SINISTRA AL VOTO. La strada che porta alla coalizione. E qui da noi? Del Barba? Molteni? Della Vedova?
Se ci fosse una sorta di Nobel all'incontrario non c'è dubbio che la palma toccherebbe al PD per le eccezionali prove di autolesionismo dimostrate da oltre tre anni a questa parte. Per l'esattezza 1219 giorni, e usiamo questa misura del tempo per il semplice motivo che ormai da lungo tempo a TV e giornali ogni giorno il PD, o uomini del PD, fornisce abbondante materiale di cronaca politica. Qualcuno ha cercato di attenuate l'impatto negativo ricordando le polemiche interne alla DC fra correnti e anche fra qualche esponente di primo piano. Il paragone non regge perchè l'emersione della vis polemica era una caratteristica della vigilia congressuale, una sorta di campagna elettorale interna che coinvolgeva tra 1,5 e 2 milioni di iscritti a tantissime sezioni (in provincia di Sondrio arrivate a 106) In secondo luogo la DC faceva quadrato in tutte le sue componenti di fronte a scadenze importanti che non erano solo le elezioni ma anche momenti fondamentali per il Paese, interni o esterni.
Ha da essere ripassato il recente calendario con punto di partenza il 25 maggio del 2014 quando alle elezioni europee brillò la stella di Renzi, 11 milioni 172mila 861 (pari al 40,82% dei volti validi) italiani scelsero i candidati del PD. Elemento in genere trascurato dalle analisi quello dell'affluenza. Su 49.256.169 elettori i votanti furono solo 28.908.004 (pari al 58,69%). Ciò significa che gli 11 milioni e rotti sono in tutto il 22,68% degli italiani. Qualcuno potrebbe accusarci di arzigogolare con i numeri per sminuire il risultato del PD, meglio del PD di Renzi. Affatto. In Europa ci sono andati quelli 'promossi' dal consenso popolare e sulla legittimità politica oltre che formale non appuntiamo neppure uno spillo. Intendiamo invece porre l'accento su quel 22,68% tra un quarto e un quinto degli italiani. Con alle spalle, migliore ipotesi, un quarto degli italiani non regge la politica 'tatticamente dell'uomo solo al comando'. Si dovrebbe tornare indietro ma il fosso, anzi i fossi, è/sono scavato/i in profondità. Vedere riaccostarsi Renzi con il “duro” Bersani, con il rottamato D'Alema, con l'aspirante Ministro della Giustizia Pisapia e con un ulteriore arcipelago tipo Bahamas con isole e isolette un po' dappertutto è oggi periodo ipotetico del terzo tipo, quello della irrealtà.
Ma lo è?
Lo sarebbe se non ci fosse una legge fatta in un certo modo, tale da spaventare molti. 341 Collegi uninominali – presumibilmente uno per la Camera coincidente con la nostra provincia – sono morte annunciata e sicura per i piccoli partiti se non si coalizzano ma anche ai maggiori se pensano di andare al voto da soli. Peggio che andar di notte (come nel park di Via Bernina) per il Senato per il quale ci attaccheranno con Lecco o con Como o con parti di tutti e due per raggiungere il numero di elettori previsto al quale concorreremo per circa un terzo,
ADDIO SENATO PER I VALTELLINESI SALVO, NOSTRA PROPOSTA, CHE IL GOVERNO DIA SEGUITO A QUANTO SCRITTO NELLA LEGGE DEL RIO E PARIFICHI E SONDRIO E BELLUNO, AD AOSTA CON COLLEGIO COINCIDENTE CON LA PROVINCIA.
Ma gli uni e i vari altri, ovvero le diverse anime della sinistra, - di cui qualcuno si pone il quesito se ne esista ancora una - andranno, poi d'accordo? La sopravvivenza è un collante formidabile per cui scegliendo non una volgare colla ma la coccoina che ha molte varianti, la via sarebbe spianata per un confronto, diciamo, alla pari con M5S e anche con il centro destra, se però questa volta quagliasse.
Restano sul tavolo alcuni impedimenti, quelli di carattere personale, in primo luogo il match durissimo tra D'Alema “rottamato” e Renzi “rottamatore” ma poi con vari altri a cominciare da Bersani. Poi la quasi-dall'altare ora nella polvere Boschi. A suo tempo in questo giornale ne avevamo sottolineato le cinque gaffe(s). La sesta e la settima l'abbiamo rilevate ma non pubblicate. Poi abbiamo smesso di contarle. Valga per tutte quella risposta in una intervista in base alla quale traspariva un suo pensierino a Palazzo Chigi per il dopo-Renzi. Ce la dipingono come donna che sa il fatto suo ma forse, anzi senza forse, il ruolo assunto era troppo. Di fatto era il ViceRenzi e istituzionalmente e politicamente e Renzi ha pagato per questo. Che sia un ostacolo a una intesa lo dicono in tanti. Che la coccoina prevalga anche qui è ragionevole il pensarlo.
Per ora a sinistra il delenda Renziana gente è punto cruciale in nome della 'discontinuità. Regno della tattica evanescente la strategia per i primi passi. Poi in crescendo fino a diventare proclami i reciproci consensi di carattere programmatico. A questo punto dopo l'osso la polpa. Qualche settimana per definire le candidature in base alle diverse condizioni tra Senato e Camera e, in questa, il redde rationem in particolare per i Collegi uninominali.
IN VALTELLINA: DEL BARBA? MOLTENI? TUTTI E DUE? DELLA VEDOVA?
Non abbiamo la sfera di cristallo ma solo un'amica particolare, la logica
- Il Senato: neppure da prenderlo in considerazione salvo il caso che vi siamo intese politico-partitiche interprovinciali. Bella ma non fattibile la nostra, pur esemplare, proposta di imitare Aosta.
- La Camera ha due volti. Il primo riguarda il Collegio presumibilmente coincidente con il territorio provinciale. Scontro sostanzialmente a due, il M5S non avendo qui la stessa consistenza che ha in campo nazionale. Sulla carta un certo vantaggio, in base ai sondaggi, dovrebbe averlo il centro-destra ma non si deve dimenticare che psicologicamente ha importanza il grado di fiducia personale nei confronti della persona in lizza. In caso di errore o anche di ritardo nella scelta ( ai moderati' non mancano i precedenti...) la situazione potrebbe modificarsi.
E allora chi? Se Renzi supera le buriane Del Barba che ne è un fedelissimo può dormire se non sogni tranquilli quantomeno senza incubi. Molteni alla Camera allora? Potrebbe essere anche perchè sta concludendo il mandato di Sindaco del capoluogo e quindi, partecipando ma sopratutto vincendo si avrebbe una sorta di staffetta. Quanto a Della Vedova presumibilmente però potrebbe rientrare nell'arco delle scelte di Renzi. Quanto al centro destra ne parleremo.
GdS