Soppressione Provincia: Fronte compatto delle Province del nord

L'incontro di Milano con ragioni reali e concrete del no al DdL. L'intervento di Sertori da Presidente UPL.

Fronte compatto delle Province del nord, quale fosse il colore politico, contro il Disegno di legge del Governo i cui incredibili limiti i valtellinesi hanno verificato ascoltando il Ministro Del Rio che cercava di convincere sindaci e amministratori, impresa veramente disperata di fronte a proposte da dilettanti allo sbaraglio. Incontro deciso mercoledì 16 ottobre nella Sala del Consiglio Provinciale di Palazzo Isimbardi a Milano.
Presiedeva Guido Podestà, Presidente della Provincia di Milano con interventi dei Presidenti delle Upi Regionali (Massimo Nobili, Presidente Upi Piemonte , Angelo Vaccarezza, Vice Presidente Vicario Upi, Upi Liguria Pietro Fontanini, Vice Presidente Upi Friuli Venezia Giulia Leonardo Muraro, Presidente Upi Veneto Massimo Sertori, Presidente Upi Lombardia)

Il noto Prof . Renato Mannheimer ha presentato i risultati dell’indagine dell’istituto di sondaggi ISPO. Alcuni dati relativi ai piccoli Comuni, come la pensano i loro Sindaci (nella foto. girano i messaggi, l'esito è uno solo che accomuna tutti (tranne i 10 grandi Comuni): sbaraccare le Province è una follia!).

65% non una priorita',
64% non ci sarà risparmio risparmio,
63% si indeboliranno i territori.
61% opportunità di razionalizzare  non di eliminare.
57% viene meno un riferimento
Ovviamente i piccoli Comuni, cosa che i soloni non sanno, non sono in grado di gestire; 80%  trasporto extraurbano, il 72% il mercato del lavoro, il 68% la formazione del personale, il 57% la gestione del territorio e la tutela ambientale, il 55% i servizi per la scuola. Per le elezioni, il 55% è per elezioni dirette

In particolare, nel corso dell’assemblea è stato preso di mira il disegno di legge del Ministro Graziano Del Rio “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni” in discussione alla Commissione Affari Costituzionali alla Camera dei Deputati.
“Un testo incostituzionale – ribadisce il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini che guidava la nutrita delegazione friulana – che non avrà il merito di tagliare la spesa pubblica del Paese ma di aumentarla e per di più non producendo migliorie o virtuosismi nel sistema bensì gravi inefficienze a danno della collettività”.
Nel corso dell’incontro, è stato approvato un ordine del giorno per bloccare il progetto di legge Del Rio. Non solo. E’ stata anche delineata la proposta di un nuovo ricorso alla Corte Costituzionale da presentare da parte delle Regione, Corte che ha già decretato in passato l’incostituzionalità dei provvedimenti presi nei confronti delle Province a rinnovo (Governo Monti), oggi ingiustamente commissariate (sono una quarantina a livello nazionale).

Le conclusioni di Saitta
Questo Disegno di Legge – afferma il Presidente dell'UPI Saitta – non solo è incostituzionale, ma è pieno di incongruenze, con norme contraddittorie e inattuabili che metteranno di fatto in ginocchio i piccoli comuni. Non è un caso se la richiesta di accelerarne l’attuazione venga solo dai grandi comuni capoluoghi, che, alle prese con bilanci in rosso, sperano di fare cassa creando Città metropolitane delle quali, per legge, sarebbero automaticamente i Presidenti: senza nemmeno sentire il bisogno di chiedere a cittadini che non li hanno mai eletti se sono d’accordo ad essere governati da loro. Noi vogliamo denunciare le gravi conseguenze che subiranno le comunità – sottolinea il Presidente - con l’aumento della spesa pubblica e il crollo dei servizi, che diminuiranno e perderanno di efficienza, e lo faremo con incontri diretti con Regioni e Comuni in tutto il Paese.
A Roma non hanno voluto nemmeno aprire un confronto sui nostri dati, respingendoli a priori e senza fornirci una analisi dettagliata di costi e benefici che potesse confutare i nostri studi”. Non potevano fare diversamente perchè in un confronto serio e democratico le ragioni del SI, sia pure con l'aggiornamento necessario, seppellirebbero alla grande quelle del NO, del no cioè al mantenimento delle Province e dell'elezione diretta.

Le conclusioni di Maroni
Il Governatore Maroni ha riferito che i governatori delle Regioni ordinarie sono contrari alla riforma delle Province che la proposta Del Rio intende declassare, in modo antidemocratico e incostituzionale, a enti di secondo grado. Duro il suo commento sulla proposta per le conseguenze che ne verrebbero se quel disegno andasse in porto.

Sertori
Milano, 16 ottobre 2013 - “Il DDL Delrio è portatore di un rischio inaccettabile per il Paese: qualora fosse approvato senza sostanziali modifiche, causerebbe infatti il caos istituzionale. In particolare in quelle Regioni dove le Province espletano moltissime funzioni delegate, fondamentali per i cittadini. Come in Lombardia, dove le deleghe della Regione sono più di 200. Le Province lombarde svolgono inoltre tutta una serie di servizi che le rendono punti di riferimento imprescindibili per il territorio e per i cittadini”.

Queste le parole del Presidente dell'Unione Province Lombarde (UPL) e Presidente della Provincia di Sondrio Massimo Sertori all'assemblea delle Province del Nord “Basta bugie ai cittadini, parte l’operazione verità. La sfida delle Province del Nord”, svoltasi oggi a Milano, presso la sede provinciale di Palazzo Isimbardi, alla presenza di tutti i rappresentanti delle Province del Nord, del Presidente UPI Antonio Saitta e del Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni.

“Se il DDL Delrio – ha sottolineato Sertori - andasse in porto così come attualmente formulato, trasformando le Province in enti non elettivi e svuotati di competenze e funzioni, è evidente che queste funzioni ritornerebbero in capo alla Regioni, che finirebbero col doversi occupare di questioni amministrative invece che di legislazione o pianificazione generale. L'ingolfamento del sistema sarebbe inevitabile e inutile non portando né risparmio né efficienza, ma al contrario solo disservizi e aumento dei costi. A questo punto diverrebbe inoltre evidente ciò che da sempre sosteniamo, ovvero che il miliardo e 200milioni di euro di tagli demagogicamente sbandierati dal Governo come tagli alle Province sono in realtà un miliardo e 200 milioni di euro tagliati ai servizi ai cittadini, oggi svolti dalle Province: tagli alle strade, alle scuole, etc. Attenzione però: per le Province lombarde la questione non è "se", ma "come" si debba riformare il sistema istituzionale. La nostra risposta è forte e univoca: no al caos istituzionale, sì ad una riforma seria ed organica, condivisa con i territori e capace di fare l'interesse dei cittadini portando risparmio, semplificazione ed efficienza. In particolare, le Province lombarde sono pronte e disponibili a collaborare e interagire con Regione Lombardia, a ridurre eventualmente il numero delle Province e ad avocare a sé tutte quelle competenze e ruoli oggi in capo a consorzi ed altri enti che negli anni sono proliferati sul territorio frapponendosi a Comuni, Province e Regioni. Le Province lombarde sono già pronte: le strutture funzionano, le competenze e l'esperienza certo non mancano! Così come non mancano la capacità di fare sintesi sul territorio, che in Lombardia conta ben 1540 Comuni di cui la maggior parte sotto i mille abitanti, l'autorevolezza e l'indipendenza necessari a svolgere funzioni di area vasta, che discendono dall'elezione diretta dei Presidenti e dei Consigli provinciali, così come avviene anche in Francia e Germania. Non si comprende dunque, di fronte a questa disponibilità a collaborare da parte delle Province, di fronte alla reiterata incostituzionalità dei provvedimenti fino ad ora adottati  e alle pesanti contraddizioni, lacune ed evidenti elementi di incostituzionalità del DDL Delrio, quale sia il fine realmente perseguito dal Governo: vuole la riforma del sistema o vuole solo uno scalpo da sbandierare, nella fattispecie quello delle Province, per sviare i malumori dell'opinione pubblica veicolandoli su un capro espiatorio capace di distrarla da altri scottanti temi, come ad esempio l'aumento delle tasse?".
 

Politica