marzo. AL PEGGIO NON C'É LIMITE: IL MINISTRO TERZI SE NE VA SBATTENDO LA PORTA NON VOLENDO ESSERE L'UNICO CAPRO ESPIATORIO. UNO SFACELO. DOPO AVER PENSATO AI CONTRATTI ORA PENSARE SOLO AI MARO'

In tutta la storia della Repubblica italiana non c'é stato un Governo, quale ne fosse il colore politico, non c'é stato un Presidente del Consiglio, a quale partito, o non-partito, appartenesse, non c'é stato un Ministro degli Esteri da lontanamente paragonarsi in una vicenda internazionale al Governo attuale, al Premier attuale, al Ministro degli Esteri attuale.

Sino a ieri gli strali erano fortemente e largamente puntati contro il Ministro Terzi. Lo scenario é cambiato. Lui ha preso cappello, ha aperto il sacco e ha firmato le dimissioni dichiarando che le dava perché non aveva condiviso la scelta di rispedire in India Massimiliano Latorre, capo di prima classe, e il sergente Salvatore Girone, due marò che compivano il loro dovere in quei mari infestati da una pirateria che non ha ancora avuto la risposta internazionale che meriterebbe. L'hanno accusato di un atteggiamento irrituale, di non aver informato il Premier, di aver fatto di testa sua. Ha semplicemente voluto evitare di essere lui il caprio espiatorio di una situazione di sfacelo che purtroppo avrebbe saputo gestire meglio financo la giunta comunale del più piccolo Comune d'Italia, Pedesina.

La cartina di tornasole di un assunto che resta esortazione e ammonimento per gli italiani. Il 'dalli all'untore' di manzoniana memoria da qualche tempo si é tramutato in "dalli al politico'. I 'tecnici' venivano invocati come salvatori della patria. Hanno avuto il pallino in mano dimostrando a tutti la fondatezza del detto popolare 'ofelèe fà el to mestè'. Nonostanbte una maggioranza bulgara alle spalle, nonostante la facilità decisionale visto che il Parlamento é arrivato ad accettare quasi una cinquantina di voti di fiducia, nonostante un appoggio palpabile del mondo della finanza, dei poteri forti, della grande stampa. Perfino i più accaniti sostenitori hanno dovuto ricredersi, tentando sempre più debolmente di ricorrere a giustificazioni. Perfino il Ministro più accreditato - uno dei tre o quattro al massimo all'altezza del ruolo - ha rotto con il Premier. Passera, certamente più vicino agli ambienti del centro-sinistra, pur dicendo che non avrebbe fatto nulla contro Monti, ha infatti preso le distanze dichiarando che i patti non erano questi ma soprattutto, testuale, "L'agenda Monti così non va. E' stata un'occasione persa, serviva un programma più coraggioso".

L'Italia ha avuto, citazione a memoria, 32 Ministri degli Esteri. Dalla fine degli anni '70 la politica estera ha avuto una considerazione particolare da parte delle forze politiche, con un punto di partenza molto importante in cui c'entre anche la Valtellina. Vacanze di Natale, alloggiava a Chiesa nell'allora Grand Hotel il Ministro degli Esteri Forlani che aveva scelto la Valmalenco per darci dentro con gli sci. Una sera, con Sergio Bettini e Ugo Rota, siamo andati a trovarlo per sentirci dire che stavano maturando sviluppi, impensati e positivi. Non molti giorni dopo a Montecitorio ebbi occasione di ricordargli la promessa di venire a cena da me, poi mancata per un urgente rientro anticipato a Roma, con l'invito a completare il soggiorno valtellinese. Ridendo rispose che stava andando a pattinare in Commissione Esteri. Incuriosito aspettai la fine chiedendogli all'uscita se aveva pattinato bene. La risposta nell'esito: documento di politica estera approvato all'unanimità. Era aperta una nuova strada. Nonostante le differenze politiche, ancora rilevanti, la classe politica aveva compreso che nello scenario mondiale l'Italia poteva avere spazio se, pur nei limiti del bipolarismo USA-URSS, avesse sviluppato una sua politica, cosa per la quale era indispensabile la ricerca del massimo consenso.

Via giusta, e una serie di fatti rilevanti lo dimostrano. Ne citiamo solo due riguardanti Massimo D'Alema che, primo caso, fu valido Ministro degli Esteri nel Governo Prodi e che, secondo caso, venne appoggiato anche da Berlusconi per l'incarico di Ministri degli Esteri europeo, non andato in porto per beghe di casa socialista (europea) che portarono agli Esteri quella specie di ectoplasma inglese, la baronessa "chi l'ha vista", il più straordinario esempio di inefficacia da portare ad antimodello anche nei libri di scuola.

Certo, tutto parte dall'infausta prima decisione di far aderire il comandante della nave all'invito indiano di raggiungere il porto più vicino. Era girata la voce che si fosse trattato di una decisione dell'armatore. Non siamo dei grulli. Qualcuno a Roma é stato ben avvertito in tempo reale di cosa stava succedendo visto che le sparatorie non sono fatti normali e quindi si sapeva dell'invito indiano. I casi pertanto sono solo due: o é stato dato l'OK e allora venga fuori chi l'ha dato perché la responsabilità é grave, o non si é detto niente e allora, in tal caso per omissione, venga fuori chi l'ha deciso perché la responsabilità é grave.

Ultima considerazione. Terzi rivendica la collegialità di tutte le decisioni. Consegue che quella del pomposo annuncio ufficiale "restano in Italia" é del Governo, non dei singoli Ministri, ed é decisione adottata senza valutare le possibili conseguenze. A questo punto ne viene che l'altra, quella di rimangiarsi tutto dopo le mosse indiane, é del Governo, non dei singoli Ministri.

Dilettantismo.

Le dimissioni immediate o del Ministro degli Esteri o di quello della Difesa - come avrebbe fatto qualsiasi Governo 'politico', colpevoli o no -, avrebbe posto in diversi termini il problema.

Un errore singolo non la Caporetto di un intero Governo, di un Paese.

Il peggio deve ancora venire, sia per la soluzione del caso dei due marò, sia nel rapporto con qualsivoglia Paese che nei rapporti, talora anche inevitabilmente tesi come può capitare ovunque, sa di avere di fronte a un Paese pasticcione sostanzialmente umiliato due volte, una cosa che é difficile accada perfino, detto col massimo rispetto, ai poverissimi Burundi, Etiopia, R.D. del Congo.

Detto tutto questo se il prezzo di riavere i due marò é una ulteriore umiliazione del nostro Paese dobbiamo essere d'accordo nel pagarlo. Per ora si sono salvati i sette miliardi di contratti delle nostre aziende. Noi guardiamo però alle persone e alle loro famiglie.

a.f.

a.f.
Politica