Il flop alle primarie regionali PD è un brutto segno. Per tutti
Da Pd Lombardia:
Alessandro Alfieri è il nuovo segretario del Partito Democratico lombardo.
Ecco il risultato regionale definitivo: Alessandro Alfieri 13660 (57,19 per cento); Diana De Marchi 10225 (42,81 per cento); bianche 224; nulle 63. Votanti 24172.
I commenti a caldo di Alfieri e De Marchi:
alfieri_candidatura“Grazie a tutti gli elettori ed elettrici, ai volontari e volontarie che anche oggi hanno reso possibili queste primarie. Complimenti a Diana De Marchi per il suo risultato. Ora lavoriamo per “Lombardia2018″ e per riportare vicino al PD, con i fatti, i delusi di questi giorni”.
“Cari tutti, siamo molto contenti del risultato ottenuto e vi ringraziamo tutti. A Diana De Marchi Milano abbiamo vinto in tutti i collegi della città raggiungendo 56,27% dei voti. Come per Milano anche in altri cinque capoluoghi su dodici abbiamo superato Alfieri (non ci risulterebbe - ndr). Il dato regionale dimostra la forza del messaggio della nostra campagna”.
Il dettaglio:
A Brescia su 3.080 elettori il 55,4% ha preferito Alfieri mentre il 44,6% ha scelto De Marchi
A Cremona il consigliere regionale di Varese ha ottenuto il 51,84% delle preferenze contro i 48,16% della sfidante Diana De Marchi sui 905 votanti totali.
A Lecco il 58,28% dei 776 votanti ha preferito Alfieri mentre il 41,76% ha dato il suo voto alla consigliera provinciale di Milano.
A Lodi su 710 votanti il 67,75% ha scelto Alfieri, mentre il 32,4% ha optato per la civatiana De Marchi.
A Milano (area metropolitana) Alfieri 52,52% – De Marchi 47,48%.
A Sondrio su 282 votanti Alfieri ha ottenuto il 62,76% contro il 36,17% della sfidante.
A Varese Alfieri: 1.393 (70%); De Marchi: 609 (30%); nulle: 8; bianche: 14. Votanti: 2.024
Dal PD di Como: Alfieri 604 (57,09%), e 454 voti (42,91 per cento) per Diana De Marchi con 1.063 votanti (16 volte meno rispetto alle primarie del dicembre scorso).
Nel sito ufficiale del PD mancano alcune province. Diamo le percentuali di Alfieri, sempre vincitore, desunte da fonti giornalistiche: Pavia 71,8% - Mantova 51,4%, Monza 51,8%
Fin qui il PD, ora le nostre ossercvazioni.
Sondrio, oggi, ieri, l'altroieri
Primarie del novembre : vinse Bersani in provincia con 2113 voti (41,98%), Renzi 2032 (40,37), Vendola 653 (12,97%), Puppato 150 (2,98), Tabacci 85 (1,69%). Totale dei voti validi 5033, votanti qualcuno in più
Primarie dello scorso 9 dicembre: Renzi ebbe 3132 voti (67,2%), Civati (843 pari al 18,1% e Cuperlo 684 pari al 14,7%. In totale 4659, votanti qualcuno in più.
Elezioni per la Camera 2013: il PD ebbe in provincia 21.848 voti (la coalizione per Bersani 23.704).
L'altroieri e ieri: nelle primarie, mediamente erano andati a votare un valtellinese (valchiavennaschi compresi) su tra 4 e 5 di coloro che alle elezioni, in 21.848, avevano votato per il PD (Camera perchè il Senato vuole che si voti solo a 25 anni compiuti). Il PD aveva continuamente sottolineato l'aspetto positivo di quello che era ritenuto un grande risultato, primarie come espressione di democrazia.
Oggi: per l'elezione del segretario regionale, schierati candidati di peso, il flop è stato colossale. A livello nazionale, come sottolineato da tutti gli osservatori e come ammesso da ambienti del PD. A livello provinciale con una disaffezione pressochè totale.
A casa 76 elettori PD su 77! Rispetto a un elettore su 4 o su 5 delle due primarie è stato toccato il fondo. 282 votanti significa che solo un elettore su 77 è andato a scegliere il suo segretario regionale
Brutta pagina
E' una brutta pagina. Qualcuno aggiungerà “per il PD”. No. Certamente per il PD e per il suo segretario nazionale, ma noi andiamo oltre in maniera assolutamente lontana da considerazioni di parte, con analisi meramente politica, interamente politica, quella 'della polis', di quella 'polis' che è un bene comune.
Qualcuno ha cercato di minimizzare attribuendo la causa del flop al fatto che si trattasse di elezioni non sentite. Qualcosa di vero potrebbe esserci ma due osservazioni vanno pure esposte. La prima è che sta ad un patito “farle sentire” innanzitutto ai propri iscritti e poi ai propri elettori. In secondo luogo ai fini della vita quotidiana la Regione ha una grandissima importanza e quindi anche il livello politico regionale. Torna cioè la palla nel campo del partito, il cui malessere non ha bisogno di ulteriori conferme.
Brutti sondaggi
Qualcuno che non ha voluto mancare l'appuntamento con l'onestà intellettuale evitando di fare come lo struzzo nascondendo la testa ha ammesso che la decapitazione di Letta e tutte le vicende connesse hanno pesato e come.
Impietosi i sondaggi. L'ultima vicenda è 'inutile' per il 26, un errore per il 23, un rischio per Renzi il 15. Solo il 31 approva. Opinioni sulla vicenda ultima: il 37 è 'indignato', il 30 'rassegnato', il 18 imperturbabile perchè non cambia nulla'; solo il 12 “eccitato”. La staffetta Renzi-Lerra non è piaciuta al 67%. Non condivide il 54% degli italiani ma il colmo è che non condivide il 59% degli elettori del PD.
Non siamo mai stati e non siamo innamorati dei sondaggi, specie in una situazione nella quale stradomina come 'primo partito' quello dell'insieme fra astenuti e indecisi (parte dei quali dicono di esserlo ma non lo sono e non vogliono esporsi). Sta comunque il fatto che il trend appare univoco. Non solo nei sondaggi ma nel sentire comune E si capta nei discorsi da bar, da pausa del lavoro, da discussioni domenicali una sorta di simpatia umana per Letta e di fastidio (al minimo) per come lo si è fatto fuori E qui bisogna pure dire le cose come stanno.
Cannibalismo politico
Basta prendere pari pari la definizione coniata da Vendola: “il cannibalismo politico del PD” corredandola da una eloquentissima tabella con la cronologia politica dal 1994 ad oggi. Mentre, nel bene come nel male il centrodestra ha avuto un solo leader, il Cavaliere, come altri partiti li hanno avuti per lunghissimi periodi (Casini c'è ancora, Fini è morto politicamente ma dopo una storia lunghissima) il PD, e relative formazioni politiche ancorchè di nome diverso, sono riusciti nell'intento di condannare il centrosinistra nelle secche, persino quando gli era riuscito di vincere e, progressivamente, di demolire i suoi uomini migliori che andavano alla guida del Partito, non dimenticando i flop di governo. Vediamo questa cronologia dei 'fatti fuori'
Le vittime
Partito: Occhetto 94 D'Alema 98 Veltroni 2001 Fassino 2007 Veltroni PD 2009 Franceschini Bersani Epifani. Renzi, durerà almeno fino al 2018?
Governo: D'Alema, Prodi e Letta.
Ricordiamo i tristi due mesi post-elettorali di Bersani, passati nella speranza che cambiasse qualcosa sul fronte dei grillini passati nell'impotenza decisionale al punto di non riuscire ad esprimere una candidatura interna – e le persone non mancavano – col risultato di dover ricorrere per la seconda Magistratura dello Stato a un esterno, il magistrato Grasso. E poi i franchi tiratori? Dopo quelli su Marini per la Presidenza della Repubblica la colossale imboscata di oltre 100 parlamentari ai danni di Prodi, cosa che ha richiesto il bis di Napolitano e il Governo con Berlusconi.
Cannibalismo vendoliano a parte passiamo ad un apologo istruttivo.
L'apologo
Tempo fa, Plaza de toros di Granada, cinco de la tarde, posti y sombra, vicino alla barrera, vicinissimi all'arena. Un gentiluomo spagnolo, colto, poliglotta, ci illustra le diverse figure, ciascuna delle quali accompagnata da uno specifico brano musicale. Irrompe il toro e l'hidalgo fa notare come, dopo essersi guardato in giro scelga e raggiunga un posto nel quale – dice l'hidalgo – andrà poi a morire. Oggi si direbbe 'leggenda metropolitana', è la reazione, peraltro per educazione inespressa, a questa prospettiva. Lo spettacolo, soprattutto quello del pubblico, va avanti figura dopo figura e con collettivi 'olè'. Poi, proprio sotto di noi, la conclusione tragica. Il matador – quello che uccide – infila la spada dalle parti, diremmo noi, del 'coppino'. Il toro sta per cedere, barcolla, faticosamente si trascina, arriva in quel posto che aveva scelto e stramazza. Il finale vede la folla che chiede l'orecchio, l'alcalde consente, la folla allora chiede anche l'altro, massimo onore per il torero, ma non gli viene dato. Agganciato ai cavalli il toro viene trascinato intorno all'arena per il giudizio del pubblico che si traduce, secondo la bravura, in intensità di applauso.
Vicenda lontana, di quando non solo nell'arena ma neppure in tutta l'Andalusia c'era qualche altro italiano oltre a noi, di tempi cioè lontanissimi, emersa dall'archivio dei ricordi come simbolo di una vicenda recentissima.
Allora
Torniamo indietro, alle elezioni del dopo-Berlusconi. Bersani in piena campagna elettorale è in condizioni di preparare i piani, e di indicare nomi, del suo futuro Governo. I sondaggi sono eloquenti. A palazzo Chigi c'è Monti che ha avuto il compito dal Quirinale di fare il traghettatore, addirittura con, alla vigilia, la nomina a senatore a vita per salvaguardarlo e tenerlo lontano dalle polemiche partitiche. Anzi, con Napolitano a fine mandato, non si sa mai che... Monti parte così, sta andando secondo premesse e piani quando, rinnegando quel che ha detto sino al giorno prima, decide di entrare in politica. Lo hanno convinto, come dirà dopo uno striminzito esito elettorale che vede la scomparsa di Fini ed altri big, e la sopravvivenza per un pelo di Casini. Basta ripercorrere quei momenti con tutti gli arrivi che c'erano stati (Fini, Casini, Rutelli, Pezzotta, le spinte di Luca di Montezemolo, la benevolenza di una serie di ambienti che contano molto. Erano convinti di avere il 20% con il che si sarebbe fatto il centrosinistra ma non a guida Bersani, forse Fini se Monti al Quirinale. La sua discesa in campo sconvolge il quadro. I sondaggi sono impietosi con Bersani che perde consensi ora dopo ora fino alla vittoria di Pirro finale quando ha sì, per via del porcellum, un numero gigantesco di deputati, ma i senatori non bastano. Molti voti da Bersani passano ad un Grillo in ascesa stupefacente. Stupefacente, grazie al voltafaccia di Molti, è anche il recupero di Berlusconi che ha la fortuna di perdere per pochi voti la maggioranza alla Camera (l'avesse avuta si sarebbe trovato in mezzo al guado, impantanato, per mancanza di numeri al Senato) ma di acquisire il potere di interdizione. Le vicende sono note. Il Paese non ha alternative alla 'grande coalizione'. Non piace ma non c'è altro da fare. A condizioni precise ma. Volere o no, sono larghe intese. Il PD, finito in un angolo Bersani, schiera il massimo, il suo numero due, Enrico Letta. E' una persona che piace, sia per l'esperienza che per i modi. Capita, come è successo la settimana scorsa, di vederlo disciplinatamente in fila in una macelleria del Testaccio per comprare, arrivato il suo turno, tre cotolette impanate, oppure, un figlio per mano, andare a piedi a Messa vicino a casa...
E' un'impresa difficile, per certi aspetti titanica. Piove di continuo, giorno dopo giorno, talvolta ora dopo ora. Non acqua ma bastoni fra le ruote. Non ripercorriamo passo passo la vicenda.. Ricordiamo solo che Letta prende come si deve il suo ruolo e comincia a girare le capitali. Non é turismo politico ma la giusta interpretazione del mondo globalizzato. Qui peste e corna, persino dal suo partito. Strali violenti contro la politica del Ministro dell'Economia. In parte inevitabile, per ruolo in presenza delle difficoltà note e dell'esistenza di una vischiosamente aberrante eurocrazia. In parte non proprio, a ulteriore ennesima dimostrazione che i tecnici è bene non farli entrare a Palazzo Chigi per manifesta inadeguatezza. Se il politico non deve mettersi a fare quello che non sa fare ossia il tecnico, specularmente il tecnico non deve fare quello che non sa fare ossia il politico. La maggioranza si riduce e Letta è costretto ad andare avanti perchè di elezioni non se ne parla. Ufficialmente non le vuole Napolitano, e basterebbe. In realtà, al di là delle parole, non le vuole nessuno. Arrivano le primarie del PD. In tanti scrivono che il discorso è chiuso, che Letta va a casa. Non é così. Lo stesso Renzi dice che il Governo può andare avanti se fa le cose che servono. Letta prepara un dossier da portare in Europa ma lo bloccano. Prima la direzione del Partito.
Farisei
Sorvoliamo sul resto. La Direzione appare in tutta evidenza in un ruolo di Corte marziale. Vero che nel documento c'è un passaggio di ringraziamento a Letta per il lavoro svolto ma, come dicono tutte le cronache, non arriva nel migliore dei modi a destinazione perchè il defenestrato premier lo rimanda al mittente con un semplice, tagliente, giudizio: “Farisei”. Per altri il giudizio è terrificante considerando che va alla dirigenza del proprio partito: cinismo.
Idealmente l'hidalgo riemerge, e il suo racconto. Lui, trafitto, si trascina e va a morire. Dove? Dove ne era uscito a suo tempo per fare un servizio al Paese e al suo partito, in quella parte dell'arena dove c'é scritto Via del Nazareno. L'unica differenza è l'orario. Là, a Granada, l'ultima ora del toro era intorno alle 18. In Via del Nazareno succedeva intorno alle 19.
Male per tutti
Torniamo a dire che questa vicenda, cinicamente conclusa secondo alcuni, fariseicamente chiusa secondo Letta, non è solo una sberla in faccia al PD. Sbaglierebbero gli altri partiti, di qualsiasi collocazione, a considerarla tale.
Arriviamo alla staffetta certamente non nel modo migliore. La maggioranza qualche problema lo ha e lo avrà, su doppio fronte. E così, parlando di doppio è il dato che viene da essere duplice l'intesa: una Renzi-Berlusconi per le riforme, un'altra, il contrario, per la gestione governativa.
Se non arrivano significativi risultati in tempo breve si andrà magari al voto ma con la quasi certezza che di male si andrà in peggio. Salvo che...
Salvo che non arrivi un'altra staffetta, Napolitano-Letta.
Fantapolitica? I lettori lo pensino pure.
a.f.
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Aggiungiamo le dichiarazioni pervenute:
Alessandro Alfieri
Pd Lombardia - Segretario regionale
Nel 2010 viene eletto per la prima volta in Consiglio Regionale, riconfermato nel 2013. Attualmente ricopre la carica di Capogruppo del Partito Democratico. Dal 6 giugno 2013 - a seguito della nomina del Segretario regionale Maurizio Martina a Sottosegretario - ricopre l'incarico di Coordinatore politico regionale.
Alessandro Alfieri è il nuovo segretario regionale del PD lombardo
Diana De Marchi: ”Con me la voglia di cambiamento!”
“Il 42,81% delle elettrici e degli elettori delle primarie del PD Lombardo mi ha dato fiducia", smentendo tutte le previsioni” ha dichiarato Diana De Marchi, candidata alla segreteria regionale del PD, a scrutinio completato.
“In uno scenario caratterizzato purtroppo dalla bassa partecipazione, abbiamo ottenuto un grande risultato, frutto di uno straordinario lavoro collettivo ricco di proposte chiare per i cittadini. Qualcuno aveva definito la mia candidatura 'di testimonianza'. Ma quello che ha testimoniato la giornata di oggi è che gran parte del partito chiede un cambiamento importante. Il risultato del 56,27% a Milano e il voto favorevole in altri cinque capoluoghi di provincia ci danno una grande responsabilità, che ci assumiamo".
"Ci impegniamo a portare questa energia direttamente negli organi del partito, dove le nostre parole chiave saranno le stesse di questa meravigliosa campagna: vicinanza agli iscritti e ai cittadini, trasparenza della politica e progetti chiari e coraggiosi".
"Da qui la Lombardia riparte per una stagione nuova. Grazie ai tanti che mi hanno votata e che hanno voluto scrivere questa bella pagina politica".