Tre aquile morte in un anno. L'ultima per colpa del piombo

Torniamo sulle aquile. Ce ne sono, a stima, circa 35 coppie in provincia. In Alta Valle, grazie al Parco, l'osservazione continua consente maggiore precisione. Sono un discreto numero dunque ma nel giro di circa un anno tre sono morte e per ragioni diverse. L'ultima quella trovata il giorno dopo Natale da un gruppo di ragazzi lungo la mulattiera che da Grom porta allo Storile, a circa 1300 metri di quota nel comune di Grosio. Dopo essere stato soccorso dagli agenti del Corpo di Polizia Provinciale, il rapace era stato portato presso il CRAS (Centro di recupero animali selvatici) di Ponte in Valtellina. L'aquila appariva debilitata, disidratata e presentava un’evidente sindrome neurologica, con paralisi degli arti inferiori. La sera stessa del ricovero sono state effettuate le radiografie per valutare l’eventuale presenza di traumi ad organi interni, di fratture o di pallini da caccia per escludere episodi di bracconaggio, che hanno dato esito negativo. In base ai sintomi rilevati, si è quindi ipotizzato che l’animale fosse avvelenato o intossicato in seguito all’ingestione di prede contenenti schegge di proiettili in piombo, ed è stata subito avviata una terapia mirata anche su consiglio dei veterinari dell’Università di Vienna in prima linea nel progetto internazionale di reintroduzione del Gipeto sull’arco alpino.

Nel giro di pochi giorni i campioni di sangue, prelevati al momento dell’arrivo al CRAS e inviati a laboratori specializzati, hanno confermato l’ipotesi dell’avvelenamento, evidenziando una
percentuale di piombo nel sangue molto elevata, pari a circa 5 volte la dose considerata “patologica” per questi animali. Nei giorni successivi l’aquila si alimentava bene e sembrava recuperare le forze. Dopo circa 15 giorni all’improvviso le sue condizioni si sono aggravate. Il rapace ha smesso di alimentarsi e durante la notte è deceduto. Nei giorni scorsi è stata effettuata l’autopsia, presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Sondrio, con il contributo del veterinario Alessandro Bianchi e dei biologi Maria Ferloni (Ufficio faunistico della Provincia) ed Enrico Bassi (esperto di rapaci e consulente del Parco Nazionale dello Stelvio).
Dalle analisi e misurazioni effettuate è emerso che l’aquila era una femmina adulta, di almeno 5 anni di età, quindi in piena età riproduttiva, e pesava poco meno di 4 chili, con apertura alare di 2,16 metri. L’accertamento necroscopico ha rilevato una grave degenerazione epatica e renale, compatibile con gli effetti determinati da intossicazione da metalli pesanti. Sono, inoltre, stati raccolti campioni degli organi interni e delle ossa, che verranno analizzati nel
quadro di uno studio, già in corso da circa tre anni, condotto dal Parco Nazionale dello Stelvio e
dalla Provincia di Sondrio, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico di Sondrio, per valutare la situazione di effettiva intossicazione da piombo nei grandi rapaci necrofagi (Gipeto, Grifone, Avvoltoio monaco e Aquila reale), su scala alpina.

Rischio alto
Questo episodio dimostra quanto sia elevato il rischio di avvelenamento nei rapaci che si
alimentano di animali morti o debilitati, poiché possono ingerire residui di piombo contenuti nelle carcasse degli ungulati abbattuti con proiettili a elevata frammentazione (fino a centinaia di schegge), e in particolare nei visceri, che vengono abbandonati sul posto dai cacciatori,
nonostante il regolamento provinciale preveda già da diversi anni l’obbligo di sotterrarli  proprio per evitare questi rischi.
Per questo motivo la Provincia di Sondrio e il Parco Nazionale dello Stelvio ritengono ormai
imprescindibile l’adozione di provvedimenti efficaci che riducano il rischio di intossicazione, quali in particolare la sostituzione delle tradizionali palle e pallini di piombo con munizioni composte da altri metalli o leghe, obbligo già previsto per la caccia alla piccola selvaggina nelle aree umide delle Zone di Protezione Speciale e anche dal Parco Nazionale dello Stelvio nell’attuale regolamento per il controllo dei cervi nel territorio protetto.

Il piombo
Approfondimento: l’incidenza del Piombo sulla fauna e sulla catena alimentare
Il piombo (Pb) è un metallo tenero, pesante e malleabile e, per queste caratteristiche, è stato
ampiamente utilizzato nel corso della storia dell’uomo per la costruzione di edifici e navi, nei
lavori idraulici, nelle batterie per autotrazione, in leghe metalliche per la saldatura e nei proiettili per armi da fuoco). Il Piombo e i suoi composti sono però nocivi per inalazione, a contatto con la pelle e per ingestione: per tutelare la salute umana, in molti Paesi occidentali, è ormai vietato il loro impiego nella produzione di benzine, vernici e giocattoli. Numerosi studi hanno dimostrato che anche l’utilizzo delle munizioni da caccia contenenti piombo può avere effetti dannosi su molte specie di animali terrestri, sull’ambiente e sulla salute umana. Nella maggior parte degli Stati occidentali è infatti proibito utilizzare proiettili contenenti piombo per la caccia nelle zone umide, poiché gli uccelli acquatici possono intossicarsi ingerendo i pallini sparati, che si depositano sul fondo, e si stanno sempre più diffondendo anche le limitazioni all’uso delle munizioni con piombo per la caccia agli ungulati, sostituite con palle alternative, non tossiche.

Al di là di questa notizia – aggiunge la dottoressa Ferloni - in Valtellina esistono circa 35 coppie di aquile reali, ben distribuite su tutto il territorio provinciale. Una stima comunque approssimativa perché i dati certi riguardano solo l’Alta Valtellina, dove, da anni, si svolge un approfondito monitoraggio di questa specie, particolarmente protetta e di grande valore ecologico e naturalistico, un super predatore in cima alla catena alimentare”. Le cause della morte dell’aquila rinvenuta lo scorso 3 aprile in alta Valmalenco ora sono chiare. Le analisi, infatti, hanno confermato che il rapace, una femmina di 6 anni, è stata attaccata da un altro esemplare.  Viene dunque chiarita definitivamente la vicenda che non aveva mancato di sollevare qualche discussione.
L'altra aquila, quella morta 'in duello'
 “La violenta artigliata – spiega una nota della Provincia di Sondrio – le ha bucato lo sterno e l’addome, causandole un ampio ematoma muscolare. Erano poi presenti anche altre ferite, dalla regione temporale di sinistra alla mandibola, sulla palpebra e a livello delle coane, compatibili anch’esse con un attacco intraspecifico o con la successiva caduta al suolo.
 Il rapace, ormai privo di vita, era stato avvistato da uno scialpinista impegnato in un’escursione sull’alpe Pirlo in Valmalenco a circa 1600 metri di quota. L’escursionista aveva subito informato la Polizia Provinciale. Sul posto si era recato il Commissario Aggiunto Giorgio Gusmerini che ha provveduto a recuperare il predatore portandolo presso la sede del Comando dove il Tecnico Faunistico della Provincia, Maria Ferloni, ha proceduto ad una serie di esami e accertamenti preliminari.

La terza, vittima dell'alta tensione
Un esemplare di aquila reale è finito sabato contro i cavi dell’alta tensione di una località dell’Alta Valtellina. Nell’incidente il rapace ha tranciato due dei cavi ed è morto folgorato.
 Secondo quanto riportano i giornali locali, l’incidente si è verificato ad Arnoga, località di Valdidentro, comune dell’Alta Valtellina posto tra Livigno e Bormio. L’aquila è finita contro i cavi dell’alta tensione vicino ad un nucleo di case.
 L’animale ha tranciato due dei quattro cavi ed è rimasto folgorato, morendo sul colpo.
L'aquila reale
L'aquila reale (Aquila chrysaetos (Linnaeus, 1758)) è un uccello appartenente alla famiglia Accipitridae, presente in Eurasia, Nordamerica e Nordafrica in una una dozzina di specie. Essendo quella più comune è diventato il rapace per antonomasia e finisce per essere chiamata molto spesso semplicemente aquila. 

Red