Un grido di dolore di docenti quasi 'pacchi postali' (e nostra nota)

Romano Pesavento) Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti umani riceve la testimonianza seguente ad opera di due colleghe, le professoresse Maria Grazia Delle Cave e Mariella Ricciardiello in merito ai gravi disagi provocati della legge 107/2015, della quale quasi tutte le forze politiche in campo lamentano l’iniquità e per la quale non è stato prodotto nulla di concreto in funzione di reali migliorie. E’ vergognoso constatare come venga sistematicamente, durante le campagne elettorali, “cavalcata la tigre” dell’esodo forzato imposto ai docenti meridionali, per poi disattendere puntualmente le speranze e i sogni di chi ha abbandonato la propria famiglia alla frustrazione e alle difficoltà economiche allo scopo di servire lo Stato e onorare la propria professione. Il docente “immigrato” che vive al Nord alimenta consumi e spende quasi tutto in affitto e viaggi. Nessuno si chiede come mai in occasione dell’inizio di vacanze o ponti i costi dei trasporti diventino insostenibili, in quanto non disponiamo di nessuna agevolazione, privilegio, “copertura”, neanche fosse un desiderio personale dei lavoratori, da fare espiare, quello di vedersi catapultati a chilometri di distanza da casa, soprattutto per chi ha fatto molti anni di pre-ruolo alle spalle;  per non parlare del fatto che per alcune aree del paese, pur spendendo, risulta difficoltoso muoversi. E’ davvero così impraticabile o improponibile, in considerazione degli ingenti finanziamenti messi a disposizione a svariato titolo, rettificare un errore madornale, una vera e propria ingiustizia sociale, perpetrata ai danni degli insegnanti deportati mediante un decreto legge? Chiediamo inoltre l’inserimento immediato dei moduli di “Cittadinanza e Costituzione” in ogni scuola di ordine e grado, attribuendoli a figure qualificate, vale a dire i professori di discipline giuridiche ed economiche, come già avvenuto in fase di assunzione nel 2015 per l’organico di potenziamento dell’area socio – economica e della legalità.   

“Quattro anni or sono, a causa dell'algoritmo impazzito, messo in atto con la legge 107/2015, migliaia di docenti del sud sono stati strappati dai loro territori per coprire le cattedre del nord. Un piano assunzionale studiato a tavolino per distruggere intere famiglie del sud. Docenti pluriabilitati che con tanti sacrifici hanno cumulato punteggio, com’è la prassi per arrivare al tanto ambito ruolo. Ed ecco... Arriva. Nel lontano 2015. Ma quello che apparentemente sembrava finalmente il traguardo, era solo l' inizio di un'altra vita di precariato. La nostra partenza non è stata volontaria, come si vuol far credere, ma siamo stati messi difronte ad un "aut aut" (o accettare il ruolo al nord o decidere di restare in graduatoria con la postilla che non avremmo più lavorato). Tutti hanno ammesso i danni irreparabili di una sì fatta legge. Lo stesso ministro Marco Bussetti ha affermato che tale legge ha provocato l'allontanamento forzato di molti docenti a centinaia e migliaia di chilometri da casa; sulla stessa linea anche il ministro Luigi Di Maio ne ha sottolineato i danni. Alla luce dei fatti però, nulla è cambiato in tal senso. Anzi abbiamo visto bandire sotto i nostri occhi concorsi, che spuntano fuori come funghi (peccato che in precedenza ci veniva detto che al sud i posti non ci fossero). Concorsi che immettono in ruolo docenti, senza esperienza o punteggio, che occupano posti che spetterebbero alla mobilità prima di loro (come da D.lgs. 165/2001). Anche noi abbiamo superato non un concorso, ma due o tre. Il ruolo non ci è stato regalato. Il ruolo ci spettava di diritto essendo state parcheggiate per decenni nelle graduatorie. 
Ma ci toccava un ruolo accanto casa. Sia chiaro... Non vogliamo danneggiare nessuno. Vogliamo solo che chi ha il diritto/dovere di porre fine a questa colossale ingiustizia lo faccia, se ne assuma la responsabilità.  Non si può continuare a fare i finti ciechi o finti sordi. La Costituzione va rispettata non solo a chiacchiere.  Il diritto della famiglia e dei bambini viene prima di ogni altra cosa. I docenti in questione, infatti, non possono esercitare il loro diritto/dovere di mantenere, educare ed istruire i figli (art.30 della Costituzione), se assolvono i loro doveri di insegnanti a centinaia e migliaia di km di distanza dalla prole. Madri e padri di famiglia si sono visti costretti a lasciare i propri figli minorenni e partire. Ogni anno la storia si ripete, la nostra prole non vuol sentir ragione. I nostri bambini si gettano al collo di noi genitori impotenti, con le lacrime agli occhi, quasi volendo impedire la partenza. Le strida di pianto dei bambini ormai echeggiano dal Vesuvio alla Dormiente del Sannio. Li vedi lì, impietriti di fronte a te mentre ti accingi a salire su quel maledetto treno, con gli occhi gonfi di lacrime, lacrime dure, bocconi amari da ingoiare per chi è troppo piccolo per capire le ragioni di questo distacco. I docenti ormai quarantenni/cinquantenni con figli minorenni e genitori anziani non possono più sopportare questo fardello, magari venti anni fa avrebbero potuto accettare la cosa senza nessuna remora, non ora. Ora i docenti meridionali sono stanchi di assistere a questo continuo scaricabarile e chiedono a gran voce a chi di dovere di intervenire immediatamente attraverso un decreto d'urgenza che conduca al rientro di tutti nei rispettivi territori. I docenti pretendono che venga fatta giustizia per una terra che già è martorizzata abbastanza e che si è vista spopolata di tutti quegli uomini e donne che potrebbero dare tanto. I docenti campani, siciliani, pugliesi, calabresi, ecc... pretendono crescere i loro figli come è giusto che sia, pretendono di riunire le famiglie ormai allo sfascio, pretendono di poter svolgere il proprio lavoro con amore impegno passione e non dover scegliere tra lavoro e famiglia.”

prof. Romano Pesavento Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

Nostra nota........................................................................................................................................................................Nostra nota

Non abbiamo certo titolo per addenrarci in un campo assai complesso come quello della scuola, anzi della "Buona scuola" come l'ha chiamata, approvandola, il Governo Renzi. Abbiamo letto le dichiarazioni, di cui uno stralcio: "Il Piano di assunzioni previsto dalla Buona Scuola è il più consistente degli ultimi 20 anni. Per l’anno scolastico 2017-2018 i posti che sono stati stabilizzati sono stati 58.348 (di cui 6.260 unità di personale Ata, 259 dirigenti scolastici e 56 educatori nei convitti e negli educandati). In precedenza, nel 2015 sono stati 90.000 i docenti assunti. Il valore medio annuo di assunzioni prima del Piano della Buona Scuola era di 24.000 circa: il confronto dimostra come la Buona Scuola sia veramente tale per tutti, studenti, docenti, dirigenti e tutto il personale scolastico".
Non abbiamo titolo ma ...qui gatta ci cova. Ci pare fossero 8 i vari decreti oltre alla bizzarria di un algoritmo che essendo 'strumento' batte chiunque e qualsiasi cosa forte, matematicamente, in fatto di umanità, quasi da rigor mortis. Sì, ma non è arrivato da Marte. Qualcuno lo avrà bene concepito e poi realizzato perfino con parti da far invidia all'UCAS, il ben noto  Ufficio Complicazioni Affari Semplici... Gatta ci cova: galeotta la 107 e chi la scrisse (al Miur c'è una dozzina di Direzioni Generali.

Veniamo a noi. Il problema di una certa ridistribuzione indubbiamente esisteva ed esiste ma ci si è del tutto algoritmicamente dimenticati che la gatta frettolosa fa i bambini ciechi. L'esperienza, in ogni campo, ci dimostra che quando ci sono cambiamenti importanti uno dei principali fattori è la gradualità. Tanto ovvia la cosa da non abbisognare di motivazioni.  La Buona Scuola ha certo bisogno di buoni docenti ma per averli occorre anche che siano messi nelle condizioni per il buon esercizio del loro ruolo. Non li si mette in queste condizioni se di fatto tanti si sentono considerati al Ministero in Trastevere come pacchi postali. Non li si mette in queste condizioni se in un certo modo si sconvolgono famiglie e affetti. Non li si mette in queste condizioni se lo stipendio con la Buona Scuola si dissolve. Già, perchè un docente, uomo o donna che sia, ha il brutto vizio di fare due pasti più qualcosa al giorno, ha il brutto vizio di volere correre da figli e familiari non solo a Natale o Pasqua e non affidandosi all'autostop, ha il brutto vizio di trovare un alloggio non principesco ma neppure da centro sociale.
Incrociando le dita a Voi l'auspicio che soluzioni di buon senso vengano trovate. (dS)

 

 

Società