2 10 STATI UNITI. TASSE PIU' ALTE COME SOLUZIONE?

La vittoria di Scott Brown nel seggio al Senato del Massachusetts che per più di quaranta anni era stato di Ted Kennedy è stato un colpo duro per il Partito Democratico e l'ideologia di sinistra. Dal lato opposto del Paese però emerge una sconfitta per la destra con l'aumento delle tasse approvato dal recente referendum nello Stato dell'Oregon.

L'aumento delle tasse non sarà generale per tutti i cittadini ma si applicherà solo agli individui con reddito di 125.000 dollari annui oppure alle coppie che guadagnano il doppio. In effetti, solo il tre percento degli oregoniani vedranno le loro tasse aumentate. Un altro aumento dal 6,6 al 7,9 percento si applicherà alle aziende. Ciò non cambierà molto la situazione delle corporation dato che il cinquanta percento di loro solo paga la ridicola somma del minimo di dieci dollari di tasse annue.

La legge sull'aumento delle tasse era stata approvata dalla legislatura statale. Come era da aspettarsi, tutti i democratici avevano votato a favore mentre i repubblicani si erano opposti. Gli oregoniani contrari all'aumento della tasse hanno raccolto firme ma nel referendum le due "propositions" per aumentarle sono state approvate dagli elettori.

L'aumento delle tasse era dovuto al fatto che il bilancio dello Stato aveva un buco di quattro miliardi. Le nuove tasse aumenteranno le casse del tesoro di settecentomila dollari. Non si risolveranno tutti i problemi fiscali dello Stato ma aiuteranno ad evitare il licenziamento di maestri, la chiusura delle scuole, e naturalmente i tagli alla sanità.

Le due "propositions" sono state approvate grazie al supporto dei sindacati ma soprattutto perché la maggioranza dei cittadini ha capito che coloro che guadagnano abbastanza hanno il dovere di contribuire qualcosa in più per il bene comune. Gli aumenti avranno un lieve impatto nella vita del tre percento degli oregoniani che dovranno pagare di più.

L'opposizione alle tasse fa parte del Dna repubblicano. Le tasse, secondo il Gop, non vanno mai aumentate. In periodi di crisi economica la spiegazione è che le tasse più alte avranno un impatto negativo sulla creazione di posti di lavoro.

Quando l'economia va a gonfie vele le tasse vanno naturalmente tagliate, secondo la filosofia repubblicana. Le tasse non si aumentano mai. Per i repubblicani ognuno è libero di guadagnare quanto può e le sue responsabilità al bene comune sono minime. Il governo ruba i soldi dei cittadini con le tasse.

Non era sempre così. Nel passato anche l'icona del Partito Repubblicano, Ronald Reagan, aumentò le tasse non una ma due volte quando era governatore della California. Ma naturalmente nessuno lo ricorda. I repubblicani moderni non hanno la personalità di Reagan il quale poteva usare la retorica contro le tasse ma poi applicare un certo realismo quando si trattava di governare.

Il presidente Barack Obama ha subito un colpo in Massachusetts dato che la vittoria di Brown gli ha ridotto la supermaggioranza di sessanta voti al Senato. I quarantuno senatori repubblicani potranno ostacolare con più forza la sua agenda legislativa.

Ciononostante anche Obama in un certo senso aumenterà le tasse a coloro che guadagnano più di 250.000 dollari annui. Lo farà lasciando scadere i tagli fiscali alle famiglie con reddito di 250 mila dollari annui approvati dall'amministrazione di George Bush. In un certo senso si tratta di un aumento non molto diverso da quello approvato in Oregon.

Steve Poizner, candidato repubblicano alle primarie repubblicane per la carica di governatore della California, ha annunciato recentemente che se eletto ridurrebbe le tasse del 10% e il bilancio anche della stessa cifra. Ciò sarebbe un disastro per lo Stato considerando il deficit di circa venti miliardi. È una posizione estrema sulle tasse. Si oppone totalmente al concetto espresso da Oliver Wendell Holmes, noto giudice della Corte Suprema, il quale disse che le tasse sono ciò che si paga per vivere in una società civilizzata.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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