MA CHE MESSA IN LATINO, COSE SUPERATE!
Riceviamo e pubblichiamo non senza osservare che la Chiesa ha perso posizioni e autorevolezza non solo per la diffusione dell’edonismo e la caduta di valori ma anche per lo zampino che ci hanno messo e cattolici (troppo) progressisti e cattolici (troppo) tradizionalisti – ndr -
Caro Direttore: fatto gravissimo a Verona: un sacerdote è stato “violentato” da un fedele! Per fortuna lo sventurato don Rino Breoni, abate di San Zeno, la seconda Chiesa più importante di Verona, è stato prontamente e amorevolmente soccorso dal giornale diocesano Verona Fedele che nell’edizione del 5-8-2007 gli ha concesso una paginata per rispondere all’affronto di un “nostalgico” e anonimo parrocchiano che gli aveva chiesto, udite udite: di celebrare la Santa Messa secondo il rito Tridentino. Pazzesco e anacronistico, avrà pensato il solerte sacerdote, manifestamente infastidito da tutto ciò che emana fetore preconciliare. Cosicché, in barba alle disposizione del Motu Proprio papale del 7 luglio 2007 (che giova ricordare concede ai fedeli la possibilità, previa presentazione al proprio parroco di 30 firme, di assistere alla celebrazione della Messa in lingua latina), dopo aver discettato in lungo e in largo sulle magnifiche sorti e progressive della liturgia postconciliare, si è rivolto al fedele con le seguenti testuali parole: “Perché mi chiedi di celebrare con modalità ormai abbandonate e superate? Non puoi sospettare di una sorta di violenza che mi è fatta pur nell’obbedienza che devo a chi ha dal Signore il compito di comporre lacerazioni, scontri, nostalgie ed esperienzalismi discutibili?”. Pazzesco: “l’unto del Signore scaligero” nominato direttamente dall’alto (a proposito può don Rino riprodurre la delega di investitura?) per dirimere le problematiche cagionate dai nostalgici tradizionalisti, si è sentito violentato per una banale legittima richiesta. La feroce critica al Motu Proprio (poiché appare chiaro che la materia del contendere non verteva tanto sulla richiesta del fedele, ma sulle nuove linee guida di papa Ratzinger), assume una valenza ancora più sconcertante se non altro per il fatto che l’j'accuse è stata pubblicata su una testata diocesana che si vorrebbe fedele e umile servitrice della Chiesa Cattolica Romana e saldo punto di riferimento per i cattolici. Se si permette ai pastori “sovversivi” di esibirsi impunemente, quasi con proclami da antipapa, che ne sarà della sorte dei fedeli, a questo punto ormai smarriti?
Amletico dubbio: ma il nostro don, avrà l'audacia di porgere le medesime obiezioni al Santo Padre? Troppo facile proferirle ad un illustre sconosciuto! Ma come diceva un altro più illustre don...chi non ha coraggio...non se lo può dare!!!
Gianni Toffali