Il problema finanziario dei Comuni
 Signor Presidente, colleghi Amministratori;
 siamo alla XXa assemblea, un giubileo che ricorre a 102 anni 
 dalla Fondazione dell’Associazione. Con uno sguardo al 
 passato, possiamo renderci conto che in ogni tempo, 
 qualunque sia stato il colore dei governi che si sono 
 succedute, i problemi sui quali l’ANCI si dibatte sono 
 sempre gli stessi. E non le elenco, li avete uditi, come me, 
 durante i numerosissimi interventi che mi hanno preceduto.
 Uno sguardo al passato, dicevo, per ricordare un momento 
 importante delle Municipalità; forse ricorderete il 
 Consiglio Nazionale che si è tenuto qualche anno fa a 
 Torino, in quella che fu la prima sala nell’allora Regno di 
 Sardegna, ma comunque primo esempio di tutta la penisola, 
 dove si tenne il primo consiglio comunale con componenti 
 eletti. Questo sulla base dello Statuto Albertino, che 
 aboliva l’antica organizzazione che affidava ai “decurioni” 
 (in altre aree d’Italia “decani”) la responsabilità del 
 governo di un pezzo di territorio. Fu una grande conquista, 
 una sfida di responsabilità accolta con entusiasmo. Era il 
 primo passo verso quello che oggi viviamo: il desiderio di 
 autonomia e di autogestione. Una battaglia mai finita, tra 
 le due guerre addirittura si arrivò a uno stravolgimento del 
 sistema, con i Podestà di nomina prefettizia. Ma 
 successivamente, i Comuni ripresero dignità, continuando la 
 battaglia verso l’autonomia, che si presenta ancora oggi 
 assai lunga e accidentata nel suo percorso. 
 Primo fra tutti il problema finanziario. 
 Sì, il reperimento delle risorse che non poteva più 
 affidarsi alle “suppliche” rivolte al Principe, al Re o 
 all’Imperatore di turno, per costruire una strada, un ponte, 
 un edificio pubblico, doveva essere commisurato alla 
 capacità finanziaria del Comune stesso. 
 Fu in questi frangenti di fine 800 che nacque la Cassa 
 Depositi e Prestiti, che ha costituito, prima della 
 evoluzione del sistema bancario degli ultimi decenni, la più 
 apprezzata fonte di risorse per le opere pubbliche. Oggi la 
 Cassa Depositi e Prestiti deve competere con Istituti 
 Finanziari di levatura mondiale, il rischio è che ormai la 
 C.D.PP non sia più la esclusiva sede delle trattazioni. Ma 
 così vanno le cose.... I tempi sono decisamente cambiati, e 
 la Cassa non potrà più essere considerata come unica 
 interfaccia dei Comuni, benché sia nata da una loro idea.
 Per non tediare l’Assemblea di un sunto storico, voglio 
 riportare, come si dice, il fiume nell’alveo, e mi limiterò 
 a fare alcune riflessioni e proposte su alcuni punti che 
 sono stati vivacemente discussi:
 a) limite di mandato..... questa lamentela mi pare voglia 
 che si torni ai Decurioni, cioè una carica che sarebbe molto 
 discussa, e voglio dire anche che se si va in questa 
 direzione, il Parlamento dovrà ammettere di essersi 
 sbagliato quando ha introdotto il limite di mandato. Se le 
 ragioni che l’hanno consigliato sono venute meno, che lo si 
 dica, così come i colleghi riflettano, in tutta serenità se 
 davvero non hanno nel proprio Consiglio Comunale un elemento 
 che porti avanti i progetti in cantiere......Personalmente, 
 spero vivamente che non si vada verso una mortificazione 
 dell’esercizio democratico dell’avvicendamento.
 b) cosa può fare l’ANCI? io credo che nell’ambito della sua 
 autorevolezza, oggi possa offrire un servizio a tutta la 
 cittadinanza, e non solo ai sindaci: può organizzare a 
 livello Regionale, o meglio Provinciale, la “Scuola del 
 Sindaco Prossimo venturo”. Visto che i Partiti non svolgono 
 più queste funzioni di “palestra politica”, in questa 
 proposta richiamo la volontà affermata alla Conferenza 
 Programmatica di Rapallo, dove era stato detto che il 
 potenziamento delle Associazioni Provinciali dovesse essere 
 un obbiettivo da raggiungere. E’ vero, si deve verificare lo 
 stato di fatto, accertarsi che le singole organizzazioni non 
 agiscano troppo differentemente l’una dall’altra (per 
 esempio, in Lombardia, ci sono delle Associazioni che 
 chiedono quote di adesione, mentre altre no, alcune hanno 
 uffici e personale, altre no....) Quindi, amici e colleghi, 
 vi invito a questa riflessione. Sono sicuro che i Vostri ( e 
 nostri) concittadini apprezzeranno. 
 c) Un Obbiettivo, dobbiamo perseguire, l’autonomia 
 gestionale finanziaria, quindi il VERO FEDERALISMO. Non ci 
 sarà Federalismo senza autonomia, non ci sarà Federalismo 
 senza compartecipazione dl gettito IRPEF che le Nostre 
 Aziende versano allo Stato. Non ci sarà Federalismo se 
 permettiamo alle Regioni che ci sottraggano la risorsa 
 idrica. Non ci sarà Federalismo de non riusciremo a dare, in 
 particolar modo ai Piccoli Comuni, quei servizi minimi 
 necessari a non far sì che i territori di montagna non siano 
 abbandonati. Molto significativo il Convegno che si è tenuto 
 ieri (17/10), sul tema “il piccolo comune come reale 
 dimensione del vivere”. Nulla di nuovo, è vero, sappiamo 
 benissimo che nelle periferie di conservano le identità, e 
 se non lo farà il nostro paese, sono fiducioso di come 
 stanno proseguendo i lavori nella Consulta dell’Arco Alpino 
 (della quale sono componente, in rappresentanza, con il 
 collega Dalla Corte, già Sindaco di Sovramonte–BL), che con 
 il Protocollo Popolazione e Cultura prevede (per ora) 
 cospicue risorse, e se le Regioni poi non sapranno 
 annunciare tempestivamente le richieste, i Comuni non 
 saranno in grado di accedervi. E’ importante quindi che 
 teniamo nel cassetto, idee, progetti, per i quali chiedere i 
 contributi.
Lorenzo Giana
  
 PS Su questo argomento, con 
 riferimento ai piccoli Comuni,  sul prossimo numero 
 anche un 
 articolo di Virgilio Caivano
 GdS 28 X 03  www.gazzettadisondrio.it
