D'AGATA E I SUOI UTILI APPUNTI: 1) INCIDENTI STRADALI IN CALO NEL 2010 - 2) CARO FEDERALISMO - 3) IL PROPRIETARIO RISPONDE PER GUARDRAIL POSIZIONATO MALE - 4) CELLULARI E CERVELLO. CON I TELEFONINI I NEURONI SI ELETTRIZZANO CURANDO I MALATI - 5) IL COMUN

1) INCIDENTI

Stando alle ultime rilevazioni dell'ISTAT che Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", riporta nel 2010, sulla base di una stima anticipata, in Italia gli incidenti stradali con lesioni a persone sono stati 207.000 ed hanno causato 3.998 morti e 296.000 feriti con lesioni di diversa gravità. Ogni giorno, durante il 2010, si sono verificati mediamente 567 incidenti stradali con lesioni a persone, per una media giornaliera di 11 morti e 811 feriti.

Rispetto all'anno precedente, nel 2010 si riscontra una diminuzione del 3,9% del numero degli incidenti e del 3,7% di quello dei feriti: un calo più consistente (-5,6%) si rileva nel numero dei morti, il quale fa seguito alla diminuzione del 10,3% registrata nel 2009 rispetto al 2008.

L'indice di mortalità, calcolato come rapporto tra il numero dei morti e il numero degli incidenti moltiplicato 100, è pari, per l'anno 2010, a 1,9 (era 2,0 nel 2009).

Nell'Unione Europea (a 27 paesi) si sono registrati, nel 2010, 30.926 morti per incidente stradale, l'11% in meno rispetto all'anno precedente.

Secondo Giovanni D'Agata le cause principali rimangono la velocità eccessiva, al di sopra dei limiti consentiti. E quella non commisurata alle condizioni di tempo e luogo. Ma bisogna prevedere anche i comportamenti non regolari degli altri. Bene i controlli relativi alle condizioni psicofisiche dei conducenti ma l'autorità preposta ai controlli non abbassi la guardia.

2) CARO FEDERALISMO

Gli Enti per coprire i buchi aumentano le tasse su Rc auto e benzina: altro che diminuzione della pressione fiscale! 11 6 30 04

È proprio vero: gli effetti del federalismo fiscale s'iniziano a fare sentire ed anziché comportare una diminuzione della pressione fiscale vanno a colpire soprattutto quella che è ormai considerata una nuova categoria di contribuenti, i "contribuenti della strada".

Infatti, quello che la Lega voleva per propria costituzione, ossia un nuovo modello di fisco decentrato, sta andando progressivamente a "bastonare" proprio gli automobilisti perché in diverse regioni e provincie segnano aumenti generalizzati le aliquote territoriali delle imposte su I.p.t., sulla benzina ed R.c.Auto.

Ma è proprio su quest'ultima che vale la pena soffermarsi per constatare gli effetti deleteri della "federalizzazione" delle imposte.

Numerosi enti provinciali da Nord a Sud a partire da quelli di Alessandria, Benevento, Bologna, Chieti, Cremona, Pescara e Vibo Valentia sino a quello di Lecce, quest'ultimo sull'orlo del dissesto, stanno dando seguito a quanto concesso dal decreto attuativo sul fisco regionale e provinciale, approvato a fine marzo, che consente alle province la possibilità di aumentare del 3,5% l'addizionale relativa alla tassazione sulla polizza auto che già è pari al 12,5%.

Risulta evidente che gli aumenti sono la conseguenza non occultabile dei tagli lineari dei trasferimenti governativi che hanno ancor più messo in difficoltà gli esangui bilanci di questi enti che sembrano sempre più inutili se non nel rappresentare una pesante voce di spesa per il bilancio generale dello stato.

Alla luce di quanto sta accadendo, se l'intento dei promotori padani era quello di liberare il Nord dal "peso" del Sud, bè, appare sempre più chiaro che gli effetti non sono quelli voluti anche perché anche le province del settentrione stanno utilizzando le nuove regole per aumentare per quanto gli è possibile le aliquote dei prelievi locali. Quindi, altro che maggiore autonomia nella gestione delle entrate e nelle spese. Si taglia a livello centrale, si moltiplicano gli enti impositori, si incrementa la pressione fiscale per i cittadini: è questa la conseguenza del ricatto del federalismo voluto dalla Lega e concesso dal governo in cambio di qualcos'altro.

Secondo Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", poiché le conseguenze volute dal partito del "Carroccio" con l'attuazione del federalismo, stanno causando un malessere generalizzato da Nord a Sud, mentre non risulta che vi sarà almeno nel medio termine un miglioramento delle condizioni degli enti locali che da una parte subiscono i tagli di Roma e dall'altra sono costretti ad attingere dalle tasche dei cittadini, è giunta l'ora di pensare a concrete azioni per restituire un assetto più efficiente e meno costoso della macchina dello Stato. La prima, a parere dello scrivente, dovrebbe essere proprio quella di andare ad abrogare le province.

3 IL PROPRIETARIO RISPONDE

Se il guard-rail non era posizionato correttamente l'Anas (o altro proprietario che sia) deve risarcire il motociclista dei danni subiti nell'incidente stradale anche se correva troppo

Il gestore della strada è obbligato a garantire la sicurezza tanto che l'imprudenza del conducente non lo esime dalla responsabilità

Importante sentenza della terza sezione civile della Cassazione in materia di responsabilità dei custodi delle strade, quella pubblicata il 28 giugno 2011 e che Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" riporta all'attenzione.

Secondo la Suprema Corte, infatti, i paletti del guard-rail che sporgevano sull'asfalto nel tratto gestito dall'Anas possono essere concausa di un incidente stradale nel quale il motociclista ha perso un braccio e quindi la colpa è anche del gestore della strada che in quanto tale è responsabile concorrente del sinistro e dovrà quindi risarcire il centauro anche se questi andava veloce.

Per i giudici del Palazzaccio anche se il giovane motociclista ha tenuto una guida impropria rispetto alla situazione di pericolo che gli prospettava la strada da percorrere la dolorosa, e del tutto particolare, mutilazione che il giovane ha dovuto subire prova il contributo causale offerto dal gestore dell'infrastruttura.

Con tutta probabilità se i guard-rail fosse stato collocato in maniera corretta il ragazzo non sarebbe un invalido e quindi si evidenzia che la condotta di guida imprudente del conducente della moto non cancella la violazione posta in essere dall'ente responsabile della strada, in questo caso l'Anas, che è comunque tenuto a garantire la sicurezza e risponde del danno ingiusto ex articolo 2043 Cc. che viene condannata anche al pagamento delle spese di lite.

4) CELLULARI E CERVELLO

Stando ai risultati degli ultimi studi i ricercatori dell'Istituto di Neurologia dell'Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma, diretti da Paolo Maria Rossini che Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti", riporta il telefono cellulare t'arricchisce il cervello.

Gli studiosi italiani affermano che i telefonini avrebbero la capacità di accrescere l'eccitabilità dei neuroni, soprattutto di quelli che si trovano in prossimità dell'antenna ed alla prevenzione di alcune patologie cerebrali come l'Alzheimer.. In pratica, "elettrizzano" il cervello e modificano l'attività cognitiva, facendo in modo che alcuni processi addirittura migliorino.

I ricercatori hanno sottoposto alcuni soggetti a dei test cognitivi sottoponendoli nel contempo a un encefalogramma e hanno poi esposto il loro cervello alla stimolazione GSM legata ai telefoni cellulari. Secondo Rossini, l'esposizione al GSM può "in qualche maniera migliorare l'efficienza neurale", attraverso la modulazione delle frequenze alfa del cervello, incaricate all'attenzione e alla concentrazione e influenzate in maniera positiva dalle elettromagnetiche dei cellulari.

"Quello dei cellulari potrebbe essere un effetto positivo, per esempio, in situazioni in cui l'obiettivo sia aumentare l'eccitabilità del cervello di un soggetto malato".

5) IL COMUNE DEVE RISARCIRE

La pozzanghera sul marciapiede non costituisce "caso fortuito" e la responsabilità del comune è aggravata

Le strade ed i marciapiedi sono spesso groviere, tant'è che tra i programmi elettorali delle recenti amministrative, dal comune più piccolo a quello più grande è possibile leggere che quasi tutti gli aspiranti candidati si sono impegnati a chiudere le buche in caso di elezione. Con i recenti provvedimenti della cassazione la necessità di prodigarsi per eliminare le buche pare sia ormai indifferibile perché al di là degli aspetti estetici e di decoro urbano è la sicurezza stradale e la possibilità di pagare risarcimenti milionari nei confronti degli infortunati che vi incappano a preoccupare maggiormente le amministrazioni locali.

Con l'ordinanza del 24 maggio 2011 che Giovanni D'Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di IDV e fondatore dello "Sportello Dei Diritti" riporta, la cassazione ha precisato che nel caso in cui le buche sul marciapiede colme d'acqua e perciò non visibili ai pedoni, siano causa d'infortunio, il comune non può invocare il caso fortuito ed essere dispensato dalla responsabilità da cose in custodia di cui all'art. 2051 del codice civile.

Risulta, quindi, contraddittoria la sentenza di merito che non accoglie la domanda di risarcimento motivando su di una circostanza di fatto che invece aggrava la posizione dell'amministrazione per l'omessa manutenzione.

I giudici della terza sezione civile della Cassazione hanno dunque accolto il ricorso dell'infortunata dopo che le due corti di merito avevano rigettato le sue richieste e rinviato la causa in corte d'appello.

Secondo gli ermellini, infatti, è illogica in particolare la motivazione adottata dalla corte d'appello che da una parte aveva accertato l'esistenza del nesso eziologico fra l'incidente accaduto alla signora, caduta su di un marciapiede accidentato addebitando così all'ente locale la responsabilità per l'omessa manutenzione, dall'altra, il giudice di secondo grado aveva ritenuto configurabile il caso fortuito che costituisce secondo il citato articolo 2051 del codice civile motivo di esclusione della responsabilità sulla circostanza che la pioggia costituirebbe un evento estemporaneo che ha impedito all'amministrazione di intervenire in modo tempestivo.

Rilevano i giudici di piazza Cavour, che la precipitazione atmosferica costituisce un evento largamente prevedibile e non interrompe affatto la relazione causale fra la cosa posta sotto la custodia del Comune, cioè il marciapiede sconnesso, e il danno, vale a dire il sinistro del pedone. Al contrario, la pioggia occulta «le asperità del suolo» e le rende ancora più insidiose e quindi in assenza di acqua sulla buca si sarebbe potuto configurare un concorso di colpa dell'infortunato che non aveva guardato dove metteva il piede e non si era accorto delle insidie presenti.

6) AUMENTA

Il nostro Paese all'avanguardia

nella pratica di fecondazione alternativa ma poche le strutture pubbliche che praticano la "crioconservazione".

Quante coppie sognano di avere un bambino ma hanno difficoltà a concepire? Tante, o peggio, sempre di più.

Così come è noto, infatti, che indagini statistiche su ampia scala hanno rilevato un progressivo abbassamento della fertilità, parimenti la fecondazione medicalmente assistita ha permesso a molti di realizzare questo desiderio tanto che è in aumento costantemente il numero delle coppie che vi ricorrono.

Tra le pratiche in progressiva crescita e permesse in Italia una delle più utilizzate sta diventando la "crioconservazione" (conservazione di ovuli congelati con l'azoto liquido) per la quale il Nostro Paese può essere considerato all'avanguardia. A conferma di tanto sono i dati ufficiali divulgati dall'Istituto Superiore della Sanità nei quattro anni compresi tra il 2005 ed il 2009, secondo cui sono stati ben 1170 i bambini nati da ovociti congelati e ben 15068 i "cicli di scongelamento". Si tratta di un grande primato anche a livello mondiale, resosi necessario, secondo alcuni, proprio data la mancanza di pratiche di fecondazione alternativa consentite dalla famigerata legge 40 del 2004.

A seguito di una nota sentenza della Cassazione che ha dato il via libera al congelamento degli embrioni, infatti, a partire dal 2009, il Belpaese ha fatto grandi passi in avanti se si pensa che risale all'anno 1997 la nascita della prima bambina frutto della fecondazione di un ovocita congelato.

Molte categorie di donne ricorrono alla crioconservazione, e tra queste la gran parte sono state colpite da gravi malattie, come il cancro, anche se si assiste ad una progressiva crescita del numero di donne sane che per svariati motivi optano per questa tecnica di fecondazione assistita.

Recenti studi hanno constatato che il nuovo "ventaglio" è costituito da pazienti con una cultura medio alta, che decidono di far congelare i propri ovuli per posticipare la maternità sino a 35 - 40 anni ed oltre. Sono donne in carriera, architetti, giovani medici, giornaliste e ricercatrici, per lo più abitanti delle grandi città.

Tutti questi numeri positivi cozzano però con un dato ineludibile: la carenza di strutture pubbliche che praticano la crioconservazione che induce molte donne a rivolgersi a centri privati con costi intorno ai 2 - 3 mila euro o a non realizzare il proprio sogno di diventare madri.

Giovanni D'Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" di Italia dei Valori e fondatore dello "Sportello dei Diritti" alla luce della circostanza che in Italia possiamo contare su appena due o tre centri pubblici specializzati, presenti a Bologna e Milano e per non sminuire il naturale desiderio di maternità e paternità delle coppie italiane, ritiene necessario che lo Stato debba avviare politiche sanitarie che si facciano carico di questo incombente.

Giovanni D'Agata (x)

(x) Dipartimento Tematico Nazionale "Tutela del Consumatore" IdV - "Sportello dei Diritti"

Giovanni D'Agata (x)
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