QUANDO IL FIGLIO E' TERMINALE
Giovedì 17 maggio a Roma, a conclusione del Master in Bioetica dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, si è tenuta una giornata di studio sul tema "Quando il figlio è terminale: scienza, bioetica e famiglia di fronte alle proposte di eutanasia prenatale e pediatrica".
Interventi di Carlo Valerio Bellieni, neonatologo, Giuseppe Noia, docente di medicina prenatale e Giuliano Ferrara, giornalista e direttore del quotidiano "Il Foglio".
La prenatalità e la terminalità sono condizioni che oggi non sembrano meritare né cura né attenzione, sinonimo di infra-umanità, sul quale la post-umanità non può soffermarsi. Quando, poi, le due condizioni si presentano contemporaneamente, nel cosiddetto feto terminale, siamo di fronte al paradosso: un nascituro senza alcun futuro.
La Facoltà di Bioetica dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha proposto una giornata di studio su questa tematica, interrogando bioeticisti, medici e giornalisti su quanto è opportuno fare in questi casi. Si può stabilire un limite oggettivo di intervento? Che cosa significa realmente terminalità? Quando non c'è possibilità di recupero è opportuno impiegare risorse, personale e tempo? Una risposta esistenziale presentata da chi questo tempo lo ha trovato. Dalle storie di questi genitori e dei loro medici possiamo ripartire, possiamo sperare, con la consapevolezza che l'accoglienza di un bambino dal volto apparentemente inumano, come un anencefalico o un microcefalico, renda umano il volto dell'intera società.
Nel corso della giornata di studio presentato anche il libro "Il figlio terminale: storie di amore straordinario in risposta alla ordinaria eutanasia prenatale", di Giuseppe Noia, edito da Nova Millennium Romae.
L'incontro è a cura della Facoltà di Bioetica dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum dei Legionari di Cristo, con la partecipazione delle associazioni Scienza e Vita e La Quercia Millenaria onlus.
Carlo Climati