. Evitiamo pertanto, nonostante solleciti ricevuti, di entrare nel merito perché abbiamo l'abitudine di pronunciarci solo dopo esserci pienamente documentati. Certo non possiamo comunque esimerci dal dire di essere rimasti, al minimo, stupiti.
Le ragioni del Sindaco e dell'assessore
Aggiungiamo che lo stupore si è accentuato leggendo su 'La Provincia di Sondrio' le argomentazioni del Sindaco a sostegno della linea scelta. «La legge 13 - ha detto il sindaco - di fatto è un'imposizione dall'alto, ben lontana dalla metodologia affermata dallo Statuto comunitario ideato dal professor Quadrio Curzio, un testo che contiene un progetto estremamente importante e sul quale mi pare di aver sentito soltanto pareri positivi. Il Comune ha intenzione di unirsi ai promotori di questo Statuto, e quindi applica il principio per cui dentro un federalismo istituzionale ancora confuso e pieno di invasioni di campo, il territorio deve darsi strumenti culturali e pianificatori propri, non imposti dall'alto». E l'assessore all'urbanistica Colombera: «Non abbiamo preso dei provvedimenti contro la legge - ha detto l'assessore -, abbiamo semplicemente applicato quello che saggiamente la legge prevede, cioè la possibilità per ciascun Comune di fare delle scelte articolate in base alle caratteristiche del proprio territorio». A parte la contraddizione fra il "l'imposizione dall'alto" del Sindaco e la 'saggezza' della legge indicata dall'assessore questa posizione va colta e commentata, premettendo che noi cerchiamo di evitare il terreno politico, che compete ad altri, stando invece sui contenuti.
Ragioni improprie. Scelta, invece, politica
Il richiamo dello Statuto Comunitario vorrebbe essere apparentemente un forte supporto culturale alla decisione assunta dal Comune mentre in realtà non lo è affatto. Si tratta soltanto di un uso strumentale e molto singolare. Del tutto improprio
Del tutto singolare infatti l'interpretazione («il territorio deve darsi strumenti culturali e pianificatori propri, non imposti dall'alto») riferita invece ad una scelta politica, forse ideologica, può darsi anche in parte culturale ma che nulla ha che vedere con spirito e lettera dell'invocato Statuto Comunitario.
Quale sia il contesto, quale sia l'ordinamento, e sempre restando valido il principio di sussidiarietà che il territorio debba 'autopianificarsi' non significa l'anarchia urbanistica senza un disegno coerente fra le scelte di ciascun comune, e poi, di ciascuna provincia. Gli atti di una corretta pianificazione non possono essere un mix indistinto dovendo procedere per gradi secondo i livelli, da quello principale sino agli ultimi. E' impensabile che non vengano "dall'alto" le linee direttrici da applicarsi scendendo di livello.
I PIO, quelli sì, anticipavano lo Statuto Comunitario
Il Comune di Sondrio, Sindaco e responsabile dell'urbanistica il sottoscritto, aveva inventato i PIO ritenuti dal Presidente dell'INU Tutino a Modena in sede ufficiale 'l'unica novità nel panorama urbanistico italiano in piena crisi dello strumento Piano Regolatore Generale'. Invenzione dunque anticipatrice di quanto scritto dal prof. Quadrio Curzio e richiamato da Molteni "il territorio deve darsi strumenti culturali e pianificatori propri", invenzione rivelatasi estremamente positiva.
Piccolo particolare sperimentato sul campo, non in allocuzioni verbali: ci si muoveva 'con strumenti propri', che si erano non predicati ma creati addirittura su misura. Ci si muoveva però non autarchicamente ma nel contesto di ciò che veniva dall'alto, anche in maniera asfissiante, come dimostrato dalle idiote decisioni degli uffici milanesi che portarono la Banca Popolare a costruirsi altrove la propria sede col risultato che Sondrio ha perso non soltanto un consistente numero di posti di lavoro ma anche una sala-congressi sotterranea ed altre infrastrutture. Quella sì, ed altre simili, che era una decisione "dall'alto", giuridicamente sbagliata e nel merito vessatoria.
Assenza del confronto, del dibattito culturale
La singolarità dell'interpretazione ha sicuramente una sua genesi.
Se c'è un terreno sul quale sarebbe necessario, anzi indispensabile, un confronto serrato è quello urbanistico. Senza la partecipazione, senza l'approfondimento culturale, diventa inevitabile che si vada a confronti di natura politica che quasi fisiologicamente diventano scontri.
Vogliamo supporre che la singolare posizione del Sindaco non sia estemporanea esternazione dopo lo scontro in Consiglio Comunale. Vogliamo supporre pertanto che la posizione politica discenda da una posizione culturale. Fosse così sarebbe evidente quantomeno che si tratta però di un solo spicchio del problema, molto astratto, tanto teorico, molto da pianificatori da tavolino, figlio della carenza di confronto di posizioni.
Autarchia pseudo-illuministica
Un dato singolare anche questa mancanza di confronto, aridità culturale - che, stiamo al testo iniziale, non c'era nei cosiddetti "MOLTENI 1 e 2" - su questo tema, su altri come gli interventi sul centro ed in particolare sul Piano di Governo del Territorio. I piccoli Comuni dialogano tra loro per la ricerca di un'armonia, il Comune di Sondrio che avrebbe un grande ruolo no. In altri Comuni si fanno pubbliche riunioni, non per le scelte ma almeno per discutere le linee, a Sondrio no. Eppure a Sondrio si discuteva, e come, e in prima linea nella richiesta di partecipazione erano proprio i settori politici oggi al governo della città. Ci si muove in una autarchia pseudo-illuministica - che poi riesce a figliare cose come il cosiddetto 'documento di scoping' di cui abbiamo detto ciò che andava detto, peraltro largamente condiviso in modo del tutto trasversale
Opzione sero? Ma almeno frazioni e ERP…
Persino nell'opzione zero che sembra caratterizzare le scelte urbanistiche, senza entrare nel merito cittadino, la legge 13 avrebbe potuto avere, senza contraddizioni, spazi adeguati per esigenze delle e nelle frazioni. Esigenze probabilmente sconosciute agli esteti dell'urbanistica, taluni dei quali in una visione, chi bucolica chi intellettualistica, chi, teorico di parte avversa, 'liberista' ad oltranza. E la sintesi?
Quanto alla ERP non è neppure stato considerato che nel quartiere di 167, Piastra, esiste volume residuo disponibile non edificato. Perlomeno quello poteva essere considerato, almeno in termini quantitativi e utilizzabile senza sacrifici di verde, un verde che amministratori attenti avevano creato in misura rilevantissima al punto da non temere oggi confronti con altri quartieri lombardi (oltre 36 mq per abitante!!!).
La nuova moda: età della pietra
Oggi peraltro dilaga una nuova moda: siamo tornati all'età della pietra (dopo la Piazza Garibaldi, pietra e pietra con lo sfratto delle aiuole intorno al Garibaldi di cui nessuno ricorda il centenario in corso, arriva ora l'ultimo scampolo la parte antistante Palazzo Martinengo, con risc a profusione (che riverbero a sole battente!) dove c'era terra da giardino, anche se mal tenuta).
Il pino di Piazza Campello
Per non parlare poi del grande pino di Piazza Campello perfino lui sacrificato sull'altare della pietrificazione. Se, in barba ai sondriesi, si persisterà nella esecranda decisione di farlo fuori si chiami almeno la Green line o altra società similare, lo si estirpi e lo si ripianti, si eviti di tagliarlo. Andrebbe lasciato lì ma nessuno in Comune ne ha condiviso la storia. Non c'era Molteni quando è stato piantato più di una quarantina di anni fa sistemando com'è ora l'aiuola moribonda. Non c'era probabilmente nessuno della sua squadra. Nessuno di loro ha pertanto avuto una vita parallela. La piantumazione, la crescita, le prime luci natalizie con filari di semplici lampadine, il primo Presepio, le luci più sfavillanti, il Presepio vivente con la Carla Bettini nella veste di Madonna e i Re Magi scesi a cavallo da Triangia. Un compagno della crescita di tanti sondriesi. Ma che possono importare queste cose a loro che sono arrivati dopo, che quindi questi sentimenti non hanno neppure sospettandone l'esistenza, loro che vedono solo una pianta da tagliare perché serve metterci una specie di area da pic nic? Ma che può importare a Soprintendenza, Legambiente, Italia Nostra, WWF la sorte di questa pianta? Dovrebbe importare ma un loro fragoroso silenzio lascia fragorosi dubbi. In fin dei conti ci sono piante e piante.
(In una dichiarazione alla stampa il Sindaco ha detto che si può vedere per la pianta ma intanto i lavori vanno avanti. In Via Piazzi al Baitel è in corso una raccolta di firme per mantenere il pino e già con un semplice passa parola hanno firmato in quasi 400. Non solo firmato ma partecipando consapevolmente. Qualcuno sta pensando al Gabibbo, qualcun altro a fare una catena umana intorno alla pianta per impedire lo scempio. Non sarebbe meglio discuterne?)
Silenzio anche nell'economico e nel sociale
Infine a proposito di partecipazione il silenzio ha riguardato anche i settori economici e le forze sociali che pure in argomento avrebbero avuto e avrebbero qualcosa da dire. Sempre, ma a maggior ragione in momenti di crisi. Un conto infatti sono le esercitazioni intellettuali in qualche aula della Facoltà di Architettura o anche astruserie tipo il documento di scoping presentato a Sondrio qualche mese fa, un altro conto è tracciare le linee di sviluppo della città, anche nella eventualità di una opzione zero dato che comunque un riequilibrio interno appare indispensabile se non si vuole il degrado del centro storico.
L'impressione è quella di un movimento su due piani diversi. Sondrio meriterebbe la definizione di una nuova strategia slegata dal contingente e proiettata sul futuro, Un Piano innovativo e non una cosmesi, anche se - si vedrà - fosse di qualità. Venosta era certamente un'altra cosa, quando, con la collaborazione di qualcuno di noi, si cimentò con il primo Piano Regolatore Generale affidandosi al respiro dell'introduzione al prof. Frey e da questa prendendo spunto per le indicazioni strategiche di piano. Il tempo ha dimostrato la statura di quel Piano ma anche la concretezza persino con quelle realizzazioni che venivano ritenute, nella migliore delle ipotesi, velleitarie e utopistiche (basti pensare alla Piastra e a quella zona di 167 oggi definita da Molteni ottimale. Un grande risultato dunque. Ma allora si discuteva, anche pubblicamente, non c'era la fuga dal confronto, dal dibattito culturale prima che politico. Oggi, ahimé, non più (salvo che per le robette quotidiane).
5° Vangelo?
Abbiamo esposto alcune idee che non vogliono essere affatto il V° Vangelo.
Da sempre siamo stati abituati a confrontarci con gli altri anche scrivendo molto, cosa in queste materia assai impegnativa perché le verifiche sugli scritti possono venire nel tempo, mentre le sole parole volano e spesso in questo caso le interpretazioni si moltiplicano secondo le convenienze. Abbiamo esposto alcune idee che non attengono alla sfera politica. Meglio si riferiscono ovviamente a linee di politica urbanistica ma non di politica partitica. Molto di quanto prima affermato, e di precedenti scritti, può trovare piena condivisione in interlocutori di questo, di quello o di nessuno schieramento. Siamo comunque debitamente realisti per cui è scontato che la fine sia quella della famosa vox clamans in deserto. Anzi, usando l'italiano e richiamando un altro detto popolare: "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire…".
Alberto Frizziero