MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE IN MATERIA DI MARCHIO D'ORIGINE ED ETICHETTATURA DEI PRODOTTI
La Camera,
premesso che:
la liberalizzazione dei mercati mondiali avviata dall'inizio del 2005 ha dato luogo a una crescita esponenziale delle importazioni di tessili, soprattutto dalla Repubblica popolare cinese;
la Commissione europea e il Ministero del Commercio della Repubblica Popolare Cinese nel giugno 2005 firmarono un memorandum d'intesa sull'esportazione di alcuni prodotti dell'abbigliamento e di dieci categorie tessili cinesi nell'Unione europea, la cui applicazione è scaduta il 31 dicembre 2007;
sulla base di un'analisi dettagliata di ogni categoria del memorandum, la Commissione europea e il ministero cinese hanno concluso che è necessario introdurre un sistema di sorveglianza, poiché è forte la possibilità che otto delle dieci categorie di prodotti tessili, soggette agli accordi del memorandum, possano subire pressioni nel 2008, a causa delle importazioni originarie della Cina;
alla fine del 2008 e in assenza di una precisa presa di posizione da parte dell'Unione europea, i produttori europei si troveranno a dover affrontare il libero mercato, nel quale la concorrenza sleale dei prodotti contraffatti rischierà di mettere in ginocchio importanti settori dell'economia;
NEGLI STATI UNITI NEL GENNAIO 2004, QUANDO SONO SCADUTE LE BARRIERE ALL'IMPORTAZIONE FISSATE DAGLI ACCORDI DELL'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO, FURONO IMPORTATI 18,2 MILIONI DI CAMICIE CONTRO LE 941 MILA DEL GENNAIO 2003, CON UN AUMENTO DEL 1.834 PER CENTO E IL CONSEGUENTE LICENZIAMENTO NELLO STESSO MESE DI 12.200 OPERAI TESSILI AMERICANI. Sindacati, industriali e senatori repubblicani si sono appellati a Bush perché «protegga il lavoro americano», stimando che siano 700 mila i posti in pericolo negli Usa e 200 mila sarebbero in Italia;
alla fine di ottobre 2007, l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf), in collaborazione con le autorità austriache, ha scoperto un vasto traffico illegale di tessuti e scarpe proveniente dalla Cina. La frode - organizzata tramite false fatturazioni, false dichiarazioni d'origine e la sottostima (fino a 15 volte) del valore reale di mercato - riguardava soprattutto jeans, t-shirt e diversi tipi di scarpe, prevalentemente sportive;
l'Olaf ha stimato in 600 mila tonnellate la quantità di tessili e scarpe implicata finora in questo tipo di frodi e calcolato che per i soli dazi doganali l'impatto globale sul bilancio dell'Unione europea sarebbe superiore a 200 milioni di euro;
in questo quadro il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (con l'esclusione di Ind/Dem, Indipendenza e democrazia);
la risoluzione sottolinea innanzitutto che il 70 per cento di tutte le merci contraffatte importate nel mercato europeo «proviene dalla Cina» e che «la metà di tutte le procedure doganali europee contro la contraffazione riguarda il settore tessile e dell'abbigliamento»;
con la predetta risoluzione il Parlamento europeo rileva la necessità di adottare la proposta di regolamento - attualmente all'esame - sull'indicazione del made in, per una migliore tutela dei consumatori e per sostenere pienamente l'industria europea che si fonda su ricerca, innovazione e qualità;
il Parlamento europeo rileva anche la necessità che la Commissione europea si avvalga dei propri poteri per proibire che siano immessi nel mercato europeo prodotti pericolosi, anche nel caso di tessili e dell'abbigliamento, e invita la Commissione a garantire che i prodotti tessili che entrano nel mercato dell'Unione europea, provenienti in particolare dalla Cina, siano soggetti a norme di sicurezza e protezione dei consumatori identiche a quelle applicate ai prodotti confezionati nel territorio dell'Unione europea;
IL PARLAMENTO EUROPEO CONSIDERA GLI STRUMENTI DI DIFESA COMMERCIALE (ANTIDUMPING, ANTISOVVENZIONI E MISURE DI SALVAGUARDIA) COME MECCANISMI ESSENZIALI DI REGOLAMENTAZIONE E LEGITTIMI PER FAR FRONTE ALLE IMPORTAZIONI LEGALI ED ILLEGALI DA PAESI TERZI (IN PARTICOLARE NEL SETTORE TESSILE E DELL'ABBIGLIAMENTO, CHE ATTUALMENTE È APERTO E NON PROTETTO DALLE QUOTE); - si stanno accorgendo che Tremonti aveva ragione!!! ndr -
l'11 dicembre 2007 il Parlamento europeo ha adottato ufficialmente una dichiarazione scritta sul marchio d'origine made in a livello comunitario, bloccato dalla nota contrapposizione tra gli Stati che rappresentano gli interessi della distribuzione e quelli che rappresentano gli interessi della produzione;
in considerazione della posizione dell'Italia, Paese prevalentemente produttore, nel corso della XV legislatura, la X commissione della Camera dei deputati ha adottato un testo unificato delle abbinate proposte di legge C. 664 Forlani, C. 790 Contento, C. 848 Lulli, C. 1402 Raisi e C. 1448 Gianfranco Conte, dopo un corposo ciclo di audizioni svolte in sede informale;
la materia affrontata dal testo unificato «Norme per la riconoscibilità e la tutela dei prodotti italiani» è complessa, specialmente in relazione alla coerenza e omogeneità con la normativa europea vigente in materia; ma non meno forte è l'esigenza di approvare una normativa che - in attesa che l'Unione europea pervenga a una posizione condivisa - regolamenti il marchio d'origine a livello nazionale;
il conflitto nasce in relazione a due esigenze contrapposte: tutelare i diritti dei produttori italiani contro l'invasività delle contraffazioni e non produrre disposizioni di legge che ostacolino la libera circolazione delle merci nel mercato europeo;
di recente l'esplosione di casi eclatanti di contraffazione ha reso evidente la necessità di elaborare strumenti adeguati a tutelare i consumatori europei, per cui dovrebbe aumentare le possibilità di approvare una disciplina comunitaria sulla tracciabilità dei prodotti;
la X Commissione nella XV legislatura si è orientata a predisporre una normativa che tuteli il diritto dei consumatori alla salute e il diritto dei produttori a contrastare le frodi commerciali, tentando nel contempo di recepire le osservazioni formulate negli anni scorsi, a livello europeo, sui testi elaborati nelle precedenti legislature;
il testo elaborato dalla X Commissione segna un primo importante passo in questa direzione, prevedendo che I PRODUTTORI POSSANO ADOTTARE IL MARCHIO «100 PER 100 MADE IN ITALY» volontariamente, non entrando così in rotta di collisione con la normativa europea;
buona parte dei prodotti che a livello mondiale vengono spacciati per italiani non lo sono; per l'Italia è imprescindibile trovare qualche forma di tutela dalle contraffazioni, il che ha prodotto una sostanziale unanimità di giudizio sul testo predisposto nella X Commissione;
in attesa dell'approvazione di una normativa europea, necessaria anche alla luce di sistematiche violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e delle norme ambientali e sociali, inerenti alla dignità del lavoro, per garantire eque condizioni di concorrenza, tanto più dopo l'ingresso della Cina nell'Organizzazione mondiale del commercio;
l'accordo di adesione della Cina all'Organizzazione mondiale del commercio consente a tutti i membri dell'organizzazione, compresa l'Unione europea, di applicare misure di salvaguardia nei confronti di importazioni dalla Cina fino al termine del 2008, qualora ciò dovesse essere necessario;
è d'altra parte ovvio che una normativa più rigida deve essere applicata in primo luogo alle molte attività «in nero» che fanno dell'Italia il quarto Paese produttore di merci contraffatte;
tali produzioni nelle intenzioni del legislatore si devono distinguere anche sul versante ambientale e della salute, con la promozione di oggetti di lunga durata, per rispondere alle esigenze di uno sviluppo sostenibile;
è a tal fine necessario collegare marchio, tracciabilità della filiera tessile-abbigliamento, materiali riciclabili e di lunga durata, rispetto delle regole in materia di lavoro, associando tale specifica normativa ad una forma più estesa di etichettatura obbligatoria sulla provenienza dei capi di abbigliamento che circolano all'interno del territorio nazionale,
impegna il Governo
a sostenere in sede di Unione europea la posizione italiana sul marchio d'origine e sull'etichettatura dei prodotti, quale punto di partenza per una negoziazione e un confronto che abbia alla base la tutela del consumatore europeo e il contrasto del fenomeno del dumping sociale ed ambientale.
(1-00007) «Vico, Lulli, Sanga, Ventura, Zunino, Boccia, Zucchi, Giovanelli, Amici, Bellanova, Froner, Lovelli, Ginefra, Capano, Rugghia, Peluffo, Rampi, Velo, Benamati, Marchioni, Bordo, Boffa, Codurelli, Fogliardi, Farinone, Federico Testa, Portas, Calearo Ciman, Grassi, Servodio, Marco Carra».