La Provincia deve restare Ente di primo livello (FPD della UIL)

Riceviamo e pubblichiamo:

"Si fa riferimento al dibattito in corso sul mantenimento della Provincia di Sondrio e di Belluno quale Ente di primo livello, contrariamente a quello che a livello nazionale (governativo) sta venendo avanti.

Spiace rilevare ancora una volta come certe scelte che cadranno dall’alto non potranno che avere ripercussioni assai negative sugli abitanti e sulle istituzioni di Valtellina e Valchiavenna.

In particolare, ci saremmo aspettati che i problemi legati agli assetti istituzionali in sede provinciale facessero parte di un processo di revisione delle presenze sul territorio partendo dai Ministeri (comprese Prefetture, etc.), Province, Comuni, Comunità Montane, Consorzi tra comuni ed Enti di varia natura che condizionano pesantemente i conti dello Stato e delle Regioni.

Il dibattito parte dal Comitato Regionale Programmazione Economica, ovvero CRPE (1969), che cercava di anticipare il processo di decentramento in vista dell’entrata in funzione con le prime elezioni nel 1970 delle Regioni a statuto ordinario, con la fase statutaria e poi, a partire dal 1 aprile 1972, pienezza di funzioni con capacità legislativa  secondo l’articolazione prevista in Costituzione e sulla base della legge finanziaria apposita (relatore alla Camera l’on. Eugenio Tarabini).
I Ministeri avrebbero dovuto snellirsi di molto, in base alle materie trasferite alle Regioni le quali, a loro volta, avrebbero dovuto essere Enti di attività legislativa e alta amministrazione, presupposti poi non rispettati.

Così non fu. Anzi, i Ministeri hanno continuato ad espandersi. Addirittura dopo la soppressione del Ministero dell’Agricoltura per il risultato referendario, novella araba Fenice, è risorto dalle proprie ceneri solo sostituendo la parola agricoltura con ‘politiche agricole e forestali. Kafkianamente venivano trasferite competenze ma non personale e compiti con una situazione peggiorata dalla nefasta modifica del titolo V° della Costituzione che avendo allargato notevolmente l’area della cosiddetta legislazione concorrente” (quella per cui un provvedimento richiede l’approvazione sia del Parlamento che delle Regioni interessate) ha moltiplicato i bastoni fra le ruote nei provvedimenti in itinere.
Negli anni ’70, l’ANCI tentò in più occasioni di riaprire il dibattito istituzionale in chiave autonomistica in relazione, in particolare, alla somma di competenze che erano andate estendendosi nei Comuni. Non se ne fece nulla o quasi d’un lato per oggettive difficoltà politiche, dall’altro per un centralismo che potremmo definire endemico.

I vari Governi e Ministeri (Ministri e Sottosegretari) non hanno fatto in proposito quanto necessario, in quanto, essenzialmente, le linee guida e i provvedimenti sono sempre stati condizionati dalla burocrazia centrale, secondo un malizioso vecchio (e sempre valido) adagio che rappresenta la situazione reale “i Ministri e Sottosegretari cambiano ma i Direttori generali e l’apparato burocratico resta sempre nella pienezza dei propri poteri”.

Oggi, per quanto riguarda il dibattito in corso sulle Provincie, nulla è cambiato.
Invece di discutere sulla ridefinizione del quadro istituzionale secondo il conclamato principio di sussidiarietà resta la resistenza “ministeriale” e quelle, assai interessata, del sottobosco di Enti, società ed altri soggetti presenti sul territorio, nonché quella delle Regioni sulle materie concorrenti si scantona. Con una demagogia sfrontata e perniciosa, si vuole operare solo sulle Provincie, sordi ad autorevoli moniti quale quello della Corte dei Conti per la parte finanziaria, e senza affrontare in concreto i negativi sviluppi dell’eredità che la scomparsa di tali Enti determinerebbe, quasi che la loro trasformazione ponesse fine ad uno sperpero di denaro pubblico. Che non c’è.

Non vi è nulla di più falso!

Si dovrebbe discutere, per esempio, all’interno di un territorio provinciale quale il nostro, di Comunità Montane (5 da noi), di Consorzi di Comuni, di concentrazione di Comuni pur mantenendo una presenza su tutti i rispettivi territori per alcuni servizi indispensabili e concentrando tutto il resto in Comuni con almeno 3-4.000 abitanti ma alla condizione di informare e di coinvolgere le popolazioni interessate evitando di ripercorrere le recenti negative esperienze del Tiranese e della Valchiavenna.

Il Ministro del Rio, che pure ha fatto visita in Provincia di Sondrio, pur lasciando intravvedere – ma a quali condizioni e con quali poteri?!? - destino diverso per Sondrio e Belluno, pur sempre però con una forma di fatto consortile senza la fondamentale elezione diretta eluso i veri problemi. Ora il Governo Renzi si starebbe affrettando a legiferare in via definitiva il passaggio da Enti di primo livello a Enti di secondo livello, posto che ci sia la maggioranza in Parlamento su questo problema.

Che cosa possiamo fare noi?

Non siamo “No Tav”. Le Istituzioni sono Istituzioni e vanno salvaguardate. Intanto in unità d’intenti senza della quale le situazioni si affievoliscono. In secondo luogo aprendo gli orizzonti sul futuro delle nostre Valli, questione energetica al centro.

Non c’è dubbio che se il Parlamento non correggesse il provvedimento oggi Renzi – Del Rio, la situazione da noi, per le caratteristiche di un territorio che si stende su un arco alpino di 200 km, quasi tutti confinanti con quello che di fatto è uno “Stato extracomunitario”, attraversato da oltre 1500 km di corsi d’acqua, ricchezza sinora in gran parte sfruttata fuori provincia, diventerebbe insostenibile in una regione che dovrebbe vedere smistate le competenze fra oltre 1500 Comuni e, centralmente, dovendosi occupare dei problemi di una popolazione una volta e mezzo quella svizzera. Non solo, ma la Regione dovrebbe a sua volta riorganizzare il tessuto istituzionale per le oltre 200 deleghe sinora date alle Provincie lombarde.

Ha da essere tenuto presente quello che, in tempi di crisi ancor più serio, si sente dire da più parti e cioè nella ipotesi che alle promesse non seguano i conseguenti fatti concreti, ritornino, noi contrari, minacce energetiche mai sopite in valle.

Questo come Sindacato che avendo a cuore il bene delle popolazioni di Valtellina e Valchiavenna è disponibile ad ogni iniziativa che vada nel senso indicato".

 

Luigi Mescia, Segretario provinciale UIL FPL
Politica