'Autonomia di Valtellina e Valchiavenna' in pista

Critiche e proposte. Incontri collaborativi con trentini e bellunesi. Nostra nota

Riceviamo e pubblichiamo non senza integrare con una osservazione: il disegno complessivo con le soppressioni istituzionali in vista e il tentativo di ridimensionare le Regioni è una pur legittima, anche se non condivisibile, impostazione tecnocratica nel suo, di fatto, rigido centralismo. Lo Stato accentra, non decentra e, per quel che ci riguarda, non dà nulla. Si legga la legge Del Rio: non dà, 'dice alle Regioni di dare' ma quello che la Regione, per noi, doveva dare quasi tutto ce lo ha già dato. Sbagliamo? Speriamo vivamente di sbagliare... (frizziero)

Riteniamo che, dal momento che le proposte concrete in favore delle nostre valli tardano ad arrivare e che i politici locali si sono dimostrati incapaci di fare sistema, si debbano attivare nuove energie per la salvaguardia del nostro territorio e della sua specificità.
Il fine del movimento politico culturale Autonomia di Valtellina e Valchiavenna, nato nel 2011 ma formalizzato soltanto sul finire del 2013, è di perseguire l’Autonomia, sul modello delle autonomie speciali esistenti nell’arco alpino in Friuli, Trentino Alto Adige/Südtirol, e Valle d’Aosta.
Riteniamo che per ragioni storiche, morfologiche, economiche e sociologiche anche la Valtellina e Valchiavenna possano ambire allo stesso status.
Per raggiungere questo scopo abbiamo da tempo avviato un proficuo dialogo con i movimenti autonomisti trentini e con il BARD (movimento autonomista bellunese-Regione Dolomiti).
Dopo lo svuotamento delle Province con la legge Delrio e l’abolizione dell’ente di primo grado (con rappresentanti eletti direttamente dai cittadini) si corre il rischio che i nuovi “enti territoriali di area vasta” divengano delle scatole vuote, delle riunioni di sindaci senza effettivi poteri, senza competenze definite e senza possibilità di esercitarle. Per quanto riguarda il caso di Sondrio, il riconoscimento di ente territoriale di Area vasta interamente montano confinante con Paese estero come previsto nella legge Delrio rappresenta da un lato un’opportunità, dall’altro a nostro parere, senza un chiarimento, una ridefinizione, dei correttivi e un ancoraggio stabile nella Costituzione, rischia di rimanere un’enunciazione di principio in una legge ordinaria, pertanto abrogabile, emendabile e facilmente stravolgibile.
Dalla riforma del “Titolo V” come pianificata dal Governo emerge un impianto centralista, in cui gli enti inferiori alle Regioni sono fortemente ridimensionati e diversi poteri della periferia (delle Regioni stesse) tornano al centro (allo Stato). Nella bozza di testo così come depositata sono specificate come articolazioni dello Stato le Regioni, i comuni e le città metropolitane, mentre gli enti di area vasta (nemmeno quelli interamente montani e confinanti cioè Sondrio, Belluno e Verbano Cusio Ossola) non sono nominati.
Dal punto di vista delle competenze, particolarmente preoccupante ci pare il passaggio della materia ‘energia’ da competenza concorrente tra Stato e Regione a materia esclusivamente statale: in concreto, è fortemente a rischio per Valtellina e Valchiavenna l’acqua: l’intera gestione delle derivazioni, delle concessioni e dei canoni idrici passerebbe a Roma, non lasciando al territorio la possibilità di governare un fenomeno cruciale dal punto di vista sia del rispetto ambientale e di tutela del paesaggio sia del risvolto economico.
A nostro parere deve essere proprio l’ente territoriale montano, e non come oggi la Regione, ad avere competenza e gestione dei fondi e delle autorizzazioni a riguardo, anche per dare delle risorse alla pretesa “specificità”.
A fronte della riforma l’unica reazione registrata tra i  politici locali è quella del Senatore Mauro del Barba del PD, che ha presentato, unitamente ad alcuni colleghi di partito e ai parlamentari autonomisti, tre emendamenti tesi a riconoscere in Costituzione l’eleggibilità diretta per i territori di Sondrio, Verbania e Belluno di Presidente e di Consiglio dell’ente di area vasta e di riconoscere in Costituzione particolari condizioni di autonomia agli stessi enti di area vasta interamente montani e confinanti con paesi esteri.
Si tratta di un punto di partenza necessario ma a nostro parere non ancora sufficiente, perché servono aggiunte e alcuni correttivi che rendano la proposta più coerente all’impianto costituzionale, resistente alla mutevolezza della politica italiana e funzionale e soprattutto serve stabilire un legame forte tra il territorio e la competenza sull’acqua e l’energia.
Si tratta di richieste a nostro parere irrinunciabili se si vuole continuare a parlare di identità territoriale di Valtellina e Valchiavenna.
Come Autonomia di Valtellina e Valchiavenna abbiamo formalizzato una proposta che abbiamo condiviso con il BARD e con il PATT (Partito Autonomista Trentino Tirolese) in una riunione avvenuta lo scorso 19 giugno a Pergine Valsugana tra rappresentanti dei tre movimenti, si è registrata una totale convergenza coi bellunesi e un forte interessamento da parte dei trentini, con il Senatore Franco Panizza che si è dimostrato più che possibilista sul sostegno del gruppo delle Autonomie alle nostre proposte, che di seguito elenchiamo brevemente.

1) Concessione del medesimo rango di ente territoriale dei comuni, delle città metropolitane e delle Regioni anche per gli enti di area vasta, con territorio esclusivamente montano e confinanti con Paesi stranieri;
2) Per dare forza costituzionale all’ente di area vasta, con territorio esclusivamente montano e confinanti con Paesi stranieri, sarebbe molto positivo vedere in Costituzione l’elenco dei territori per i quali è previsto questo ente (Sondrio, Belluno e Verbano Cusio Ossola);
3) Riconoscimento all’ente di area vasta, con territorio esclusivamente montano e confinanti con Paesi stranieri, di condizioni particolari di autonomia (emendamento autonomisti e del senatore Mauro del Barba);
4) Riconoscimento all’ente di area vasta, con territorio esclusivamente montano e confinanti con Paesi stranieri, di condizioni particolari di autonomia, anche per quanto riguarda l’elezione degli organi di governo (emendamento autonomisti e del senatore Mauro del Barba);
5) Riconoscimento all’ente di area vasta, con territorio esclusivamente montano e confinanti con Paesi stranieri, della competenza amministrativa al rilascio delle concessioni per la derivazione, all’utilizzazione delle acque pubbliche e alle risorse derivanti dal pagamento dei canoni demaniali;

Chiediamo ai cittadini della Valtellina e Valchiavenna, alla società civile, alle categorie produttive  e sociali di fare proprie queste nostre idee e di volerle portare avanti per il bene delle nostre valli e con l’obiettivo di una reale autonomia. Chiediamo inoltre alle forze politiche, ai parlamentari locali, agli amministratori di ogni colore e di ogni livello di prendere posizione su questa proposta, per sapere se potrà contare, oltre che sull’appoggio degli amici autonomisti di Trento, Bolzano e Belluno anche del corale e convinto sostegno di tutti coloro che sono impegnati nella gestione della cosa pubblica.
Il Presidente  Andrea Mostachetti, il Garante Alfio Romeri e in nome e per conto dell'intero consiglio i consiglieri Antonio Muraca e Maurizio Zucchi. 

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