IL GOVERNATORE DELLA CALIFORNIA E I QUATTRO VOTI REPUBBLICANI 11 6 30 17

"Firmare questa proposta di bilancio significherebbe lo stesso disastro per il prossimo anno". Parla Jerry Brown il governatore della California, mentre spiega l'imposizione del suo veto alla proposta approvata dalla Camera statale per fare quadrare i conti per l'anno 2011-12.

Imporre un veto alla proposta del bilancio non succedeva in California dal 1901. Poi bloccare la proposta approvata con voti solo democratici, il partito di Brown, vuol dire che qualcosa non funzionava. Il problema ovviamente è di colmare il buco di 9,6 miliardi di dollari per l'anno prossimo che i legislatori democratici hanno compiuto con il loro decreto usando i soliti "trucchi" degli anni passati quando il governatore era Arnold Schwarzenegger. Alcuni di questi dispositivi poco trasparenti sarebbero di rimandare fondi dovuti alle scuole più nel futuro, vendere alcune proprietà dello Stato, ed altre misure ritenute inaccettabili dal governatore.

La pressione dei legislatori democratici di approvare il bilancio a tempo gli veniva dal nuovo referendum dell'anno scorso il quale toglie lo stipendio ai legislatori se il bilancio non è approvato entro il quindici giugno. Per quanto riguarda i democratici alla Camera e Senato statali il lavoro era fatto.

Il segretario di Stato però, John Chiang, che dovrebbe firmare gli assegni degli stipendi, ha deciso che il bilancio approvato non soddisfa i requisiti legislativi e quindi niente soldi. I legislatori potranno fare ricorso ai tribunali ma nel frattempo solo i ricchi legislatori potranno farcela fino a fine mese.

I democratici hanno spiegato che non avevano scelta. Impossibile colmare il buco al deficit senza l'estensione alle tasse approvate dall'amministrazione precedente che scadranno fra breve.

Brown durante la campagna elettorale dell'anno scorso aveva promesso che non avrebbe aumentato le tasse senza l'approvazione degli elettori. Il suo piano era di presentare un referendum all'elettorato ed estendere le tasse approvate dal suo predecessore. Non ci sarebbe dunque un "aumento" nuovo ma un'estensione. Le mani di Brown sarebbero state meno sporche dal "sangue" delle tasse.

Per procedere con il referendum però bisognava che la legislatura lo approvasse, procedura che richiede i due terzi dei voti. Tutti i democratici avrebbero votato a favore ma Brown aveva bisogno di quattro repubblicani, due alla Camera e due al Senato. Dopo quattro mesi di negoziazioni con una mezza dozzina di legislatori repubblicani Brown non è riuscito a trovare i suoi voti.

Durante la campagna elettorale Brown aveva chiarito che data la sua lunga esperienza a Sacramento, soprattutto i suoi due mandati a governatore (1975-83), sapeva navigare le rapide politiche. La sua avversaria, Meg Whitman invece, era politicamente "un'apprendista", come lo era stato Arnold Schwarzenegger. Sembra però che anche un politico esperto come Brown non riesca a creare un clima politico bipartisan.

La realtà è che molti cambiamenti sono avvenuti negli anni dopo i primi due mandati di Brown. Il clima politico è diventato più estremista e persino tossico. I moderati di destra sono tutti scomparsi e si sono rifugiati nella loro promessa solenne di mai e poi mai aumentare le tasse. Ciò non avveniva nel passato ai tempi di Ronald Reagan quando l'opposizione alle tasse in crisi economiche veniva messa da parte. Reagan, per esempio, sia da governatore della California che da presidente, aumentò le tasse parecchie volte.

Il problema dunque per la California, 38 milioni di abitanti, ottava potenza economica mondiale con un Pil che rivaleggia le nazioni più importanti, consiste dell'incapacità di offrire agli elettori stessi la scelta di aumentare le tasse o no. Chi ha paura? Certo di più i repubblicani, schiavi della loro "religione" antitasse.

Dal canto loro, i democratici, che al momento controllano ambedue le camere e il potere esecutivo, non hanno la supermaggioranza per governare. I repubblicani dunque, nonostante la loro minoranza, riescono a bloccare l'approvazione del bilancio che potrebbe avere serie conseguenze alla fragile ripresa economica dello Stato ma anche del Paese.

La stessa situazione di stallo avvenuta a Washington nei primi due anni dell'amministrazione di Barack Obama è presente in California. Ma se il governo federale non deve assolutamente fare quadrare il bilancio, la California non ha questa scelta. Si avranno i tagli draconiani promessi da Brown o all'ultimo minuto i quattro repubblicani richiesti vedranno la luce?

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com), PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc. ) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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