12 20 12 IL MITO DI IPPOLITA SI RINNOVA NEL "LIBRO DELLA NOTTE"

L'artista valtellinese Vittoria Personeni Quadrio incanta Venezia

Una nobildonna d'altri tempi, Vittoria Personeni Quadrio, cavallo di razza nel panorama artistico contemporaneo, discreta, schiva e affabile parimenti con il suo largo sorriso che conquista. E sicuramente una protagonista della Cultura valtellinese.

Novella Ippolita che scioglie i suoi cavalli al trotto, liberi da briglie, dando sfogo al galoppo sfrenato alla sua immaginazione, Personeni incarna il mito della fanciulla che cavalca le emozioni inseguendo sogni da cogliere nella quotidianità della vita, e quello di signora del suo tempo, come l'Ippolita Maria, "virgo fidelis" sforzesca, perfetta custode degli affetti familiari.

Didatta attenta e appassionata, ha forgiato le menti di tanti allievi nella cura dell'arte intesa come balsamo per la mente ed il cuore. Un'arte che ha amato sin da bambina, sopra tutto il disegno, anche se in famiglia sembrava destinata verso altri lidi. Un'arte a cui, però, lei non rinuncia, nemmeno di fronte alle pressioni insistenti, soprattutto paterne, che vogliono indirizzarla verso gli studi classici.

"Papà Luigi nutriva per me grandi aspirazioni ed il liceo classico sembrava per lui la via maestra per emergere nella vita. Accettai, mio malgrado, la frequenza al "Piazzi" cittadino fino al compimento del 4° ginnasio, poi la passione per l'arte ebbe il sopravvento, anche se dovetti infrangere un tabù inviolabile per l'epoca come quello di iscrivermi - io ragazza valtellinese - al liceo artistico di Milano".

"Naturalmente - continua la Personeni - fui "ospitata" dalle suore Orsoline, unica via percorribile per una ragazza di buona famiglia, visto che "Brera" rappresentava, secondo antichi pregiudizi, " la perdizione". Devo però riconoscere che le buone suore si presero amorevolmente cura di me, come una buona figlia, non lesinandomi ampi spazi di libertà durante i quali approfittavo per far visita a mia sorella di stanza nel capoluogo lombardo. Non mi sono mai sentita in prigione, anche perché le Orsoline erano delle religiose emancipate che organizzavano spesso viaggi soprattutto nelle città d'arte. E questo seppe sciogliere il mio cuore dal gelo, ma anche dall'attaccamento alle mie montagne. E poi c'era Milano con le sue incredibili mostre! L'impegno per lo studio richiedeva grande applicazione, ma per me era troppo bello dedicarmi alla pittura e alla grafica. Non mi pesava. Anzi! E poi, io non ho mai amato "svolazzare" fuori. Prima di ogni cosa venivano gli impegni scolastici".

Dei suoi trascorsi sondriesi l'artista valtellinese ricorda la collaborazione episodica nel negozio di abbigliamento di famiglia in piazza Garibaldi, dove aiutava mamma Ernesta occupandosi della decorazione delle vetrine, specialmente nel periodo natalizio.

Dopo la parentesi milanese subentra quella bergamasca, in una città "affascinante, crogiuolo d'arte e cultura", approdando infine a Sondrio dove la giovane Vittoria inizia la sua attività di docente presso le magistrali e poi la scuola media".

Un tourbillon di frenetiche attività in campo artistico e sociale caratterizza poi la vita "matura" dell'artista sondriese, come presidente dell'Aida, l'associazione italiana e delle donne artiste. Prestigiosi riconoscimenti accompagnano il suo cammino artistico con le sue opere presenti in numerose collezioni italiane ed estere. C'è un "non so che" che strega nelle opere della Personeni, trasfigurazioni dell'anima nei suoi davanzali e balconi fioriti nel vento, i suoi autunni caldi e avvolgenti, i paesaggi ambrati del giallo-ocra di una Valtellina antica, esaltata dai suoi muri scrostati e cadenti, le scorribande dei suoi cavalli allo stato brado, le sue maschere veneziane o i suoi girasoli racchiusi in un groppo miocardico che invita al silenzio, alla lieve meditazione sul canto della natura.

Trampolino di lancio per lei, il Centro internazionale di Grafica di Venezia, un vero cenacolo artistico, punto d'approdo dei più grandi artisti che frequentano i numerosi seminari su tecniche sperimentali di incisione e acqueforti su lastre di zinco, rame, plexigas e cartone. Personeni da anni dà il suo prezioso contributo al sodalizio culturale fino a cimentarsi quest'anno nella suggestiva iniziativa della Galleria "Venezia Viva" come coprotagonista de "Il libro della Notte", una insolita pubblicazione ideata dal Berlinese Andreas Kramer.

Una testimonianza viva di un centinaio di voci liriche che, attraverso il proprio stile pittorico, hanno creato la loro immagine della notte, crepuscolare o estatica, fantastica o irreale, onirica o tangibile, in una raccolta monumentale sugli umori incostanti della notte, da srotolare a fisarmonica. E Personeni ha dato la sua interpretazione attraverso l'esaltazione dei suoi mitici cavalli in un notturno d'autore.

"E' stato un tuffo al cuore vedere la piazza del Campo di S. Angelo di Venezia scenario di un girotondo ondivago con l'esposizione del "Libro della Notte" che si apriva sotto lo sguardo attonito di numerosi spettatori. Sono giunta in lieve ritardo alla manifestazione, ma, appena ho riconosciuto i miei cavalli, mi sono avvicinata al mio sostituto temporaneo prendendone subito il posto. "Questi li tengo io!" gli ho detto semplicemente".

Ognuno dei 120 artisti di tutto il mondo ha rappresentato la sua visione della notte su tre antine piegate e assemblate a mano in un libro che si apriva "a leporello".

I tre esemplari, tratti da una matrice in cartone preparata opportunamente con cera lacca e vernice e poi inchiostrati, saranno esposti al Museo d'arte di Venezia e Berlino, mentre un terzo resterà a disposizione del Centro di grafica veneziano.

"L'effetto morbido dell'acquaforte è sorprendente!" rivela la Personeni che si è trovata nel bel mezzo di una mostra en plein air in cui Venezia con le sue calli, i suoi ponti, la sua laguna, le sue atmosfere rarefatte, le sue luci sfumate dai toni fiabeschi, rappresentavano la splendida cornice di un grande affresco multicolore dai mille volti sorpresi sull'incanto dell'estasi notturna.

Paesaggista dell'intimo, la Personeni passa da una visione romantica dell'arte dalle pennellate audaci, dal tratto rapido e sferzante della prima maniera, ad un espressionismo lirico delle emozioni forti incarnate nella plasticità dinamica dei cavalli. "Mi sono sempre piaciuti. Sin da bambina, da quando per la prima volta sono stata al circo equestre dove, provvista di album e matite, mi sono divertita ad abbozzare i vari animali protagonisti della scena. Non c'è niente di più esaltante dell'armonia della corsa di un cavallo, animale libero, indomito, ribelle, all'eterna ricerca dell'essenza della vita. Forse un po' come me".

Nello Colombo

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