) COMUNE DI SONDRIO. A DUECENTOTRENTANOVE GIORNI AL VOTO. I CENTOQUATTRO CAPI DI ACCUSA 2012.agosto.10.11
Nello scorso numero in calce alla presa di posizione del consigliere Filippo Rebai scrivevamo:
"Il declino di Sondrio sta diventando degrado come si dimostrerà nel prossimo numero. Serie responsabilità ad un Piano di Governo del Territorio privo alle spalle da un lato di visione strategica, dall'altro di alimento culturale per avere, al di là degli aspetti formali, confezionato in casa un tomo senza respiro senda dare corpo a quello che a parole viene ripetuto e ripetuto: la partecipazione.
A molta attenzione, pur meritevole, per piste ciclabili, parchi. Manifestazioni varie, non ha corrisposto e non corrisponde se non altrettanta almeno un po' di attenzione per lo sviluppo che inoltre subirà un ulteriore duro colpo con il venir meno del ruolo del capoluogo e, secondo i piani, un po' troppo riservati, di Prefettura, Questura, Comandi provinciali VV.FF. e Forze dell'Ordine, Uffici periferici dello Stato, Ufficio scolastico provinciale, sempre che riesca a difendere gli Uffici giudiziari. Con loro qualche attività di privati..
E' evidente che con le imminenti elezioni si debba cambiare marcia. Tutti, anche le formazioni attualmente in maggioranza. Qualcuno si é già messo a lavorare. Per quel che possiamo la nostra mano (e anche qualcosa di più se occorre. E' il momento di quello che é mancato (sentita l'assenza in Comune di Stefanelli, fuori di Carnini), il momento delle idee- Ne abbiamo già fornite diverse, qualcuna c'é ancora
Sempre nello scorso numero, a parte, scrivevamo:
"La realtà non é mai tutta di un colore. Non é mai o solo bianca o solo nera. La realtà per sua natura grigia. In certo casi di un grigio chiaro, in certi casi di un grigio scuro. E così, riferendo il nostro giudizio all'operato dell'Amministrazione comunale del capoluogo, oggi, mese di agosto dell'anno Domini 2010 quando inizia la corsa verso le elezioni, non possiamo che concludere per un GRIGIO TENDENTE AL NERO.
Non lo diciamo noi. Noi siamo gli interpreti di 104 capi d'accusa che sul prossimo numero elencheremo. Evidente poi, sempre per via del polimorfismo, che ci sarà da distinguere sennò non ci sarebbe il grigio ma il tutto nero.
Del pari evidente che ci sarà chi sosterrà il contrario, chi sarà invece per un grigio chiaro, qualcuno magari anche con l'aureola. Basta confrontare gli argomenti. Oggi non ve n'è alcuna possibilità. Un tempo si discuteva molto e il frutto delle discussioni lo si vedeva nelle realizzazioni concrete perché se si discute qualcosa di positivo può venirne dato che nessuno ha il quinto Vangelo. La partecipazione allora non la si declamava ma la si praticava. Oggi é diventata materia da documenti programmatici ma optional nell'attività ordinaria, significativo esempio il Piano di Governo del Territorio.
I 104 capi d'accusa, secondo opportuna articolazione, sul prossimo numero. Numero che vedrà il battesimo di quello "spazio elezioni" che é iniziato ora con una serie di articoli, primi quelli che nel titolo annunciavano e annunciano che al voto mancavano 249 giorni (oggi, quando scriviamo, sono scesi a 244).
I 104 capi d'accusa sono le luci (vetrine) che nel centro città espongono una merce del tutto particolare: cartelli. Cartelli nei quali c'é scritto o Vendesi o Affittasi o tutti e due. Altre vetrine espiongono il nulla, spazi desolantemente vuoti per i quali i proprietari, vista l'inutilità dei cartelli per l'inesistenza di qualsiasi domanda, ne hanno deciso di risparmiare il costo.
Vediamo analiticamente la situazione centrale della città, con qualche omissione laterale che non inficia il risultato complessivo.
Leader della desolazione Via Mazzini (21) davanti a Viale Milano (16), Via Adua (14, tutte), Lungomallero Cadorna 3+8, una decina in zona Angelo Custode, Via Trento (9), Via Battisti (7), Piazze Vecchia (5) e Campello (5 - galleria), Via De Simoni 3, P.le Bertacchi ex bagni pubblici - 3).
104 in totale.
Sarebbe sbagliato attribuire questo risultato fallimentare all'Amministrazione Comunale.
Sarebbe però sbagliato non riconoscere che una parte di responsabilità l'Amministrazione ce l'ha e come. Ha lavorato molto per "la città dopo le cinque", per la qualità di vita, manifestando molto, direttamente o indirettamente (giusto anche se viene in mente il "panem et circenses" di liceale memoria). I lavori, in parte oggetto di censura cone da articoli pubblicati sullo scorso numero e con argomenti ripresi nel presente, attualmente in corso, come le piste ciclabili nelle Vie Vanoni e Ventina, entrambe doppioni, lo dimostrano.
Castione ha succhiato fette enormi di clientela al centro di Sondrio e non ci riferiamo all'Iperal che un suo standard aveva trovato. Sono andate là attività varie, alcune più proprie, in teoria, di un centro storico. Le caratteristiche del Piano di Governo del Territorio, con il suo importantissima documento di piano avevano fornito un'occasione d'oro.al Comune di Sondrio. Bisognava guardare oltre al naso, pensare a un Piano di respiro strategico e non limitato ad una spanna oltre il naso. Non scriviamo da profeti del giorno dopo. Avevamo indicato alcuni temi, anche ufficialmente, su cui lavorare, approfondire, studiare, realizzare. Avevamo, fra l'altro,insistito sulla linea da me seguita per 10 anni e tuttora attuale della conservazione del baricentro delle funzioni, Il solo porsi questo problema avrebbe potuto aprire un percorso di respiro intercomunale conciliando gli interessi, ora totalmente divergenti, dei Comuni di Sondrio e di Castione. E poi tante altre cose compreso areoporto, golf, Chiuro capitale del vino ecc.
Silenzio di tomba su due aree strategiche, Piazzo e Moncucco, sulle quali aprire riflessioni profonde esercitando una coraggiosa fantasia per dare una prospettiva, anche non a breve, anche fra 5 o più anni, oltre l'isolamento viabile reso più acuto con la perla di questi giorni, le transenne arancione.
E poi la viabilità e le pedonalizzazioni. Piazza Garibaldi da caldo salotto a freddo deserto di pietra. Nessuno ha capito, e il Comune non lo ha spiegato, la profonda ragione per cui a Palazzo Pretorio si é deciso di togliere l'unica nota di colore che c'era nel progetto, quella data dalle, peraltro peraltro preesistenti, aiuole intormo al monumento a Garibaldi. Se da un lato non é oggi praticabile la riapertura in centro sic et simpliciter alle auto non si dovrebbe rinunciare a qualche valutazione sui flussi, a modifiche da apportare, a conciliare le diverse esigenze tenendo conto che ogni bottega, che ogni ufficio, che ogni studio che chiude é un pezzo di città che muore. Il piano della viabilità vigente, tranne Corso Italia e Via Piazzi - questa però surrogataq dalla parallela che allora non c'era ancora -, é ancora quello di oltre un quarto di secolo fa. Quel piano della mobilità avrebbe dovuto durare solo sino alla realizzazione della tangenziale. Se da un lato vuol dire che non era così da sbatter via dall'altro non ci vuole il già citato Mandrake per capire che sua una rivisitazione dovrebbe essere sentita come necessità in primis ponendo non astratti obiettivi ideologici ma la titela della vitalità del centro storico. Non stiamo macinando brodo o fare sempolici congetture. Stiamo accennando ad idee che si possono tradurre in realtà, che possono essere oggetto di un programma elettorale, chiunque sia a farle proprie.
Non critichiamo per criticare ma per cercare di contribuire alle soluzioni. Non ci interessa la querelle partitica. Quello che proponiamo, o che proporremo, può essere condiviso da tutti, salvo chi ovviamente si intellettualmkente nella logica del Piano vigente. Anche qui non é questioni di parti politiche. Al riguardo un esempio. Sul piano politico la distanza fra me e il precedente assessore all'urbanistica Stefanelli é sempre stata rilevante. L'intesa sulle linee di fondo dell'urbanistica invece notevole sia da parte sua per le mie impostazioni di fondo sia da parte mia per il respiro, ed anche l'estro, delle sue proposte. Ricordo i suoi "50 progetti" che avrebbe voluto portare avanti in Comune...
Incombe infine la perdita del ruolo di capoluogo con le sue drammatiche conseguenze pratiche. Ma qui,m per questa volta, ci fermiamo
Frizziero