COSTITUZIONE: LE PROPOSTE DI MODIFICA STORICAMENTE CONTRADDITTORIE 11 4 20 49

Nella valanga di commenti che, inaspettatamemnte, si è rovesciata sulla curiosa proposta dell'on. Ceroni di modificare l'art. 1 della Costituzione, ne manca uno che rende la intera faccenda persino divertente: che considerata nel suo stretto significato si tratta della proposta più antiberlusconiana che si possa immaginare, e intorno a un tema sul quale Berlusconi ha r agione.

La "centralità del Parlamento" fu il cuore della strategia istituzionale del Partito Comunista negli anni '70. Doveva creare le premesse di una politica consociativa, cioè di un paese gestito in comune tra maggioranza e opposizione. Escluso dal governo, il partito comunista cercava di trasferire al Parlamento il massimo del potere, e di farne la sede della effettiva gestione del paese. E' in quel clima che nacquero i governi di "solidarietà nazionale" che avrebbero dovuto portare al compromesso storico, ed è contro questa linea che furono fatti i referendum elettorali e il passaggio al maggioritario. Rovesciando una lunga tradizione il PCI di Occhetto e Barbera appoggiò i referendum e fu determinante nel cambiamento di sistema. E il cuore del cambiamento fu proprio la sottrazione al Parlamento del potere più importante, quello di scegliere il governo. Nei sistemi maggioritari chi sceglie il governo non è il Parlamento, ma il cittadino col suo voto.

Ma da qu alche anno a sinistra la nostalgia dei bei tempi andati è sempre più forte. La continua richiesta di governi di emergenza, di solidarietà, di decantazione e così via, la assurda richiesta al Capo dello Stato di sciogliere le Camere con un governo in carica, significano l'abbandono della conquista fatta col referendum del 93, per cui i governi vengono scelti dai cittadini col voto e solo i cittadini possono rovesciarli con un voto diverso. Ma che altro è questo se non il ritorno alla "centralità del Parlamento", cioè alla regola che, sotto la formula altisonante, ha permesso per mezzo secolo ai partiti di fare e disfare ogni pochi mesi i governi in barba alla volontà degli elettori?

Naturalmente so bene , come ha dichiarato lo stesso Ceroni, che la proposta ha un significato ulteriore e non è rivolta tanto al governo ma alla Corte Costituzionale e ai giudici, e in sostanza vuole affermare la indipendenza della politica dagli organi di controllo: concetto assurdo perch é nello stato liberaldemocratico le regole e i controlli sono posti per la maggioranza, prima ancora che per la minoranza. Ma la contraddittorietà delle posizioni rivela a quale punto è giunta la confusione della politica italiana. Berlusconi, che è entrato in politica dopo che il maggioritario aveva già vinto e che in molte battaglie è stato dalla parte opposta, difende il maggioritario dimenticando che la sua insofferenze per le regole rende inaccettabile il sistema. La sinistra, dimenticando di essere stata protagonista di una grande conquista e di avere vinto per ben due volte le elezioni col nuovo sistema, comincia a pensare che l'unico sistema per battere l'avversario sia tornare al vecchio meccanismo dei trasformismi e dei ribaltoni. Grande sbaglio! La sfida non è distruggere la forza e la stabilità dei governi, ma imporre le regole che Berlusconi non vuole accettare.

Mario Segni

Mario Segni
Politica