MILIONI DI BAMBINI SCHIAVI

Si legge in una nota diffusa da un Movimento Culturale Cristiano con sede a Madrid che, assieme ad altre organizzazioni umanitarie e sindacali, hanno chiesto all'ONU di dichiarare il 16 aprile "giornata mondiale contro la Schiavitù Infantile".

In pieno XXI secolo, si legge nel comunicato diffuso dal MCC, assistiamo ad una delle più ripugnanti e vergognose situazioni della nostra epoca: la schiavitù infantile.

"I bambini soldato dell'Africa, le guerre, la prostituzione, lo sfruttamento lavorativo, la fame, le malattie e i maltrattamenti, sono il desolante panorama di sofferenze che più di 400 milioni di bambini sparsi nel mondo patiscono ogni giorno".

I bambini, secondo il comunicato, rappresentano più del 10% del potenziale di manodopera impiegata e, secondo le stime più basse, "i piccoli schiavi apportano circa 130 miliardi di euro annuali al PIL mondiale".

E ancora, si sostiene nel comunicato, "la schiavitù infantile è il più grande problema lavorativo e quindi sindacale del mondo".

La schiavitù infantile infatti è diventata uno strumento della guerra commerciale in atto a livello internazionale. I bambini e gli adolescenti rappresentano il gruppo lavorativo più indifeso e più vulnerabile. Potenti imprese multinazionali note in tutto il mondo (tra le più importanti: Levi's, Nike, Champion, Wal-Mart, Reebok, General Motors, Ibm, Gap, Coca Cola), con produzioni che vanno dalle automobili e l'abbigliamento fino alle bevande e alle calzature, sfruttano bambine e bambini nei paesi poveri (in particolare Indonesia, Filippine, Birmania, Cina, Messico, Vietnam, Pakistan, eccetera) con condizioni di lavoro sub umane per produrre a costi irrisori merci che si vendono in altri luoghi a prezzi cosiddetti di mercato e di cui quei bambini non potranno mai usufruire.

Le organizzazioni sindacali e umanitarie di quei Paesi, che si battono per l'abolizione totale della schiavitù infantile, che lottano contro la disoccupazione, la precarietà lavorativa imposta agli adulti con salari da fame e in assenza assoluta di sicurezza sociale e protezione sanitaria, chiedono la nostra solidarietà.

Con la complicità di Governi corrotti, autoritari e repressivi di ogni libertà democratica ( in particolare Cina e Birmania, come è dato di vedere in questi ultimi tempi), le grandi imprese multinazionali sostengono una guerra commerciale tremenda, fondata sulla schiavitù umana, alimentata più o meno consapevolmente da noi occidentali dei Paesi ricchi, che acquistiamo quei prodotti nei supermercati, senza porci troppe domande sulla loro provenienza.

Un esempio sono i bellissimi tappeti importati dall'Iran e dal Pakistan che spesso arredano le nostre case. Questi sono prodotti quasi esclusivamente da bambini e bambine che, per via delle loro mani piccole e sottili adatte all'intreccio delle fibre, sono costretti a lavorare fino a 16 ore al giorno legate con catenelle metalliche al telaio.

Il fatto che sia stata scelta la data del 16 aprile, è dovuta alla ricorrenza dell'assassinio di Iqbal Masih, il piccolo sindacalista Pakistano ucciso dalle mafie tessili del Pakistan il 16 aprile 1995, perché le aveva denunciate. Iqbal era un bambino di 12 anni, cristiano in un Paese a maggioranza musulmana. Lavorò come schiavo dall'età di 4 anni per le mafie tessili del suo Paese. Insieme ad altri bambini ottenne la libertà e iniziò una lotta per la liberazione dei milioni di bambini schiavi nel mondo. Ciò lo ha portato alla fama internazionale e ad intervenire presso Parlamenti e Università, degli Stati Uniti e dell'Europa, denunciando le responsabilità che gli abitanti del nord del pianeta hanno nei confronti della miseria dell'infanzia del sud.

Al suo ritorno in patria la mafia, che non l'aveva perdonato, lo ha assassinato il giorno di Pasqua del 1995. La sua morte ha reso manifesta di fronte al mondo intero la drammatica realtà dei 400 milioni di bambini che vivono nelle più diverse forme di schiavitù.

Anche questa data rientra tra le ricorrenze che ciascun cittadino libero non dovrà mai dimenticare e che ogni cittadino democratico deve diffonderne la conoscenza a partire dalle scuole elementari.

Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
Editoriali