LETTERA DI UN CATTOLICO A GHEDDAFI, LEADER AFRICANO, NON LEADER ISLAMICO 11 10 30

Caro Colonnello,

non voglio parlare di premonizione, ma di coincidenza certamente sì.

Avevo smesso di scrivere sulla Libia il 9 luglio scorso. Poi, improvvisamente, il 19 ottobre ore 18.09 ho scritto una breve lettera via e-mail a Nigrizia nella quale parlavo bene di lei. Il giorno dopo, alle 14, in una pizzeria di Modena, ho sentito la notizia della sua fine.

E' morto come pensavo e come temevo: in Libia, da combattente. E con la sua morte ha smentito tutti quelli che la vedevano come una specie di satrapo orientale che accumula tesoretti all'estero per godersi il cosiddetto "esilio dorato": se anche aveva dei beni, non li ha ritenuto un valore superiore al suo onore. Anche i suoi figli non hanno goduto di sorte migliore: Sayf al-Arab morto il 30 aprile coi suoi bambini, per un missile NATO; Khamis morto il 29 agosto; Mutassim "giustiziato" assieme a lei; Sayf al-Islam che pare continui la resistenza, quella vera. Gli altri in esilio con le donne e i bambini.

Nessuno le ha dato aiuto in questa sporca guerra. I paesi dell'Africa sarebbero stati quasi tutti al suo fianco, ma ognuno di loro, a cominciare dall'Algeria, sapeva bene che sostenerla apertamente significava la distruzione completa.

Ha avuto pochissime alleanze mediatiche e culturali: briciole di pacifismo, qualche sito Internet, nessun giornale cartaceo. Da parte mia ha avuto quanto promesso: un'Ave Maria quotidiana per la sua salvezza e per la salvezza della Libia (e la sua salvezza coincideva con la salvezza della Libia).

Ho fatto anche una piccola aggiunta. Mi inginocchiavo già da un po' davanti alla Madonna di Loreto, per questioni di casa mia: guardando quel volto nero mi veniva da pensare all'Africa, e poiché lei è un leader africano e non un leader islamico, mi è sembrato giusto aggiungere un ricordo extra davanti a quella statua.

La preghiera costante ha però degli effetti strani. Il mio confessore diceva che genera "osmosi spirituale": è una bella immagine per dire che "qualcosa passa", senza l'apporto di energie particolari. Un po' alla volta la persona per la quale pregavi per dovere e per ragionamento esce dalla folla indistinta, non è più un estraneo, diventa un uomo col quale sei in relazione, anche se non l'hai mai visto. Così è stato con lei: ho seguito la sua vicenda con la partecipazione di un compagno di viaggio.

E adesso? Il problema della preghiera cattolica è che non si può interrompere. Anche se lei non è più tra noi, la sua anima ha ancora bisogno di preghiere. Mi sono chiesto se pregare cattolicamente per un islamico era una sorta di "appropriazione indebita" cultural-religiosa. Me lo son chiesto, ma ho risposto "no". Lei infatti è stato ucciso da suoi correligionari. Posso pensare che un kamikaze che si fa esplodere e fa morire degli "infedeli" ritenga di andare subito nel paradiso dei martiri. Ma quando degli islamici uccidono un altro islamico, come funziona la faccenda? Chi va in paradiso, l'assassinato o gli assassini?

Suoi correligionari l'hanno esposta come carne da macello in una cella frigorifera. Non le hanno conferito particolari onori. Niente di male quindi se la prendo in carico io per una preghiera quotidiana di suffragio. Oltre a continuare l'Ave Maria per la Libia, naturalmente.

C'è poi il pacco del materiale raccolto. Che farne? Finché, nel mio piccolo, stavo combattendo al suo fianco, le cose fatte avevano il bel sapore della lotta. Adesso che tutto è perduto, c'è la tentazione di archiviare.

Volevo farlo, ma poi mi è venuta in mente la prima omelia di un Papa, San Pietro il giorno di Pentecoste. Quel giorno Pietro narra agli ebrei una storia, alla quale non possono più porre rimedio; e alla fine "all'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?»".

Certamente lei è Gheddafi e non è Gesù Cristo. E io sono Giovanni e non San Pietro. Ma con il materiale che ho accumulato potrei narrare anch'io delle briciole di storia e sperare che qualcuno si senta "trafiggere il cuore".

Che so, un giornalista che entra nella stanza del suo direttore e alza la voce: "Direttore, ma che porcata abbiamo fatto con la Libia?!?". O un bravo scrittore che mandi a quel paese Rizzoli, Mondadori e compagnia e scriva un libro vero sulla Libia, presso una piccola casa editrice. O un parlamentare che si alzi ad accusare Frattini, La Russa e Napolitano di violazione della Costituzione.

Sogni, speranze. Scriverò dei brevi trafiletti, delle specie di post-it da attaccare a una bacheca. Chissà che qualcuno non ci butti un occhiata.

Grazie di tutto, Colonnello. Riposi in pace.

Giovanni Lazzaretti

Requiem aeternam dona ei, Domine, et lux perpetua luceat ei. Requiescat in pace. Amen.

Nostra nota

Un'occhiata é assicurata. Un lettore, garantisco, ci sarà. Non pretendiamo di uguagliare Alessandro Manzoni che di lettori al suo "Promessi sposi" ne previde 25 ma qualcuno che mi imiti abbiamo ragione di ritenere che ci sarà (frizziero,. drettore)

Giovanni Lazzaretti
Politica