Il dottor Guido Menozzi e la comunità di Alomar
Una grande lezione di didattica, prima che di medicina, quella del dottor Guido Menozzi, immunoreumatologo dell'Unità Operativa semplice di Reumatologia dell'Ospedale di Sondrio, presso la sala Vitali del Creval. Non una tediosa relazione ex cathedra, ma un dialogo maieutico di grande efficacia. Un incontro su “I farmaci nelle malattie reumatiche” organizzato da Alomar, l’associazione lombarda malati reumatici, retta da un forte ed coeso nucleo di soci, capitanati dall’entusiasmo contagioso di Silvia Valsecchi. Abilmente, il dottor Menozzi ha saputo arringare l’uditorio invitandolo ad una costruttiva e catartica chiacchierata sul tema dei farmaci, proprio per dissipare dubbi, chiosare sull’efficacia della farmacopea moderna ufficiale accanto a quella alternativa ed evitare “topoi” sclerotizzati dell’opinione comune. “Occorre migliorare il rapporto medico-paziente superando i muri del ruolo, tenendo conto che la cronicità fa dei reumatici dei malati “particolari” con cui si intende dialogare tramite uno sportello informatico interattivo che possa coinvolgere vari specialisti di settore”, ha detto Menozzi aprendo uno spiraglio di luce sul disarmo della solitudine di tanti malati reumatici. Ed è subito assalto all’arma bianca con una raffica di domande a cui l’immunoreumatologo risponde con pacata e sicura competenza e quella determinata amabilità che lenisce ogni dolore. Domanda principe, naturalmente, è sulla paura del farmaco che Menozzi esorta a non demonizzare, ma a guardarlo come una via terapeutica per sfuggire alle maglie oppressive della sofferenza. Altra richieste pressanti, quelle legate ai famaci biologici, omeopatici e biosimilari, a quella categoria di “generici” non totalmente assimilabili o efficaci, forse, quanto quelli sperimentati dalla grandi case. Poi si è entrato nello specifico della “fibromialgia”, del “Tachidol”, dell’”Illiprost”, della “Cox 2 e 1”, giungendo alla lapalissiana certezza che non esiste ancora alcun farmaco miracoloso, poi il terreno scivola inesorabilmente sull’uso degli antibiotici e degli antinfiammatori. Fino all’uso dei derivati della morfina per combattere il cuore nero del dolore che atterra. Il dialogo aperto a più voci è ormai entrato nel vivo e si è aperta una breccia nel muro di gomma che isola il paziente dal suo medico. Menozzi ha tracciato una via. E il miracolo si è già compiuto. Per Alomar grande capacità di sorridere per combattere sugli steccati della vita, nonostante tutto, attraverso spettacoli divertenti come “..Tata polver per en stech”, lo spettacolo dialettale di Anna Gaburri messo in scena dall’Associazione “La Sbrega” presso il teatro Vittoria di Ponte, e quello originalissimo del prossimo 15 marzo a Piateda con “Mascheriamo i dolori”, un carnevale in grande allegria, tra giochi, animazione, una buona cenetta e tanta musica da ballo.