10 20 52 SONDRIO: LE RAGIONI DI UN SI ALLA TORRE DI 15 PIANI. COSA INSEGNA IL PASSATO. COSA SI INTRAVVEDE PER IL FUTURO CON IL FANTASMA DI UN PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO
Polemica sul quotidiano "La Provincia di Sondrio" fra i capigruppo in Consiglio Comunale di Sondrio Sava (PdL) e Massera (Sondrio Liberale) e l'arch. Stefanelli per la sua idea di una torre di 15 piani nel Lungo Mallero, oltre la ferrovia. Chi scrive ha cercato di dare un contributo costruttivo inviando il testo che segue al quotidiano che però non l'ha pubblicato. Nulla da dire dato che ogni giornale è libero di pubblicare o non pubblicare ciò che gli arriva. Siccome se gura qualche idea in più non è male, passato un congruo numero di giorni senza pubblicazione è deontologicamente corretto pubblicare altrove ed è quello che avviene ora.
Il testo inviato al quotidiano:
Spett. "La Provincia di Sondrio"
"All'ex Ipsia quindici piani volti a risparmiare il suolo" è il Vs. titolo a pagina 11 del numero di lunedì 18 u.s., occhiello "Il master plan e le accuse dei consiglieri Sava e Massera".
Avendo seguito la querelle tra Sava e Massera da un lato e Stefanelli dall'altro, si licet, vorrei dare un piccolo contributo, valutazioni politiche escluse, premettendo che si tratta della prima volta, di tante, che non concordo con l'avvocato Sava la cui competenza nelle tematiche territoriali è comunque fuori discussione.
Venendo al dunque, ricordo che a Sondrio lo sviluppo edilizio in verticale ha un concreto precedente. Quando adottammo, inizio del 1970 Sindaco Venosta, il Piano Regolatore Generale non mancarono le critiche, in particolare per le scelte del PEEP, Piano di Edilizia Economica e Popolare, quartiere della Piastra per intenderci. Erano previste torri di 30 metri di altezza che a più d'uno non garbavano affatto. C'era invece il gradimento per la tipologia a meandro con edifici di un paio di piani caratterizzati dall'isolamento delle parti pedonali rispetto a quelle aperte al transito veicolare. Critiche, ma per la verità chi guarda avanti deve avere il coraggio delle scelte dato che così non fosse l'uomo sarebbe ancora nelle caverne. Quella zona, fu perfino detto in Consiglio Comunale, sarebbe stata 'un ghetto'. Non ci fermammo. Per fortuna visto che quella zona è infatti diventata il miglior quartiere della città per via di due concomitanti fattori: il primo la scelta di sviluppare parte cospicua della volumetria complessiva in verticale e il secondo una norma di intelligenza strategica.
1) Se aumento l'altezza concentro la volumetria e mi resta più spazio disponibile, a verde, intorno. Basta andare nella zona della Piastra per constatarlo.
2) Se inserisco, come abbiamo fatto, nelle Norme Tecniche di Attuazione quattro paroline, "sono vietate le recinzioni' e faccio rispettare la norma mi resta più spazio pubblico disponibile, a verde, tale da essere usufruito da tutti. Basta andare nella zona della Piastra per constatarlo.
Torre.
La scelta delle torre a valle della ferrovia mi trova pertanto consenziente e non per una scelta episodica del momento ma per coerenza con la linea in tema di urbanistica portata avanti nei 10 anni da Sindaco e da responsabile diretto della materia che non avevo delegato. D'altronde una torre c'era anche nel prestigioso progetto da noi richiesto all'arch. Gentili per il riassetto dell'intero isolato tra le vie Trieste e Mazzini e tra Piazzale Bertacchi e Via Battisti. Progetto del tutto osteggiato in corso di sopralluogo dai funzionari regionali dei Beni Ambientali ancorché in tale zona non operasse il relativo vincolo. Il risultato: insediamenti tradizionali ben lungi dalla qualità del progetto Gentili e spazi pubblici enormemente minori dato che il citato progetto prevedeva, senza oneri per il Comune, il teatro, verde, parcheggi, con già un'iniziativa imprenditoriale in cantiere.
Approfitto per due ulteriori sottolineature.
1) Insisto per la galleria di Corso Italia ideata dall'arch. Stefanelli nel Concorso a suo tempo da noi bandito, e realizzato, per il centro. Sarebbe, come ho sempre sostenuto, la vera risposta alla esigenza strategica di dare un vero centro al capoluogo. Gli interventi in corso, in particolare in Piazza Garibaldi, non hanno questo carattere. Inoltre il taglio parziale imposto dalla Soprintendenza del progettato ampliamento di Palazzo Lambertenghi ha lasciato quell'orribile, architettonicamente parlando, peduncolo a lato.
2) Nella linea di politica urbanistica dei miei 10 anni di responsabilità diretta, una costante è stata la conservazione del baricentro delle funzioni a tutela del Centro Storico, altrimenti passibile di progressivo degrado. In questo quadro c'era anche la nostra idea di parcheggio nei tre piani in sotterraneo in Piazza Garibaldi, parcheggio inteso come soluzione urbanistica e non solo funzionale come ora.
Un assordante silenzio pubblico circonda l'elaborazione del Piano di Governo del Territorio, silenzio che è l'opposto della teoricamente decantata partecipazione. E' anche l'opposto del metodo da me, da noi, allora usato nelle elaborazioni urbanistiche - nelle quali fummo all'avanguardia in campo nazionale come da riconoscimento dell'INU -. Un metodo che vedeva sì discussioni in commissione consiliare, come pare si faccia ora, ma anche frequenti sedute pubbliche in città che talora consentivano, grazie al dibattito in corso d'opera e non a cose fatte, utilissimi affinamenti e miglioramenti.
Non promettevamo partecipazione, la praticavamo.
Né in questi incontri parlavano i progettisti bensì chi aveva avuto la delega dai cittadini e quindi aveva la responsabilità delle scelte, ovvero chi scrive e i suoi collaboratori.
In questo silenzio non è dato di sapere quale possa essere la linea di politica urbanistica per la tutela del centro storico per la quale non basta il restyling.. Spero comunque ve ne sia una di alternativa nell'interesse, ripeto, del centro storico ed anche degli operatori della zona non sembrando più possibile, dopo l'area Carini non bilanciata, la citata conservazione del baricentro delle funzioni.
Giova ricordare infine che il Piano Regolatore Generale del 1970 ebbe come inquadramento culturalmente e operativamente validissimo la relazione del prof., Frey, incredibilmente ancora attuale. Non sarebbe stato male seguire l'esempio tanto più che oggi ci sarebbe stata. E ci sarebbe, una prospettiva di contesto di grande rilievo con la possibilità conseguente di offrire positive linee di sviluppo per il capoluogo e la sua area, per così dire anche se di dimensioni ridotte, metropolitana.
Alberto Frizziero
PS Ho omesso di entrare nel merito per quanto riguarda i tanti cantieri in città. C'è infatti ormai un chiaro surplus di offerta mentre i residenti non aumentano e una certa tendenza al decentramento continua. Alcuni nodi vengono al pettine, ma l'argomento è da rinviare, per complessità e per scarsa possibilità di prospettive.