Soppressione Prefettura, UIL contrarissima
Sondrio, 21 settembre 2015
Agli Organi di informazione provinciali Loro Sedi (con preghiera di pubblicazione)
OGGETTO: Netta opposizione della Camera sindacale provinciale della UIL al trasferimento dell’Istituzione “PREFETTURA” di Sondrio a Bergamo.
Si trasmettono, in allegato, le nostre valutazioni sulla proposta governativa di accorpare la Prefettura di Sondrio con quella di Bergamo. Ci siamo permessi di fare alcune considerazioni sul territorio al fine di supportare le conclusioni alle quali siamo giunti e di poter meglio trarre una proposta surrogata da fatti certi.
IL SEGRETARIO TERRITORIALE Il Segretario UILPA Il Segretario UIL FPL
F.to Vittorio Giumelli F.to Piero Greco F.to Luigi Mescia
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Il Governo ha proposto, il Parlamento approvato, e il Presidente della Repubblica promulgato, uno status particolare per le Province “interamente montane e confinanti” fra cui Sondrio.
A questo riconoscimento la proposta di accorpamento si contrappone vistosamente con ampio deficit di buon senso oltre ad impreparazione e incompetenza.
Il contesto territoriale nel quale si cala, per chiamare con il nome giusto, la soppressione della Prefettura e dei vertici provinciali degli altri Dipartimenti del Ministero dell'Interno (Affari interni e territoriali; Pubblica sicurezza; Libertà civili ed immigrazione; Vigili del fuoco, soccorso pubblico e difesa civile; Amministrazione generale, politiche del personale ) il provvedimento. I sindacati nazionali Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa, hanno subito chiesto un incontro urgente al ministro dell'Interno, Angelino Alfano. «In un momento di massima emergenza in materia di gestione dell'immigrazione e della sicurezza – hanno sottolineato - il governo pensa di chiudere 23 prefetture. Un arretramento inaccettabile dello Stato dal territorio, che rischia di lasciare nel caos cittadini e lavoratori». Lo strumento scelto, un Regolamento, oltre ad invadere da parte della Ministra Madia la competenza del Ministero dell'Interno, interviene strutturalmente su una materia delicata come i baricentri decisionali. Questo senza la minima consultazione sindacale e politica sulle scelte a monte e su quelle che hanno portato alla soppressione di 23 Prefetture.
Sicuramente non è stato considerato l'elemento fondamentale, ovvero il territorio. Eppure si pensi che il Regno d'Italia in sede di prima organizzazione statuale non ebbe alcun dubbio a istituire la Regia Prefettura di Sondrio, dr. Papa Cav. Federico nel 1861 primo Prefetto, nonostante Sondrio fosse allora un borgo di soli 3000 (tremila) abitanti circa, saliti poi per via degli Uffici statali in una decina di anni a 3527 (dato ufficiale riportato da “The Bijou Gazetter if The World” edito a Londra nel 1883.
50 km in comune? Si, ma...
50 km di confine insieme, sì tanti MA TUTTI OCCUPATI DA UNA CATENA MONTUOSA IMPERVIA, nota come PREALPI, e, nello specifico ALPI OROBIE, a quote comprese TRA 2000 E 3000 METRI.
UN SOLO PASSO CONGIUNGE LE PROVINCE DI SONDRIO E BERGAMO percorribile però SOLO D'ESTATE partendo dai 300 metri slm di Sondrio salendo ai 1985 frane permettendo, e poi ridiscendendo ai 249 di Bergamo Espertissimi di fuori strada possono avventurarsi anche sul Passo di Dordona (m. 1930) ma anche lì solo d'estate. Le vie di accesso a Bergamo passano soltanto o dalla provincia di Lecco o dalla provincia di Brescia via Passo dell'Aprica
Km e tempi per arrivare in Prefettura
Chi dovesse raggiungere la Prefettura accorpata di Bergamo si troverebbe a dover percorrere le seguenti distanze (fra parentesi quelle attuali per venire alla Prefettura di Sondrio) tenuto conto che il solo Comune di Aprica ha la via più breve, sia pur di poco, tramite la Valcamonica (Brescia): Dati da Via Michelin:
Da Livigno 199 km (105) 4 ore e 15 minuti (via Passo Aprica)
Da Livigno 224 km (105) 4 ore e 58 (via Lecco)
Da Bormio 175 km (67) 3 ore e 32 ((via Passo Aprica)
Da Bormio 186 km (67) 3 ore e 55 (Via Lecco)
Da Sondrio 119 km (-) 2 ore e 29 (Via Lecco)
Da Morbegno km 94 (25) 1 ora e 56 (Via Lecco)
Da Chiavenna km 103 (63) 2 ore e 11 (Via Lecco)
S'intende, Signor Ministro, per sola andata e per tutti e 78 Comuni. C'è da presumere che i compilatori della orripilante proposta di accorpamento non conoscano la geografia oltre che il buon senso.
200 km di confine extracomunitario
Si è vista in precedenza la situazione dei confini della provincia di Sondrio, non ancora quella del confine nord. Ebbene si tratta di UN ARCO ALPINO DI CIRCA 200 KM che parte dalle Alpi Lepontine e prosegue con le Retiche sino, per luoghi familiari, allo Stelvio e al Lago di Livigno tutto a quote alte sino ai 4000 metri. OLTRE QUEI 200 KM C'È UN PAESE EXTRACOMUNITARIO, LA SVIZZERA; DI QUA DUNQUE L'EUROPA. Passi carrabili sui 2000 metri e oltre sui due versanti: Spluga, Maloia, Forcola, Bernina, Santa Maria, Stelvio, Foscagno, Eira. Ferrovia UNESCO Tirano-S.Moritz.
CONTROLLO SU TUTTA QUESTA ZONA DA BERGAMO ?
Il problema dei baricentri decisionali è fondamentale. Uno degli esempi possibili: si riunisce il Comitato per la sicurezza e l'ordine pubblico in quel di Bergamo. I due contesti sono profondamente diversi e vengono a mancare quelle sensibilità di comportamenti ma anche di comprensione dei fenomeni interessanti una comunità distribuita su un vasto territorio. Non è la stessa cosa avere domani un commissariato di Polizia al posto della Questura; tre Compagnie di Carabinieri (le due attuali più Sondrio) al posto del Comando, un Distaccamento anzichè il Comando dei Vigili del Fuoco, una struttura subordinata a Bergamo per la Protezione Civile. Per ora. Dopodomani aggiungendo la stessa cosa per tutti gli altri Uffici statali e, ai fini della sicurezza, aggiungendo anche la dissoluzione delle Polizie provinciali e la cancellazione del Corpo Forestale dello Stato.
La scelta di accorpare Sondrio a Bergamo è illuminante della superficialità con la quale è stato affrontato il problema fra l'altro senza nessuna consultazione che avrebbe evitato una figuraccia a chi ha firmato il provvedimento.
Carriera prefettizia: Prefetto, 2 Viceprefetti ed uno aggiunto. Personale contrattualizzato; 2 area funzionale I - 30 a.f. II -- 18 a.f.III
Dalla Spending Rewiev la notizia che dal provvedimento si prevede un risparmio di un milione per ogni prefettura soppressa. La storia dei polli di Trilussa vista la modestia della consistenza della Prefettura di Sondrio: Carriera prefettizia: Prefetto, 2 Viceprefetti ed uno aggiunto. Personale contrattualizzato; 2 area funzionale I - 30 a.f. II -- 18 a.f.III. In tutto 54 persone. Analogamente per gli altri soggetti sopprimendi. Al di là della statistica non si mette in conto il costo diretto per chi dovrebbe fare riferimento a Bergamo e quello indiretto per l'allontanamento, in altra realtà, dei baricentri decisionali.
Breve storia delle “Prefetture”.
Epoca pre-unitaria
Medaglia coniata in occasione del Bicentenario dell'istituto prefettizio (1802-2002) a cura dell'Associazione nazionale funzionari dell'amministrazione civile dell'Interno (ANFACI)
La figura del prefetto venne introdotta in Italia durante il dominio napoleonico, con decreto del 6 maggio 1802, quale sistema di organizzazione dei poteri locali piramidale-gerarchico, che rispecchiava quello francese: il territorio era ripartito in dipartimenti, distretti, cantoni (a soli fini elettorali) e comuni.
Al dipartimento era preposto un prefetto, nominato dal ministro dell'interno, al distretto un sottoprefetto e al comune il sindaco, che era al contempo organo esponenziale dell'ente e delegato del Governo (secondo un modello vigente ancora oggi in Francia, in Italia e in altri paesi con ordinamento giuridico "latino").
Il prefetto era affiancato da due luogotenenti (uno per gli affari amministrativi, e l'altro per gli affari legali e di polizia) e da un segretario generale che formavano il consiglio di prefettura.
Con la caduta di Napoleone e la restaurazione dei precedenti ordinamenti monarchici, il nuovo sistema di organizzazione amministrativa fu generalmente mantenuto, essendosi rivelato efficiente. Così fece anche il Regno di Sardegna che, con la legge comunale e provinciale n. 3702 del 1859, divise il territorio in province con a capo un governatore provinciale, circondari con a capo un intendente e comuni con a capo il sindaco; con il regio decreto n. 250 del 1861 la denominazione del governatore provinciale fu mutata in prefetto e quella dell'intendente in sotto-prefetto.
Regno d'Italia]
Con l'Unità d'Italia del 1861, la legislazione piemontese fu poi estesa a tutto il territorio nazionale con la legge 20 marzo 1865, n. 2248, allegato A. Secondo l'art. 3 di detta legge: "Il Prefetto rappresenta il potere esecutivo in tutta la provincia; esercita le attribuzioni a lui demandate dalle leggi, e veglia sul mantenimento dei diritti dell'autorità amministrativa elevando, ove occorra, i conflitti di giurisdizione ...; provvede alla pubblicazione ed alla esecuzione delle leggi; veglia sull'andamento di tutte le Pubbliche Amministrazioni, ed in caso d´urgenza fa i provvedimenti che crede indispensabili nei diversi rami del servizio; sopraintende alla pubblica sicurezza, ha il diritto di disporre della forza pubblica, e di richiedere la forza armata; dipende dal ministro dell'Interno, e ne eseguisce le istruzioni".
Inoltre il prefetto presiedeva la "deputazione provinciale", organo corrispondente all'attuale giunta provinciale, presidenza che perse nel 1889 per assumere quella della "giunta provinciale amministrativa".
L'ampiezza dei poteri attribuiti dalla norma è illuminante sui motivi per i quali, in tutto il periodo cosiddetto liberale della storia unitaria italiana, la figura del prefetto rivestì una primaria importanza, tanto che Gaetano Salvemini definì questo periodo "prefettocrazia" e un giurista dell'epoca (Giuseppe Saredo) ebbe a dire: «Ogni prefetto è un ministro nella provincia che governa». D'altra parte, sebbene mai sancito ufficialmente, si riteneva che il prefetto avesse, tra gli altri obblighi, quello di guadagnarsi l'appoggio dei poteri e dei notabili locali.
I prefetti erano nominati e trasferiti con decreto reale, su deliberazione del Consiglio dei ministri adottata su proposta del ministro dell'Interno. Il Governo poteva assumere tali decisioni con la più ampia discrezionalità, anche perché nessun requisito era prescritto per la nomina.
Fino alla fine del XIX secolo alcuni prefetti, specie quelli dei capoluoghi più importanti, erano scelti tra eminenti uomini politici (i cosiddetti "prefetti politici") mentre quelli delle sedi minori erano solitamente funzionari provenienti dalla carriera prefettizia (consiglieri di prefettura o sotto-prefetti) ed erano perciò detti prefetti amministrativi o "di carriera". L'uso di nominare prefetti politici si ridusse notevolmente a partire dall'inizio del secolo XX. Secondo l'art. 33 n. 17 dello Statuto albertino i prefetti, dopo sette anni dalla nomina, potevano essere nominati senatori e poteva accadere che un prefetto continuasse a svolgere le sue funzioni anche dopo la nomina alla camera alta.
Epoca fascista
L'art. 3 del Regio decreto 1 del 1927 soppresse le sottoprefetture e ne trasferì le attribuzioni alle prefetture.
In epoca fascista i prefetti furono uno degli strumenti di cui si avvalse Mussolini per la politica di centralizzazione e rafforzamento del potere esecutivo. Il ruolo del prefetto fu, quindi, ulteriormente rafforzato e il regime si servì di istituti quali il collocamento a riposo per ragioni di servizio o il collocamento a disposizione allo scopo di allontanare i prefetti sgraditi.
D'altra parte, se non mancò il ricorso alla nomina di prefetti politici, tratti dalle file del Partito Nazionale Fascista (dei 332 prefetti nominati nel ventennio, 102 erano di provenienza politica), nel 1937 fu stabilito il limite, tuttora in vigore, di 2/5 dei posti in organico per la nomina dei prefetti non di carriera, con l'intento di arginare le pressioni provenienti dal partito per l'occupazione dei posti prefettizi.
A livello provinciale non furono infrequenti le tensioni tra i prefetti e i massimi dirigenti locali del PNF, i segretari federali (più noti come "federali"), sebbene una circolare di Mussolini del 1927 avesse ribadito che il prefetto doveva considerasi la prima autorità locale. Tali contrasti vennero risolti dal duce solo durante la Repubblica Sociale Italiana, allorquando trasformò la carica prefettizia in quella del Capo della Provincia alla quale, sul modello di quella del Capo del Governo, ogni altra figura amministrativa o partitica avrebbe dovuto sottoporsi. Tale riforma tuttavia, essendo stata emanata da un governo illegale operante su solo una parte del territorio nazionale, non entrò mai stabilmente nell'ordinamento giuridico, e decadde automaticamente ab initio al momento della Liberazione.
Epoca repubblicana[modifica | modifica wikitesto]
La Costituzione repubblicana del 1948 non nomina in alcun articolo il prefetto, perché in seno all'Assemblea costituente non si raggiunse l'accordo circa il mantenimento di questa figura, mentre aveva previsto un organo per certi versi analogo a livello regionale: il commissario del governo. Anche i commissari del governo erano tratti dalla carriera prefettizia, anzi, secondo una prassi invalsa, la titolarità dell'ufficio fu attribuita allo stesso prefetto del capoluogo regionale. Il commissario del governo è stato soppresso dalla riforma costituzionale del 2001, che ha attribuito alcune delle sue funzioni al prefetto del capoluogo di regione, in qualità di rappresentante dello Stato per i rapporti con il sistema delle autonomie.
Lapide del 1862 in onore del prefetto Pietro Magenta, nel cortile di palazzo d'Accursio a Bologna
Già Luigi Einaudi, in un articolo dal titolo Via il Prefetto!, pubblicato nel 1944 sotto lo pseudonimo di Junius, analizzando la realtà accentratrice dello Stato italiano, modellato su quello francese, aveva proposto l'abolizione dei prefetti.
Negli anni successivi il dibattito sull'opportunità di mantenere questa figura proseguì, con le voci contrarie provenienti per lo più da parti politiche avverse al centralismo: movimenti e partiti autonomisti ma anche di estrema sinistra.
Con le grandi riforme del sistema amministrativo italiano degli anni novanta del XX secolo, la figura trovò la sua conferma definitiva, con l'inserimento organico nel nuovo sistema organizzativo dello Stato, pure a fronte di una forte enfasi sul "federalismo".
Il prefetto divenne, allora, una figura carica di ricordi e significati centralisti se non autoritari, un "ambasciatore in Patria", cioè il referente dello Stato in una periferia sempre più autonoma rispetto al centro.
Oggi, pur avendo perso il potere che ricopriva durante il Regno d'Italia, il prefetto è rimasto un punto di riferimento istituzionale, anche sotto il profilo della tutela dei diritti di cittadinanza e interviene di fronte a problemi gravi o calamità naturali, spesso a prescindere dalle competenze formali.
Negli anni più recenti è altresì emersa la tendenza a sottolineare lo spirito di corpo anche attraverso l'adozione di simboli formali, come il distintivo e il riconoscimento ecclesiastico di un santo patrono: sant'Ambrogio, che fu praefectus dell'Impero Romano e si celebra il 7 dicembre. Si possono ricordare anche le celebrazioni del bicentenario dell'istituto prefettizio nel 2001, la prassi ormai consolidata della presentazione al Presidente della Repubblica dei consiglieri neoassunti al termine del periodo di prova, e la presenza pressoché costante dello stesso Presidente all'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola superiore dell'Amministrazione dell'Interno.
Attribuzioni
Il prefetto dipende gerarchicamente dal ministro dell'Interno, ma il Presidente del Consiglio dei ministri e gli altri ministri, nell'esercizio del potere di indirizzo politico-amministrativo, possono emanare apposite direttive ai prefetti. Il prefetto è preposto a un ufficio complesso che fino al 1999 era denominato prefettura; l'art. 11 del D. Lgs. n. 300/1999 ne ha mutato il nome in "ufficio territoriale del Governo" (UTG); il nome è stato ulteriormente mutato dall'art. 1 del D. Lgs. n. 29/2004 in prefettura - ufficio territoriale del Governo. A ciascuno di questi uffici sono assegnati vice prefetti e vice prefetti aggiunti, preposti alle unità organizzative in cui si articolano (ufficio di gabinetto, aree funzionali ecc.); inoltre, a un vice prefetto (detto vice prefetto vicario) sono attribuite le funzioni vicarie del prefetto.
La prefettura - ufficio territoriale del Governo è organo periferico del Ministero dell'Interno, ma svolge funzioni di rappresentanza generale del governo sul territorio. Secondo l'art. 11 del D. Lgs. n. 300/1999 la prefettura-UTG, ferme restando le proprie funzioni (attribuite nel tempo da molteplici norme di legge), assicura l'esercizio coordinato dell'attività amministrativa degli uffici periferici dello Stato e garantisce la leale collaborazione di tali uffici con gli enti locali. Nell'esercizio di queste funzioni di coordinamento, il prefetto può richiedere ai responsabili delle strutture amministrative periferiche dello Stato l'adozione di provvedimenti volti a evitare un grave pregiudizio alla qualità dei servizi resi alla cittadinanza, anche ai fini del rispetto della leale collaborazione con le autonomie territoriali. Inoltre, nel caso non vengano assunte nel termine indicato le necessarie iniziative, il prefetto, previo assenso del ministro competente per materia, può provvedere direttamente, informandone preventivamente il Presidente del Consiglio dei ministri.
Nell'esercizio delle predette funzioni di coordinamento il prefetto è coadiuvato da una conferenza provinciale permanente, da lui presieduta e composta dai responsabili di tutte le strutture amministrative periferiche dello Stato che svolgono la loro attività nella provincia nonché da rappresentanti degli enti locali. Il prefetto titolare della prefettura-ufficio territoriale del governo nel capoluogo della regione è altresì coadiuvato da una conferenza permanente composta dai rappresentanti delle strutture periferiche regionali dello Stato, alla quale possono essere invitati i rappresentanti della regione.
Quale autorità provinciale di pubblica sicurezza, il prefetto ha la responsabilità generale dell'ordine e della sicurezza pubblica nella provincia, e sovraintende all'attuazione delle direttive emanate in materia; assicura unità di indirizzo e coordinamento dei compiti e delle attività degli ufficiali e agenti di pubblica sicurezza; dispone della forza pubblica e delle altre forze eventualmente poste a sua disposizione e ne coordina le attività (art. 13 della L. 121/1981).
Nello svolgimento di queste funzioni è affiancato da un organo ausiliario consultivo, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Fino alla riforma prevista dalla legge n. 181/1981 dal prefetto dipendeva gerarchicamente il questore.
Un ruolo importante è rivestito dal prefetto per quel che riguarda i rapporti tra Stato e autonomie locali, di cui assicura il regolare funzionamento: può sospendere temporaneamente dal loro ufficio i sindaci, i presidenti delle province, i presidenti di consorzi e comunità montane, i consiglieri, gli assessori e i presidenti dei consigli circoscrizionali quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico, in attesa che il Ministro dell'interno disponga la loro rimozione, se sussistono motivi di grave e urgente necessità; può avviare la procedura per lo scioglimento del consiglio comunale o provinciale e l'invio di un commissario e, nell'attesa del decreto di scioglimento, sospendere il consiglio stesso; può inoltre disporre ispezioni per accertare il regolare funzionamento dei servizi di competenza del sindaco quale ufficiale del governo e, ove il sindaco o chi ne esercita le funzioni non adempia ai relativi compiti, può nominare un commissario per l'adempimento delle funzioni stesse. Le funzioni di commissario straordinario, presso gli enti locali (province, comuni, aziende sanitarie, ecc.) i cui organi di governo sono stati sciolti, sono svolte da funzionari della carriera prefettizia.
Il prefetto ha responsabilità anche in materia di Protezione civile. Infatti, secondo l'art. 14 legge 24 febbraio 1992, n. 225, predispone il piano per fronteggiare l'emergenza su tutto il territorio della provincia e ne cura l'attuazione, assume la direzione unitaria dei servizi di emergenza da attivare a livello provinciale, coordinandoli con gli interventi dei sindaci dei comuni interessati, e adotta tutti i provvedimenti necessari ad assicurare i primi soccorsi.
Secondo l'art. 54 del D. Lgs. n. 267/2000 (Testo unico dell'ordinamento degli enti locali) il prefetto ha il potere di adottare, con atto motivato e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico, provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana, ove non vi provveda il sindaco. Analoghi provvedimenti possono essere adottati dal prefetto, in caso di urgenza o grave necessità pubblica, se indispensabili per la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica (art. 2 del regio decreto n. 733/1931, Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza), nonché nell'ambito delle funzioni di protezione civile quando, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, opera quale delegato del presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro per il coordinamento della protezione civile (art. 14 della legge n. 225/1992).
Tra gli altri compiti, il prefetto svolge attività di mediazione nelle vertenze di lavoro e di garanzia dei servizi pubblici essenziali e irroga sanzioni amministrative per diverse categorie di illeciti depenalizzati (cioè illeciti che erano penali che il legislatore, per snellire l'attività dei tribunali, ha assoggettato a sole sanzioni amministrative pecuniarie) in materia di circolazione stradale, assegni bancari, telecomunicazioni, ecc.
Nell'esercizio delle sue funzioni il prefetto adotta provvedimenti amministrativi, solitamente in forma di ordinanza o decreto.