"L'UOMO VENUTO DA CASPOGGIO"

Ugo Agnelli è un personaggio veramente eclettico. Nella sua vita ha fatto di tutto: il benzinaio e il cameriere, il barman e il portiere d'albergo, l' assistente in una casa di cura e l'impiegato presso l'azienda di Soggiorno e Turismo della sua amata Valmalenco, affabile tessitore di relazioni pubbliche in prefettura e tecnico del centro di monitoraggio geologico ora di competenza dell'Arpa, l'agenzia regionale per l'ambiente. Ancora poeta e scrittore, Dj e presidente dell'associazione sportiva di Caspoggio. E chi più ne ha più ne metta.

Sicuramente stimolante l'humus attorno al quale si forma. Classe del '59, Ugo ha due genitori determinanti per il suo carattere effervescente e creativo. Mamma Cristina, detta "mani d'oro" nell'ambito culinario, tanto da meritare il titolo nazionale di "cuoco d'oro" per la ristorazione nel 1966. Papà Innocenzo Agostino era invece un uomo che si era fatto tutto da sé: da semplice magnan, arrotino di professione ma con tocco creativo, aveva studiato grazie al parroco del paese, diventando una vera istituzione per Caspoggio come maestro zelante per oltre 40 anni e per lunghi periodi come Primo cittadino, dando impulso e sviluppo economico e culturale al suo paese.

Talis pater…Ugo studia in collegio a Farra di Soligo nei pressi di Treviso, poi, dopo il Ginnasio Piazzi, frequenta l'Alberghiero. Tra i suoi primi lavori quello presso la stazione di benzina di Trepalle dove ha un incontro fulminante: Don Alessandro Parenti. Sì, proprio lui, il mitico Don Parenti, l'eccentrico personaggio che sembrava uscire direttamente da un romanzo d'appendice. E in buona parte lo era realmente perché incarnava in pieno lo spirito sanguigno del Don Camillo nato dalla fervida fantasia di Guareschi, in perenne scontro con il buon Peppone. E Don Alessandro doveva essere un prete veramente singolare: burbero nei modi, brusco nella rampogna dei fedeli, ma dal grande cuore. "Me lo ricordo bene- dice Ugo- con la sua tonaca al vento rappezzata come una vela in disarmo, le sue scarpacce da tennis e quel suo fare ruvido che affascinava politici e notabili del tempo che spesso si fermavano da lui per ossequiarlo. Un giorno qualcuno gli portò il saluto di un noto senatore della repubblica e lui, senza nemmeno pensarci sbottò:"Gli dica che è un porco!" liquidando poi l'esterrefatto ambasciatore con un perentorio quanto irrevocabile "Sia lodato Gesù Cristo". Incredibile la sua capacità di tenere testa a chiunque con sfrontatezza, come nel caso della signora di Tirano che si beccò un ingeneroso "vacca" solo perché aveva osato prendere il sole in costume. Si passò naturalmente alle vie di fatto tra ingiunzioni e un lungo e indecoroso processo che condannò il malpensante prete per nulla turbato dinanzi alla sentenza del pretore a cui sottopose un mellifluo quesito: "E' vietato chiamare "signora" una vacca? Vero?" per concludere infine nei confronti della malcapitata tiranese: "Allora buongiorno…signora!"

Gustosi gli aneddoti intorno alle sue predicazioni. Se ne conta uno ambientato tra le allora sperdute lande livignasche dove, contrario ad ogni magniloquenza verbosità di tanti eruditi oratori, Parenti si rivolgeva alle Figlie di Maria iniziando il suo predicozzo rapido e conciso: "Sarò breve…capre, capre, capre!". E Livigno doveva proprio essergli invisa tanto da proibirla con veemenza al piccolo Ugo: "Stai lontano da Livigno, chè è una bolgia infernale! Rimani invece qui, tanto c'hai il I e il II canale della Rai!".

Tra i ricordi del giovane Agnelli c'è anche…

"Si era da pochi anni spenta l'eco degli ultimi bombardamenti del secondo conflitto mondiale quando il caporeparto della dogana si precipitò a casa Parenti chiedendo vivamente di racimolare tutti gli uomini disponibili a Trepalle per una emergenza gravissima. Ed eccolo giungere a sirene spiegate con il suo codazzo di finanzieri. Don Alessandro, da perfetto pigmalione, li fa accomodare tutti in sala e mesce vino a profusione, un boccale dopo l'altro, intessendo una sterile, logorroica conversazione, mentre gli spalloni con le loro briccole stracolme prendevano il largo passando oltre confine. Don Parenti è stato sempre ricordato come un grande benefattore pubblico, anche se le stive del suo solaio tracimavano di sigarette di contrabbando. E Dio solo sa cos'altro.

Ma torniamo al nostro Ugo Agnelli

Gravidi di malinconia i ricordi legati al suo primo incontro con Clara, la donna della sua vita, giù al "Grattino" dove Ugo faceva il Dj istruendo alla buona il fratellino della sua bella nell'arte della seduzione tipica del fascino latino per cuccarsi le belle inglesine che venivano a svernare in Valmalenco.

"Fu un colpo di fulmine a ciel sereno- ricorda Ugo- me la ricordo ancora col suo tailleur rosso e mi sembrò si fosse aperto il cielo!".

Amore, lavoro e sport, l'altra grande passione soprattutto per il mondo sciistico e la grande ammirazione per Ilario Pegorari, campione della "Valanga azzurra" del '70.

"Era Natale ed io ero appena rientrato dal collegio. Avevo 10 anni quando mia madre mi mandò con il secchiello a prendere il latte dalla mamma di Pegorari per poterlo conoscere di persona. Lo incontrai e sdoganai un bell'autografo che ancora oggi conservo. Peccato per il secchiello pieno di latte rovesciato per l'emozione."

Rivediamo ancora Agnelli col suo titolo fresco di studi, grazie al parroco Don Federico Tettamanti, a fare assistenza ai malati mentali a Villatico nei pressi di Colico. Poi s'imbarca come cameriere a Gabicce mare, diventando successivamente barman a Rapallo per varcare dopo poco i confini per diventare portiere d'albergo in Galles ad Abersoch, la Portofino d'Inghilterra. Ma il richiamo del sangue si fa sentire con la grande nostalgia per il suo luogo natio.

"Lontano da casa sognavo la mia bresaola!"- confida Ugo ripensando con malinconia a quei tempi d'esilio volontario.

Al rientro in Italia lavora alla Casa Alpina di Caspoggio e poi presso l'azienda autonoma di Soggiorno e Turismo della Valmalenco. L'alluvione dell'87 lo vede in prefettura come addetto alle relazioni con il pubblico, poi diventa tecnico del centro di monitoraggio geologico ora di competenza dell'Arpa l'ente regionale per l'Ambiente.

Sin da bambino Ugo è stata un'anima tenera e sensibile, dedita alla poesia, un'arte che coltiva ancora oggi. "Non volevo essere ignorante come un "cusp"!"- ripete più volte a se stesso.

E sicuramente non lo è stato, anzi ha messo al servizio della comunità la sua facile penna per raccontare "Strade, vicoli e sentieri di Caspoggio", un'opera per non dimenticare mai le proprie origini.

Parla così "l'uomo di Caspoggio", lasciando un segno a quanti scivolano soltanto con lo sguardo su eventi quotidiani che diventeranno presto storia, senza cogliere l'attimo fuggente della vita. Fuggente come un battito d'ali. O come un rapido pensiero notturno falciato dalla luna evanescente.

Nello Colombo

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