------------->>> 09 12 14 BERLUSCONI ALL'OSPEDALE. (Aggiornamento del 14.12) PERTURBAZIONI? MOLTO DI PIÙ. MOLTO DI PIÙ. MOLTO DI PIÙ. L'AGGRESSIONE A BERLUSCONI. PER DIECI CENTIMETRI….
Tanto tuonò che piovve.
Mesi di aggressioni di ogni tipo, anche senza una loro traduzione ion atti di violenza al Presidente del Consiglio, ed ecco che un tizio, Massimo Tartaglia, antiberlusconiano seppur - dicono… - affetto da turbe psichiche, si munisce di un pesante Duomo di Milano in formato mignon, riesce ad avvicinarsi al Presidente del Consiglio e con abile mossa che la TV ha documentato, alza il braccio destro sopra la testa, lo tende, lo molla di colpo accentuando con una spinta il lancio. Con precisione balistica l'emulo di Giovan Battista Perasso (x) passa sopra la duplice barriera protettiva (xx) del Premier e lo raggiunge al volto. Il resto è ampiamente noto.
Miracolato lui.
Dieci centimetri di distanza. 'Miracolato' ha detto Berlusconi. Poteva succedere di tutto. In pieno volto uno sfacelo da rimediarsi con difficile e lunghissimo recupero per operazioni di chirurgia plastica. In un occhio con sua perdita se non con conseguenze più gravi. Nella tempia che si sa essere il punto più fragile. Miracolato, indubbiamente. Un cero in Duomo, e qualche fioretto, appaiono consigliabili.
Miracolato il Paese.
Ora a lui hanno dato una prognosi di 20 giorni. 20 giorni in cui ci sarà un rallentamento dell'attività ma non una sua interruzione e nessun problema quindi di leadership. Qualche centimetro più in là e le cose sarebbero state ben diverse, e le conseguenze sarebbero state ben pesanti. Supponiamo, nella migliore delle ipotesi, che nei fatti diventasse necessaria l'interruzione dell'attività per un po' di settimane. Non c'è un Vicepresidente del Consiglio (Tremonti qualcuno non l'ha voluto). C'è Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza, vero motore del Governo ma senza possibilità formali. Ci sarebbero state difficoltà, anche costituzionali, per decidere in ordine alla fase transitoria. Politica in ogni caso abbastanza sconvolta. Attività di governo parzialmente compromessa. Reazioni imprevedibili nel Paese. Che è stato, dunque, miracolato la traiettoria dell'inusuale proiettile - dicano gli psicologi cosa significa la scelta del Duomo - avendo escluso le altre parti del volto che avrebbero determinato un esito dal pesante al catastrofico.
Cause prossime e cause remote
A scuola un tempo il professore di storia spiegava che negli eventi ci sono cause prossime e cause remote. L'esempio era lo scoppio della prima guerra mondiale la cui causa prossima era stata nel 1914 l'assassinio dell'erede al trono dell'Impero austro-ungarico arciduca Francesco Ferdinando e della consorte Sofia alla vigilia dei giorno di San Pietro e Paolo. Le cause vere, quelle remote, erano però ben altre, tante e complesse comunque riferibili alle molteplici etnie, all'organizzazione, alle aspirazioni autonomistiche e via dicendo.
Il Duomo in faccia. Causa prossima
Il motore del lancio del duomo-mignon sarebbe dunque la labilità psichica di questo ingegnere elettronico 42enne che non deve certamente essere un minus quam visto che sta lavorando a questo progetto 'Elisir' presentato come una grande innovazione. Prendiamo atto non senza qualche dubbio. Non ci convince la stoiriella di questo che esce di casa tranquillo e sereno, va da qualche parte a comprarsi il futuro proiettile nonché uno spray aggressivo al peperoncino, una specie di spillone di 20 cm, un piccolo Crocefisso e poi fende la folla fino ad arrivare a due-tre metri del Premier e quindi, animato da sacro furore, sferra il colpo alla Perasso (x). Vedranno inquirenti e magistrati indagando anche su amicizie, conoscenze, sul cosa abbia fatto dal mattino, quando se ne uscì di casa a Cesano Boscone, alle 18 di sera. E con chi, eventualmente, si sia incontrato.
Il Duomo in faccia. Causa remota
L'attentato - viste le possibili conseguenze chiamiamo la cosa con suo vero nome indipendentemente se di un singolo o di una Spectre - ha cause remote, che poi in termini di tempo non sono affatto remote anche se la documentazione è enorme. Non basterebbe infatti l'intera organizzazione de 'L'Eco della Stampa', il cui staff "monitora 4000 testate italiane oltre alla stampa estera e ai siti web in base alle specifiche esigenze di ciascun Cliente", come da autopresentazione. Basta infatti passare in rassegna la stampa italiana - e qualcosa anche di quella internazionale - per rendersi conto di quale straordinaria mole di materiale è dedicata al Presidente del Consiglio. Quello che stupisce l'osservatore straniero è che gran parte di questa, sostanzialmente da critica ad aggressiva, non riguarda l'attività di governo ma lui, Berlusconi, la sua persona, le sue vicende di ogni tipo. La casistica giudiziaria è impressionante e sorprende come al riguardo non vi sia stata anche l'accusa di essere il responsabile del sisma che ha semidistrutto L'Aquila e, i giorni scorsi, della frana che c'è stata in Valmasino. In effetti si è oltre ogni ragionevole contesa anche perché poi parte cospicua dei 'siluri' non viene dal mondo legittimato per sua natura, ossia dal mondo politico, ma da fuori, ma da ambienti interessati e insofferenti di una anomalia quale Berlusconi che calamitando il voto popolare sottrae spazio a chi ne vorrebbe, sotto traccia, la polpa per sé. Diciamo pure 'il grande vecchio' che poi tanto vecchio non è, e che dei politici vorrebbe servirsi.
Dalli all'untore
Dal Manzoni al 2009 sempre 'dalli all'untore' in questo caso impersonato dal Premier e responsabile di quella che per alcuni è una vera e propria peste moderna ovvero, per loro, il 'berusconismo', responsabile di avere calamitato troppo consenso. Non si deve far torto alla verità per cui ben lungi dal pensare che Berlusconi sia un angioletto esente da difetti e incapace di incorrere in errori. Ne ha fatti parecchi, specie quando gli va di parlare a ruota libera in qualche occasione - come ammettono i suoi più calorosi fans - lasciando prevalere il fegato. Il prendersela 'con la Magistratura' è stato un errore di fondo in quanto se aveva le sue ragioni, riconosciute anche dagli oppositori sereni, nei confronti di taluni magistrati la cui politicizzazione nella considerazione dell'uomo della strada e anche nostra è innegabile, era nel torto quando faceva di tutt'erba un fascio, anche se nel tempo in parte si è corretto. Lo scenario è però molto più ampio al punto di essere arrivati a campagna basata su un'avversione diffusa che nella democrazia repubblicana ha un solo precedente, seppure con una diversità sostanziale data dal consenso dei più.
Il Premier più esecrato dai contrari, troppo consenso?
Passando in rassegna i Presidenti del Consiglio dal 1945 ad oggi emerge che Berlusconi é senz'altro il Premier più 'esecrato', intendendo con questo termine la concentrazione non di critiche politiche in senso stretto, o anche lato, ma di demonizzazione sotto diversi profili. Anche più di Tambroni (xxx), sinora recordman in proposito. In questo caso però la situazione era ben diversa. Dalla fine della guerra erano passati solo 15 anni, il Movimento sociale era l'erede politico della Repubblica di Salò e vederlo determinante nell'appoggio al Governo era stata occasione per scaldare il clima politico. Non solo, ma contro erano anche settori importanti della stessa DC, con Fanfani e Moro, che avevano accolto male la scelta di Gronchi. In altri termini Tambroni non aveva nel Paese il consenso. La dura opposizione a sinistra, in Parlamento e nel Paese, si traduceva in una sorta di ostracismo nei confronti di Tambroni, che comunque non aveva mai assunto caratteristiche di violenza, salvo quella verbale.
Berlusconi rispetto al suo precedente collega ha un punto rilevantissimo di distinzione dato che ha con sé una larga maggioranza nel Paese che è sì politica ma che è - chi dirà con ragione e chi riterrà sbagliato - indubbiamente anche carismatica. A tal punto che vicende che obiettivamente ne indebolirebbero l'immagine, - di norma a chi rappresenta in prima persona la collettività come Presidenti del Consiglio e Sindaci, chiedendosi comportamenti all'altezza del ruolo -, non l'hanno scalfita perché l'opinione pubblica ne ha individuato la dietrologia strumentale. Per quanto poi riguarda le chiamate in causa da parte della Magistratura l'uomo della strada non va molto per il sottile. Come a suo tempo aveva ritenuto una invenzione speciosa il bacio di Andreotti a Riina così oggi, sia come sia il merito, di fronte a oltre 100 procedimenti via via aperti nei suoi confronti l'atteggiamento diffuso è quello della incredibilità, l'opinione quella che lui sia un perseguitato, la reazione quella della solidarietà. Casini ha sostenuto che andando avanti nei confronti di Berlusconi in questo modo a Palazzo Chigi ci resterà 60 anni… La Presidente del PD Bindi, dissonante in questa occasione dal suo segretario Bersani, ha incautamente argomentato di una specie di concorso di colpa avendo anche Berlusconi concorso a determinare il deterioramente del clima politico. I suoi sentimenti nei confronti del Premier sono noti e a fior di pelle per cui nonostante l'occasione drammatica non è riuscita a trattenerli e li ha palesati in un momento nel quale piuttosto doveva valere il detto "un bel silenzio non fu mai scritto". Il suo errore, culturale e politico, ma per certi aspetti anche morale, sta nel non riconoscere quello che in molti hanno riconosciuto, qualcuno solo come attenuante, i più come dato di fondo: la legittima difesa. La Guerra, quella con la 'G' maiuscola, è cominciata a Napoli quando pur di metterlo in cattiva mostra rispetto al mondo intero qualcuno non ha esitato la brutta figura di farla fare al nostro Paese mandandogli l'avviso di garanzia quando stava ospitando i Grandi del mondo che si sono trovati la mattina stessa la notizia a tutta pagina del maggiore giornale italiano. Da quel giorno un attacco unico in un mix tra quelli non solo legittimi ma anche democraticamente doverosi per la loro natura politica e quelli invece di natura, e soprattutto fonte, non politica. Da quel giorno quasi con continuità Berlusconi costretto in trincea a cercare di rintuzzare gli attacchi provenienti da ogni dove e quindi difesa legittima e non chiamata di correo come da dichiarazione della Bindi. Che poi lui, o il suo staff, in varie occasioni sia uscito dalle righe, che in altre pecchi di protagonismo in particolare saltando qualche passaggio sia nei confronti degli alleati di governo che del Parlamento è anche vero, ma questo non scalfisce il dato principale.
Quale allora il motore di questa concentrazione 'anti'? Risposta semplice: il consenso. Ha troppo consenso, in particolare personale, tale da azzerare il futuro di breve e nedio termine. Di qui la guerra più insidiosa, quella dietro le quinte, poi quelle in superficie, variamente aggressive sino alla violenza quotidiana di Di Pietro, ormai criticata parecchio anche a sinistra, sebbene non all'estrema sinistra. Di qui l'esigenza di mandarlo a casa, ipotizzando in mancanza a breve di alternative e politiche e di persone chiamate messianiche di salvatori della patria estra-moenia, fuori cioè dal Palazzo politico.
Non hanno capito molto. Sono rimasti troppo indietro. Poteva andare loro bene se il lancio fosse approdato, come scritto dianzi, qualche centimetro più in là. Quel qualche centimetro più in qua, più sotto, ha cambiato le carte in tavola e non c'è bisogno di documentare questa affermazione.
La solidarietà
La solidarietà non c'è neanche bisogno di manifestarla. E' nelle cose ma soprattutto nella coscienza dei veri democratici.
E ora?
- Visto da destra. Resta la domanda di cui al titolino. Historia magistra vitae, dicevano i latini. Tutto serve se se ne trae la morale e si imposta il futuro coerentemente. Fossi in Berlusconi non appena ristabilito andrei nei due rami del Parlamento. Lì ringrazierei tutti per le solidarietà personali manifestate e quasi tutti per le solidarietà politiche. Poi presenterei alcune linee del Governo sulle quali impostare una sessione parlamentare di confronto, cercando di trovare un'intesa almeno sul terreno delle regole avendo a riferimento quel che aveva detto pochi giorni fa il Presidente Napolitano (in particolare aveva ricordato ai magistrati, a quelli che fanno molta TV, di rientrare nei ranghi). Poi una convention interna, a livelli di persone autorevoli, per una verifica del cammino compiuto sinora dal PdL.
- Visto da sinistra. Sull'altro versante Bersani ha un problema grosso come una casa in Di Pietro. Se è vero quel che ai tempi di tangentopoli aveva riportato la stampa (ancora PM lui avrebbe detto, riferendosi a Berlusconi "Quello lo sistemo io") c'è nella sua linea di oggi un'assoluta continuità e forse una cristallizzazione caratteriale, quasi una ragion di vita. Il Male da estirpare. Sta allargando i propri consensi approfittando della crisi paurosa in cui è piombata la sinistra e della sua assenza in Parlamento. Deve usare argomenti demagogici e aggressività costante. Non ne può fare a meno. L'aggancio a sinistra inoltre indebolisce la fascia centrale per cui la strada da fare è tanta ed improba. Persino per un eventuale centro-sinistra ove nel tempo maturasse l'iniziativa sperata da Casini e caldeggiata da certi 'ambienti' 'esterni' dato che in tal caso, almeno i primi tempi solo poi avendo possibilità la macchina gramsciana, il PD dovrebbe tenere una posizione subordinata, uno dei prezzi da pagare per risalire la china dopo la disastrosa stagione del 'non-Governo' del Presidente Prodi che si è poi preso tutte le colpe quando una cospicua parte di responsabilità era di altri.
Infine…
Infine la cosa da evitare. C'è da evitare che nel giro di qualche giorno si metabolizzi tutto e si prosegua come se nulla fosse capitato. Le cose non possono tornare come sabato 12 dicembre. Domenica 13, giorno di Santa Lucia, ad opera di un ingegnere lettronico che - dicono sarebbe psichicamente labile visto che fino al 2003 si recava al Policlinico di Milano, ma il 2003 è passato da sei enni! - le cose sono cambiate. Volenti o nolenti. Dipende da ciascuno come interpreta il cambiamento. Dipende da chi sa far meglio politica. Dipende dall'intelligenza dei leaders. Di alto bordo e di periferia.
Alberto Frizziero
LE NOTE
(x) detto 'il balilla', quel ragazzo che, lanciando il primo sasso diede il via alla rivolta genovese contro i soldati austriaci
(xx) a proposito di 'barriere protettive' vale la pena di ricordare l'attentato a Reagan flmato in tutti i suoi particolari. Ai primi spari fulmineamente agenti della scorta presero il Presidente degli USA come un sacco sbattendolo dentro l'auto mentre gli agenti si piazzavano in un attimo a cuneo rivolti nelle quattro direzioni e rispondendo al fuoco con l'auto che partiva sgommando per nadare al sicuro. A Milano i contestatori sono arrivati stranamente fin quasi sotto il palco e l'auto con Berlusconi non è schizzata via come avrebbe dovuto dato che in tali casi non si sa se c'è magari un altro o altri… (Non lo vediamo bene il questore di Milano come il responsabile di Piazza del Duomo).
(xxx) L'on. Fernando Tambroni, già Ministro in precedenti governi, nel 1960 con decisione diretta del Presidente della Repubblica Gronchi, vara un monocolore Dc che in Parlamento riesce ad avere la fiducia per soli sette voti. Non c'è però l'appoggio a sinistra che Gronchi si attendeva ma solo quello a destra di 4 indipendenti e soprattutto di 24 deputati del MSI. Polemiche ovunque, anche all'interno della DC tanto che ci sono subito le dimissioni di tre ministri. Le conseguenti dimissioni di Tambroni non vengono accolte da Gronchi. La polemica sale ma diventa al calor bianco quando viene autorizzato il congresso del MSI a Genova. Non è come se si fosse trattato di Bologna, la città 'rossa' per eccellenza ma sotto un altro aspetto anche peggio visto che lì c'è la grande massa dei portuali di certissima fede comunista che rumoreggia (si arriverà quasi alla rivolta). Poche settimane ancora. Nella DC Moro e Fanfani - e scusate se è poco - sono contro. Lo stesso MSI imputa al Governo di non avere protetto il suo congresso, forzatamente annullato, e vota contro il bilancio. Fine di questa parentesi il 19 luglio e, una settimana dopo, incarico a Fanfani che guiderà un monocolore DC appoggiato dai partiti laici.