Questione Provincia: un intervento di SEL da manuale. Ha ragione
SONO PARTIGIANO. PERCIO’ ODIO CHI NON PARTEGGIA, ODIO GLI INDIFFERENTI
Non ci sembra esagerato spendere questa bella frase di Antonio Gramsci, per intervenire ancora sul tema della difesa della Provincia di Sondrio; perché ci pare troppo importante per il nostro futuro.
Ci spinge a farlo l’acquiescenza di buona parte del mondo politico provinciale rispetto a decisioni prese centralmente e l’indifferenza di una certa quota dell’opinione pubblica su questo tema.
Tutti i partiti politici a livello locale si sono pronunciati per il mantenimento della Provincia come Ente eletto direttamente dai cittadini, ma, fatte le debite eccezioni, manca la mobilitazione in questi giorni cruciali che precedono il voto decisivo del Senato. Il Partito Democratico è paralizzato dal timore di muoversi in contrasto con le scelte governative, Forza Italia brilla per disinteresse.
In una parte dell’opinione pubblica, anche se in misura minore che nel resto d’Italia, fa presa il discorso per cui qualsiasi Ente pubblico è inutile a prescindere ed inutilmente dispendioso.
Noi di Sinistra Ecologia Libertà, nei limiti delle nostre forze, “parteggiamo” in modo convinto in difesa della Provincia, sosteniamo la campagna dei drappi bianchi ed appoggiamo tutte le iniziative messe in campo.
Le ragioni sono buone e tutt’altro che egoistiche.
La prima, fondamentale, è che noi siamo per la democrazia e, come vuole la Costituzione Italiana, la democrazia significa voto e voto dei cittadini. Ciò non avviene con il progetto messo in campo dal governo che trasforma la provincia in un Ente di secondo livello, i cui organismi direttivi saranno nominati da Sindaci e Consiglieri Comunali (e non dai cittadini).
Il modello è quello delle Comunità Montane, che non rappresentano certo, là dove ancora esistono (come da noi) un grande esempio di capacità amministrative: non gestiscono servizi, se non in modo limitato e sono sostanzialmente erogatori di denaro pubblico, assegnato da altri Enti (Regione, BIM); esse sì da abolire al più presto, altro che trasformare la Provincia in una mega-comunità montana!
Sempre sul terreno della democrazia c’è poi da segnalare un altro aspetto preoccupante: nell’attesa che il disegno governativo si concretizzi, in un grande caos, fatto di attribuzione di funzioni e competenze da mantenere in capo al nuovo Ente o da trasferite a Regioni e Comuni, di smistamento del personale e di riorganizzazione degli uffici, le attuali Province verranno commissariate. Vale a dire che non ci governeremo da noi stessi tramite i nostri eletti, ma un commissario nominato dal Governo deciderà per noi! E gli esempi di commissariamento, ad es. al Comune di Sondrio, non sono stati certo positivi.
In questo quadro di deprivazione democratica, nessun vantaggio in termini di risparmio ci sarà per le casse pubbliche, come ormai tutti sanno.
Oltre a queste ragioni di ordine generale ci sono quelle che rendono specifica la nostra realtà valtellinese o valchiavennasca: un territorio montano, molto esteso, poco popolato, frammentato amministrativamente in 78 comuni.
Un territorio di questo tipo richiede la presenza di un Ente capace di “fare sintesi” di interessi spesso diversi e contrastanti. Un Ente di secondo livello, che non ha l’autorevolezza dell’elezione diretta dei cittadini, rischia di essere vittima degli interessi spesso contrastanti o concorrenziali dei diversi Comuni. Esempi in questo senso se ne possono citare tanti e tutti negativi sul terreno fondamentale della difesa del territorio; le difficoltà stesse che incontra l’aggregazione dei Comuni testimonia che il particolarismo campanilistico fa fatica ad essere superato.
Poi il tema delle risorse, segnatamente quelle che ci derivano dal nostro patrimonio idrico, più di 20 milioni di euro, che fine faranno? Andranno in regione? Che fine farà la tutele delle nostre acque rispetto agli appetiti di chi sogna nuove captazioni? Chi controllerà la partita, che già ora in gran parte ci sfugge, del rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche?
Per tutto ciò, altro che cancellazione della Provincia! Ci serve una Provincia più forte, con maggiori competenze, con un maggior grado di autonomia, maggior capacità di autogoverno, che la avvicini, come modello a quello di Trento e Bolzano, che la differenzi dal modello padano di gestione del territorio a cui siamo stati subalterni, che ne valorizzi le specificità e le peculiarità.
BASTA SILENZI ED INDIFFERENZA ; LA LOTTA IN DIFESA DELLA PROVINCIA MERITA L’IMPEGNO DI TUTTI