Com'è triste Sondrio / soltanto un anno dopo
Ogni anno la tradizione vuole che per il ponte di S. Ambrogio si faccia ritorno a casa. Si fa rifornimento di ossigeno per tirare prima Natale e poi la Befana prima di riprendere le lezioni.
Pensavamo di trovare il clima festoso prenatalizio. Una delusione. Un po' di luminarie, belle ma fredde. Un albero spelufito davanti al bar dei Volontè in una piazza animata solo dal pattinaggio. Fa più bella figura quello lì vicino davanti al nuovo ristorante. Poche vetrine addobbate. Poca gente in giro in contrasto con l'affollatissimo Iperal di Castione. Tempo fa un Presepio ricordava cos'è il Natale. Il Comune metteva in piazza la casetta postale per ricevere le lettere a Gesù Bambino. Sparita: anche a Sondrio è arrivato l'ossequio agli islamici e la messa in cantina dei simboli cristiani? Non parliamo di Piazza Campello. Una volta il grande albero illuminato e addobbato era da solo segnale di festa. Oggi la piazza è un mortorio la cui desolazione è accentuata da quegli scheletri a fianco della Chiesa, rami d'albero, che completano la scena.
Fa tenerezza quel Babbo Natale di cartapesta davanti a quello che era il mobilificio Sampietro davanti all'allora Albergo Alpina, solitaria espressione della nostalgia di tempi che furono.
Con Aznavour, sostituisco Venezia con quella che, anche se via, resta la mia città: “Com'è triste Sondrio / soltanto un anno dopo // com'è triste Sondrio / se non si ama più”.
Un ex sondrasco che nel cuore resta sondrasco. Sondrasco triste