UNIONE COMMERCIO TURISMO E SINDACATI DEI LAVORATORI A CONFRONTO SULL'ATTUALE CONGIUNTURA ECONOMICA 12.4.20.61

Tra gli argomenti affrontati, anche quello della deregolamentazione degli orari degli esercizi commerciali, rispetto al quale le parti hanno manifestato una visione convergente

I rappresentanti dell'Unione Cts e dei Sindacati dei lavoratori Filcams-CGIL, Fisascat-CISL e Uiltucs-UIL della provincia di Sondrio si sono incontrati la mattina di oggi, martedì 24 aprile, nella sede dell'associazione di via Macello per aprire un dialogo sui temi più attuali e rilevanti in materia sviluppo economico locale.

Tra i vari argomenti affrontati, anche la difficile congiuntura economica che stiamo attraversando e le prime conseguenze della deregolamentazione degli orari degli esercizi commerciali, introdotta dal Decreto Salva Italia varato dal governo Monti.

Proprio rispetto a quest'ultimo argomento, non a caso trattato nell'imminenza delle festività del 25 aprile e del 1° maggio, le parti hanno manifestato una prima e sostanziale convergenza, che, peraltro, vi è stata anche su altri aspetti esaminati durante l'incontro.

"Considero molto importante che, in un momento complesso quale quello che stiamo attraversando, l'associazione di categoria che rappresento e i sindacati dei lavoratori - sottolinea il presidente dell'Unione Cts Marino Del Curto - si trovino uniti in una comune visione su iniziative e progetti per il nostro territorio e, in particolare, su un tema come quello dell'apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali, così rilevante per l'impatto e le conseguenze che può avere sulla qualità della vita della comunità locale".

"Tre mesi fa - osserva Del Curto - noi e i sindacati dei lavoratori eravamo tra i pochi a rilevare le criticità di questo provvedimento che ora sono sotto gli occhi di tutti e confermano i limiti di questa liberalizzazione senza regole degli orari degli esercizi commerciali, che ha dimostrato di non portare valore aggiunto in termini economici. Tuttavia, non possiamo non considerare che ci troviamo di fronte a un cambiamento di mentalità e abitudini rispetto al quale anche i nostri operatori commerciali stanno cominciando ad adeguarsi. Alla luce di ciò, l'auspicio è che l'approccio con le aperture domenicali e festive venga comunque affrontato in modo equilibrato".

"In un momento di crisi economica come questo e di scarsa disponibilità di spesa da parte dei nuclei familiari - sottolineano all'unanimità Guglielmo Zamboni, Sergio Marcelli e Giorgio Spinetti, rispettivamente segretari generali di Filcams-CGIL, Fisascat-CISL e Uiltucs-UIL -, la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali ha dimostrato di non produrre ricchezza. Il suo unico effetto è infatti quello di ridistribuire il fatturato delle aziende, concentrandolo spesso nei weekend, a fronte però di notevoli disagi. L'apertura festiva e domenicale delle attività commerciali, infatti, comporta grandi sacrifici per i lavoratori e gli esercenti, e, in ultima analisi, incide anche sulla qualità della vita delle famiglie".

"Ciò che auspichiamo - aggiungono i rappresentanti dei sindacati dei lavoratori - è un modello più equilibrato e una maggiore valorizzazione dell'identità e delle risorse anche culturali del nostro territorio. A tale riguardo, invitiamo pertanto le amministrazioni comunali a impegnarsi il più possibile per creare nuove iniziative di richiamo e opportunità di aggregazione sociale per i residenti in alternativa alla spesa a tutti i costi anche la domenica".

Dunque, Unione e Sindacati dei lavoratori si sono trovati d'accordo sui risultati di questi primi mesi di applicazione della nuova normativa in fatto di aperture degli esercizi commerciali, che non ha favorito né l'aumento dei consumi né la riduzione dei prezzi dei prodotti, e, quindi, non ha portato vantaggi concreti e tangibili né per le aziende né per i clienti. Oltretutto in provincia di Sondrio, dove la gran parte degli esercizi commerciali al dettaglio è, come noto, a conduzione familiare, la nuova normativa mette a serio rischio la sopravvivenza dei piccoli negozi al dettaglio.

"Inoltre, dati alla mano, la deregolamentazione - sottolineano i sindacati - non ha prodotto un solo posto di lavoro in più. È, ad ogni qual modo, sentire comune il fatto che si debba evolvere verso un sistema del commercio "montano" capace d'intercettare quelle peculiarità insite nelle gestioni 'a contatto umano'".

"In una realtà montana come la nostra - conclude Del Curto - non possiamo davvero permetterci di assistere alla chiusura dei negozi di vicinato, anche perché le tradizionali attività commerciali hanno un ruolo sociale insostituibile e consentono alle persone anziane o in difficoltà di approvvigionarsi e, quindi, di essere autosufficienti. I negozi di vicinato, insomma, sono un bene e un servizio della comunità e per la comunità, a cui non si può assolutamente rinunciare".

Sondrio, 24 aprile 2012

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