AL DI SOTTO DELLE PARTI (x) UNO: IL RE. RE?!? – QUESTA VOLTA LE RIVENDICAZIONISTE DEI DIRITTI SONO SILENZIOSE - LAICISMO, OVVIAMENTE, IN MARCIA – ITALIA UNTER ALLES

IL RE. RE?!?

Novità dinastica: dietro le sbarre, e non per ragioni politiche come lo zar, il Re di Francia e via dicendo, Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria, unico figlio maschio dell'ultimo Re d'Italia Umberto II e della Regina Maria José e pertanto, - al di là della volontà di suo padre, persona seria, che gli negò l’investitura -, in teoria Re d’Italia.

Re?!?

Lui?!?

Hanno voluto ricordare in questi giorni la sua iscrizione alla Loggia Massonica P2 di Licio Gelli con la tessera 1621. Che cantonata, Licio Gelli!

Hanno voluto ricordare le sue nozze con Marina Ricolfi Doria di origini non nobili seppur notissima come campionessa di sci nautico, ferocemente contrario il padre Umberto, prima a Las Vegas l'11 gennaio 1970 e poi, con rito religioso, a Teheran il 7 ottobre 1971. Eppure in diverse circostanze in TV s’è visto che era lei intelligentemente a guidarlo e correggerlo.

Hanno voluto sottolineare, in primis la sorella Maria Gabriella, una certa sua superficialità e la facilità ad essere condizionato. Eufemismi naturalmente.

Nelle intercettazioni telefoniche pubblicate, se vere, lo abbiamo letto contestare l’ammontare corrispettivo della prestazione di una novella etera dimentico del detto secondo il quale un tempo non erano corna quelle fatte dalle mogli se il talamo era quello regale e agevole era la scelta.

E’ persino caduto.

Non ci riferiamo alla caduta morale. E’ caduto veramente, fisicamente, materialmente. E’ caduto dal letto a castello nella cella che condivide con un compagno di sventura (nel senso che al suo compagno è toccata, oltre la sventura del carcere, quella di avere giorno e notte insieme l’uomo dai tanti nomi: Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria), nato l’8 febbraio 1937, lo stesso giorno in cui 129 anni prima era nato Charles Darwin. Un accostamento che si presterebbe a interessanti battute evoluzioniste.

Hanno ricordato che il padre Umberto II, ultimo Re d’Italia, ha fatto rinchiudere nella sua bara il sigillo reale e altri simboli della regalità per non correre il rischio che, sloggiato dal Quirinale il Presidente della Repubblica, ci finisse lui.

Re?!?

Lui?!?

Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!

QUESTA VOLTA LE RIVENDICAZIONISTE DEI DIRITTI SONO SILENZIOSE

Diritti, diritti, diritti. Le abbiamo sentite nei cortei, nelle manifestazioni, ovunque. Urlare rivendicando diritti, diritti, diritti contro quei conservatori e reazionari che li negano. Non solo loro, anche gli uomini, ma loro, hanno una voce, un taglio, un habitus da emergere nettamente.

Sono sparite.

Tutte in Nuova Zelanda, alle Barbados, alle Maldive o più semplicemente a casa loro, in poco religioso ma ugualmente silenziosissimo silenzio. Questa volta non c’era in ballo il corpo con i suoi diritti, o le coppie, diciamo così, fantasiose, o altri ammennicoli vari (si è notato che, volere o volar, direttamente o indirettamente i cosiddetti sollecitati diritti civili vertono tutti intorno alla sfera diciamo del godimento?). C’era la privacy delle persone. E allora parola d’ordine: chi se ne frega!

Han fatto una legge per riempire di moduli e quant’altro gli armadi. Firme su firme per tutelare, si dice, la sfera privata delle persone. Poi se a uno di noi capitasse di fare un commento in vernacolo, con le lepidezze che ne costituiscono parte integrante, e venisse intercettato perché l’interlocutore è uno dei tanti che costano oltre 600 miliardi di vecchie lire l’anno, quelli cioè che qualcuno ha ritenuto doveroso controllare, potrebbe al minimo rischiare una crisi familiare pur senza aver fatto nulla di male…

Si è mosso qualche parlamentare dell’uno e dell’altro schieramento. Magistrati hanno però subito ammonito a non provocare difficoltà perché con le intercettazioni si ottengono grandi risultati. Vero, ma allora si taglino le mani a chi fornisce gli elementi a chi li mette sui giornali ovviamente non certo pensando, come fonte, alla donna delle pulizie dei vari Palazzi di Giustizia…

Tornando alle tizie di cui all’inizio un interrogativo: rivendicazioniste in SPE o prefiche?

LAICISMO, OVVIAMENTE, IN MARCIA

Argomento troppo serio per essere trattato in cooperativa e quindi da vedersi a parte nel prossimo numero. Gli elementi ormai sono parecchi e, ci si pensi, tutti logici, vista e considerata l’articolazione della maggioranza parlamentare ed anche governativa. Un solo antipasto: un brano di Miriam Mafai, Premio Montanelli 2005, già cronista parlamentare dell' Unità, direttrice del settimanale Noi donne; oggi editorialista de La Repubblica con un escamotage che chiariremo al termine. A pag. 24 del numero di domenica 18 giugno di questo quotidiano in un conteso che registra il silenzio in sede all’Unione di Prodi con riferimento ad alcuni argomenti leggiamo “..Ma non è solo PACS la parola proibita. La legge 194 sull’aborto è tutt’intera un tabù, dal primo articolo all’ultimo. Guai a parlarne. Guai a prospettarne una modifica, una correzione, almeno per quanto si riferisce agli aspetti più controversi e dannosi per la salute delle donne…”.

In altri termini bisogna parlarne, discutere, approfondire, proporre.

Ragionevole.

C’è un piccolo particolare. Miriam Mafai non si riferisce alla legge 194 sull’aborto ma “alla legge 40 intitolata alla fecondazione assistita” di cui peraltro non si parla molto ai vertici ma si parla spesso da parte di molti responsabili politici, e non solo radicali.

Abbiamo usato la sostituzione come escamotage per evidenziare la regola del due pesi due misure. Appena tempo fa qualcuno d’area cattolica pose il problema della legge 194 e, si pensi, non per proporre modifiche bensì per verificarne l’attuazione probabilmente deficitaria nella parte dedicata alla prevenzione, prefiche di cui sopra in marcia, iniziative, manifestazioni, slogans e urla contro la manomissione (!) della legge. La realtà vera è che l’interpretazione almeno di taluni dello Stato laico viene a coincidere, di fatto, con lo Stato anticlericale. Di sicuro successo se i cattolici, ma anche quei non pochi laici che tengono a restare “laici” e non diventare “laicisti”, lasceranno da parte l’abituale “non c’ero e se c’ero dormivo”, rimboccandosi le maniche per un contributo fattivo ad un futuro migliore di quello che invece oggi si prefigura.

ITALIA UNTER ALLES

Deutschland uber alles. La Germania sopra tutti. E l’Italia?

Italia unter alles. Sotto tutti.

Dopo periodiche polemiche contro il nostro Paese, talune ingiuste ma altre fondate su qualche dato oggettivo, a deprimere ulteriormente la considerazione altrui nei confronti del nostro Paese è venuto lo scandalo calcistico, di dimensioni talmente colossali da trasbordare dall’ambito sportivo a quello di costume e di vita quotidiana. Non ancora sopito quello nonostante l’attenzione spostata sugli stadi tedeschi, arrivano l’arresto e la carcerazione del potenziale Re d’Italia accusato – poi si vedrà e se per caso così non fosse qualcuno dovrebbe pagare e eseveramente – di crimini infamanti.

All’insegna del “se tanto mi dà tanto”, se cioè il rampollo d’una dinastia millenaria scende al livello, anzi peggio, di alcuni inquilini della casa circondariale di Via Caimi a Sondrio, legittimo per gli stranieri pensare l’attribuzione all’Italia del titolo di quel film di Luigi Comencini di una trentina di anni fa con Laura Antonello: “Mio Dio come sono caduta in basso”.

Apparenze, solo apparenze.

In questo caso infatti il gip Alberto Iannuzzi del Tribunale di Potenza, su richiesta del pm Henry John Woodcock, il 16 giugno 2006 ha ordinato l'arresto con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso, ed associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione nell'ambito di un'indagine legata al casinò di Campione d'Italia non del Re d’Italia o del pretendente al trono d’Italia ma come ha detto sua sorella Gabriella del signor Savoia, cresciuto, per divieto costituzionale, all’estero e solo dal 2002 ammesso a venire nel nostro Paese come cittadino esattamente uguale agli altri 58.462.374 cittadini italiani ed in particolare agli altri 28.376.803 maschi. Pardon: esattamente uguale proprio no. Gran parte di quei 58 milioni e rotti di cittadini – machi + femmine – e di quei 28 milioni e rotti sono certamente di gran lunga meglio di quello che la saggezza italica nel referendum del 1946 ha impedito fortunatamente che oggi fosse il nostro sovrano.

Sub1

(x) Perché “Al disotto delle parti”?

Il concetto in teoria è quello dell’espressione “Al di sopra delle parti”, ma ci suona male. Sa troppo di gerarchia, di voler guardare dall’alto in basso. Non sia mai! Qui non si sposa la posizione né dell’una né dell’altra parte ma, modestamente, umilmente e, sia consentito, intelligentemente, ci andiamo a collocare sotto. E da sotto possiamo dire quel che ci passa per la mente, sia pure previo adeguato filtraggio in quel settore della cervice ove risiede il buon senso intrecciato al rispetto degli altri. Possiamo sbagliare naturalmente, tanto è vero che la prima volta che ci succederà dopo tanti anni non avremo difficoltà ad ammetterlo. Ma anche quel giorno sarà errore per insufficienza umane e non per parzialità. E per non dimenticarlo continueremo, numero dopo numero, a riportare questa “dichiarazione programmatica”.

Sub1
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