Corte dei Conti, 10 (e futura lode) – Senato, Grasso senza voto

Corte dei Conti, 10 (e futura lode)

Agenzie di rating sotto pressione. Al di là dei fumogeni già iniziati, al di là delle smentite, sta il fatto che il Financial Times, giornale scarsamente amico del nostro Paese, se ha pubblicato quel che ha pubblicato non se l'è mica sognato, come non si è sognato la cifra addebitata, 234 miliardi (che poi non sia la cifra finale per la quale sono attese le controdeduzioni è possibile) di €uro come non si è sognato che la Corte dei Conti comunicherà una nota ufficiale il 19 febbraio.

Secondo il quotidiano finanziario, nella nota inviata a S&P l'Italia la Corte dei Conti scrive: «S&P non ha mai considerato nei suoi rating la storia, l'arte e il panorama italiano che, come riconosciuto a livello universale, sono le basi della forza economica del Paese». E da giornale arriva anche la  conferma dell'iniziativa contro le varie agenzie di rating e quindi anche Moody's e Fitch. 

A questo punto ieri la Corte dei Conti ha emesso un comunicato ufficiale. Tal quale:
“Comunicato stampa del 5 febbraio 2014 – Corte dei conti – Agenzie di rating
In merito a notizie di stampa su azioni della Corte dei Conti della Repubblica Italiana nei confronti di società di rating, l’ufficio stampa della Corte dei Conti precisa che si tratta di una istruttoria aperta dal Procuratore Regionale del Lazio in conseguenza delle decisioni di “downgrading” del debito pubblico italiano avvenute il primo luglio 2011, 24 maggio 2011, 5 dicembre 2011 e 13 gennaio 2012. Secondo la Procura l’aumentato “spread” e le sue conseguenze costituiscono base per le contestazioni. L’azione è solo in fase istruttoria e potrebbe dunque concludersi anche con archiviazione, dopo che le agenzie avranno prodotto le proprie motivazioni e controdeduzioni. Nessuna valutazione conclusiva può dunque essere fatta al momento attuale né in merito alla prosecuzione dell’inchiesta, né all’eventuale citazione in giudizio davanti alla Sezione Giurisdizionale del Lazio. E’ del tutto prematuro, nella attuale fase di indagine non ancora conclusa, qualsiasi quantificazione in merito ad un eventuale risarcimento, che è rimessa al giudice competente. Corte dei conti, Ufficio stampa”.

Una smentita che suona conferma. L'inchiesta c'é e come. I contenuti pure. Le resistenze saranno gigantesche ma per fortuna stavolta non sarà facile fregarci un'altra volta

Significativo il passaggio di un articolo di Repubblica il cui autore si è ricordato che almeno una Procura ha aperto un fascicolo sull'operato delle agenzie di rating: 'la Procura di Trani, dove il Pm Michele Ruggiero ha chiesto il rinvio a giudizio di nove dirigenti e funzionari di S&P e Fitch per manipolazione del mercato. "Prendiamo atto dell'iniziativa della Corte dei Conti con la quale abbiamo lavorato in piena sintonia. Sono due strade che si muovono parallele" e "noi ora siamo ad un passaggio chiave che dovrebbe preludere il rinvio a giudizio", spiega all'Adnkronos il Procuratore capo, Carlo Maria Capristo'.

Per ora 10. La lode se ci sarà un risultato positivo, foss'anche una condanna per soli 234 €uro rispetto ai 234 miliardi. Così come ci aspettiamo che il Tribunale di Trani previo accertamento e faccia sue le conclusioni della Procura. Anche per estendere il voto alto anche a loro.

Senato, Grasso senza voto
La seconda carica dello Stato merita per via del livello istituzionale rispetto, istituzionale. Ecco la ragione per la quale non diamo il voto che si meriterebbe, certamente lontanissimo da quello della Corte dei Conti. Quel voto lo meriterebbe non per la decisione che ha preso di costituire il Senato parte civile nel processo contro Berlusconi. Via le dietrologie, i dubbi, i sospetti su indicazioni dalle più autorevoli a quelli di bassa lega politica. Nulla di tutto questo. Il voto lo meriterebbe per essersi dimostrato un imbranato, incapace di gestire una situazione che era invece semplice e che lo sarebbe stata per l'ultimo, per il più sprovveduto dei parlamentari.
Grasso aveva sul tavolo la questione. Aveva tre vie:
1- Decideva lui, senza sentire nessuno. Era sua facoltà
2- Si rivolgeva all'aula chiedendo di pronunciarsi in materia.
3- Si rivolgeva all'Ufficio di Presidenza chiedendo di pronunciarsi in materia.
Caso 1: decideva per il SI. Nessuno poteva dir niente, era sua prerogativa
Caso 2) Sarebbe stato un SI per via dei numeri.  Nessuno poteva dir niente.
Ha scelto la terza via. Qualsiasi politico di periferia sa che prima di una scelta di questo genere si valuta come siano i numeri e comunque, una volta fatta, bon grè mal grè si dà corso secondo la via scelta dall'Ufficio di Presidenza. Colossale stupidità politica e non tanto per la scelta di essere, come Senato, in aula a Napoli come parte civile, ma per essersi comportato come un apprendista alle prime armi senza valutare il peso negativo in una fase difficile in cui proprio i due schieramenti sembravano d'accordo sulla legge elettorale e magari anche l'ulteriore regalo fatto a Berlusconi offrendo ai suoi su un vassoio d'argento l'occasione di tornare sulle persecuzioni subite. Nel giro di un paio d'anni abbiamo visto sfilare personaggi non del mondo politico, tecnici illustri, accademici, chiamati a grandi responsabilità istituzionali che, proiettati nell'agone politico, hanno dato ragione al creatore del famoso detto “ Ofelè fa el to mesté”.
Grasso non nuovo alle cronache. Ultimo caso lo scontro durissimo con Caselli per le dichiarazioni rese dal Presidente del Senato in TV con questa perla tratta dalle cronache di allora: 'Il comportamento di Grasso, scriveva ancora Caselli, si è rivelato “per nulla rispettoso dei principi costituzionali che presidiano la separazione dei poteri e tutelano l’indipendenza della magistratura rispetto ad ogni forma (diretta o indiretta) di condizionamento ed ingerenza del potere politico, specie se tale potere corrisponde ad una delle massime cariche dello Stato”.
Sembra calzare al caso nostro.
Ci asteniamo dal voto ma solo per la ragione detta all'inizio.

 

Amarilli
Politica