ELEZIONI USA (3). PRIMARIE USA: "TRUCCHI" REPUBBLICANI PER VINCERE

Nell'elezione presidenziale del 1992 il miliardario candidato Ross Perot accusò un suo avversario di usare "sporchi trucchi repubblicani" contro di lui. Evidentemente vi furono intercettazioni telefoniche con minacce di pubblicare foto compromettenti della figlia di Perot onde silurare la sua candidatura alla presidenza.

I trucchi sporchi repubblicani continuano. Rush Limbaugh, il popolarissimo conduttore americano di una radio conservatrice, ha suggerito ai suoi tredici milioni di ascoltatori di andare a votare per Hillary Clinton nella primaria del Texas. Perché incoraggiare i suoi ascoltatori, quasi tutti repubblicani, di votare per un candidato del partito contrario? Per aiutarla a sconfiggere Barack Obama e piazzarla come avversaria di John McCain dato che l'ex first lady sarebbe un candidato facile da sconfiggere mentre il senatore dell'Illinois fa paura ai repubblicani.

È difficile dire se i milioni di elettori del Texas abbiano ascoltato Limbaugh ma gli exit polls ci danno dei suggerimenti sull'affermativo. La Clinton ha ricevuto il 46% dei consensi degli elettori repubblicani che hanno votato nella primaria democratica del Texas, primaria "aperta", dove gli elettori possono scegliere di votare nella lista democratica o repubblicana. Il 53% per cento dei repubblicani che ha votato per Obama sembra suggerire una vittoria ma in realtà si tratta di ben altro. Nelle precedenti elezioni primarie aperte il senatore dell'Illinois ha ricevuto più del 70% dei consensi repubblicani che hanno scelto di votare nella primaria democratica (Wisconsin 72%, Virginia 72%). È facile legare il successo di Hillary Clinton nella primaria del Texas ai repubblicani con la pubblicità di Limbaugh considerando la popolarità del conduttore radiofonico.

Ciononostante è strano che un conservatore come Limbaugh si intrometta per cercare di determinare chi riceverà la nomina del partito democratico. Come si sa i Clinton non hanno mai avuto un buon rapporto con i repubblicani né con la stampa di destra. Facile ricordare i messaggi dell'ex first lady sui complotti repubblicani contro di lei e suo marito. Ecco come i Clinton hanno spiegato l'insistenza di Kevin Starr di cercare di fare condannare il presidente durante lo scandalo di Monica Lewinsky.

Adesso che la gara per la nomina repubblicana si è conclusa i repubblicani possono concentrare gli assalti sui loro possibili avversari. E fra Hillary Clinton e Barack Obama il più facile bersaglio sarebbe l'ex first lady la quale non risulta molto simpatica ai repubblicani e sta diventando sempre meno accettabile ai democratici. In uno strano modo Hillary Clinton ha iniziato ad usare attacchi contro Obama che ricordano gli sporchi trucchi del partito che tanto la ha odiata. Si vedano le dichiarazioni fatte al governo canadese di Obama che non ha nessuna vera intenzione di rinegoziare NAFTA, l'accordo nordamericano di libero scambio, le quali erano state fatte in realtà dal campo di Hillary Clinton. C'è poi la dichiarazione dell'ex first lady che lei e John McCain sono qualificati per essere presidente mentre Obama non lo è. Da non dimenticare la circolazione della foto di Obama con turbante e abito tradizionalmente somalo per rafforzare la falsa idea che il senatore dell'Illinois sia musulmano come suggerisce anche il suo nome completo, Barack Hussein Obama. Chi aveva fornito le foto al sito Internet del Drudge Report? Collaboratori della Clinton.

Alcuni degli attacchi di collaboratori di Clinton hanno rasentato il razzismo. Suo marito, poco prima della primaria in South Carolina, aveva detto che Obama era un candidato negro non molto simile a Jesse Jackson. Naturalmente Jackson non aveva vinto primarie con elettori quasi esclusivamente bianchi come era riuscito a Obama. Inoltre il governatore della Pennsylvania, Ed Rendell, ha affermato che i bianchi del suo stato sono molto conservatori e non voteranno per Obama. Forse l'accusa più pesante è la dichiarazione di Geraldine Ferraro la quale fece storia quando fu nominata candidato alla vicepresidenza da Walter Mondale nel 1984. La Ferraro ha detto che il successo politico di Obama è dovuto al fatto di non essere bianco.

Le sconfitte subite in Texas e Ohio hanno spinto Obama al contrattacco usando dichiarazioni non consone alla sua ideologia di una campagna limpida. Cercando di colpire il punto forte dell'esperienza di Hillary Clinton, Obama ha ribadito che le esperienze dell'ex first lady non sono valide perché nelle sue visite a ottanta Paesi del mondo lei non ha negoziato trattati o affrontato crisi internazionali. Traduzione: si trattava semplicemente di esperienze cerimoniali tipiche della first lady. E se la longevità a Washington è il criterio principale, Obama ha continuato, di certo Hillary Clinton ne uscirebbe sconfitta da John McCain.

La strana alleanza fra Hillary Clinton ed alcuni elementi del Partito Repubblicano come Limbaugh fa esattamente il gioco di McCain. Mentre i due candidati democratici si attaccano il vincitore arriverà "gravemente ferito" all'elezione generale. McCain avrebbe in questo caso vita facile dovendo solo dare la stoccata finale per aprirsi le porte della Casa Bianca.

Domenico Maceri (x)

(x) dmaceri@gmail.com, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali (International Herald Tribune, Los Angeles

Times, Washington Times, San Francisco Chronicle, Montreal Gazette, Japan Times, La Opinión, Korea Times, ecc.) ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

Domenico Maceri (x)
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