DIBATTITO: IL "TALLONE" DI BOSSI

La presente nota, anche se di una validissima collaboratrice del giornale viene inserita in "contributi esterni" - un paio di volte ci sono andati anche scritti del direttore - trattando di argomento ovviamente delicato. Nel vespaio si è anche levata la voce di Calderoli, possibile n. 1 leghista che non ha smentito Bossi ma ha cercato di ridimensionare la cosa. Lo stesso Calderoli aveva dichiarato "In tutti questi anni Bossi ha avuto la capacità di incanalare per vie democratiche incazzature che potevano prendere altre strade. L'Alitalia che chiude Malpensa, la Brebemi, la Tav e la pedemontana bloccate, un fisco martellante… Solo Umberto ha evitato che la situazione esplodesse, facendo votare quattro volte al Parlamento modifiche della Costituzione."

Altri poi da sponde alleate hanno inquadrato la cosa nei modi di atteggiarsi del leader padano che però - aggiungono - ha puntualmente onorato sinora gli impegni assunti con gli elettori, gli alleati, il Governo.

Bufera sul ministro leghista dopo il dito medio verso l'inno di Mameli e le incongruenti sparate contro i professori meridionali. Ma bisogna comprenderlo: il suo prediletto Renzo è stato bocciato per la seconda volta. Gli somiglia così tanto che non riesce neanche a superare un esame normalissimo che migliaia di giovani hanno già oltrepassato più o meno brillantemente. La sua delusione è simile a quella di tanti altri che però non sono ministri della Repubblica italiana e non aggrediscono il simbolo dell'Italia con gestacci degni di un "cafone" quale lui, in realtà, é.

Però , ad essere sinceri, lo spavento maggiore non è tanto quello che ha detto il leghista, ma quello che non fa il governo con a capo un Presidente, assieme al Parlamento che dovrebbero, come minimo chiedere le sue dimissioni, dandogli un calcio in quel posto che lui ama nominare così spesso. In quale Paese si tollera che un ministro della Repubblica abbia una così sfacciata faccia di Giano (Bossi si andasse a rivedere chi era costui, cui somiglia tanto), irridendo e disprezzando milioni di persone che faticano e danno anche onore al nostro Stato?

Sarebbe molto triste che la "bella gente" che ci governa lasciasse cadere nel nulla il suo ignobile e ridicolo comportamento che - bisognerebbe anche accertare - non gli derivi dalla lunga e penalizzante malattia che l'ha reso così deforme nel fisico. Noi ci auguriamo che il caldo non cancelli come fa il mare sulla sabbia, le sue "deprecabili "imprese" che- sinceramente- e qui bisogna rilevare le sue carenze storiche - non somigliano per nulla ai crociati cui spesso fa riferimento - ma che si adottino dei seri provvedimenti contro questi "spacconi" inutili e dannosi come cattivo esempio per la gioventù italiana.

Per rendermi conto di quanto è stato stupido e malvagio il comportamento di Bossi, non solo mi solo letta i giornali del 21 luglio 2008 (chissà se legge qualcos'altro oltre la Padania), ma ho "spulciato" quello che si è postato in Internet.

E poiché tali testimonianze esprimono i sentimenti della maggioranza, li propongo ai nostri lettori, affinché siano sereni nel giudicare e nel non adagiarsi sugli slogan.

Eccone, allora, un poutpourri:

Da: Dark Side of the World

Che finezza...

posted by watersroger @ luglio 21, 2008 09:42 - lunedì, 21 luglio 2008

in Repubblica. Il vegetale sparacazzate alias Umberto Bossi continua ad offendere l'Italia nonostante sia ministro e capo di un partito di cafoni ignoranti che purtroppo stanno al governo...

Come al solito nel suo comizio delirante oltre a sparare cazzate ha fatto il classico gesto del dito medio rivolgendosi all'inno di Mameli... almeno è l'unica cosa che gli si alza ancora ahah.

Dopo ha detto che bisogna conoscere i nomi dei dogi e non dei sette re di Roma (io manco quelli conosco ghgh) oppure che al Nord devono insegnare solo docenti del Nord... in poche parole ha fatto i soliti discorsi razzisti nonostante sia ministro del governo italiano!

La cosa che mi fa incazzare è il fatto che la "gente" almeno qui al Sud vota Berlusca che è alleato di un partito che ci tratta come una razza inferiore che poi alla fine se proprio c'è qualcuno inferiore è proprio Bossi...

Purtroppo questa è l'Italia e nessuno vuole capire in che situazione di merda ci troviamo!!! L'altra sera ho quasi litigato con due carissime amiche perché difendevano Berlusca sapendo 0 di politica a tal punto che le ho detto "fatevi un po d CULtura"!

Da: Il Cannocchiale : EMAIL info@ilcannocchiale.it; INDIRIZZO: Cannocchiale Srl Via dell'arancio, 137/a 00186 ROMA :Commento di vincenzoct inviato il 21 luglio 2008 : Non mi scandalizzo delle intemperanze di Bossi perchè non ha ancora raggiunto il livello evolutivo della parola e si esprime con gesti e rutti.

Mi scandalizza il silenzio del Presidente della Repubblica.

Vincenzoct

SE UNO COME BOSSI E' MINISTRO DELLA REBUBBLICA, DOVE ANDREMO A FINIRE?

contributo inviato da francesco filipponi il 21 luglio 2008

Torna l'Umberto Bossi degli anni '90. Dito medio alzato contro l'inno d'Italia, attacco ai professori "terroni", chiamata alla rivolta di 15 milioni di padani. E la definizione della nostra repubblica come di uno stato fascista. Niente male per il Ministro delle Riforme per il Federalismo del IV governo Berlusconi. Teatro dello show che agita la domenica di luglio è il congresso nazionale della Liga Veneta, a Padova. Parte dialogante, dice di essere pronto "ad accogliere le proposte del centrosinistra sul federalismo". Poi deraglia. Inizia attaccando l'Inno di Mameli. "Non dobbiamo più essere schiavi di Roma. L'Inno dice che l'Italia è schiava di Roma...', toh! dico io". Un TOH sottolineato per chi non avesse capito dal dito medio levato, di fronte ai delegati. Sembra essere tornato il Bossi che invitava a usare il tricolore in bagno. Ed è così. L'amarcord prosegue sulle orme dei 300.000 fucili delle valli bergamasche dell'estate 1994. "Dobbiamo lottare contro la canaglia centralista. Ci sono quindici milioni di uomini disposti a battersi per la loro libertà. O otterremo le riforme, oppure sarà battaglia e la conquisteremo, la nostra libertà" Le parole corrono e così il ministro della repubblica italiana arriva a parlare di fascismo! "Dobbiamo lottare contro questo stato fascista. E' arrivato il momento, fratelli, di farla finita. I lombardo- veneti hanno la forza di battere chiunque, di abbattere gli Stati e forse sarà necessario farlo". Retoricamente il leader del Carroccio dice di non essere contrario alla perequazione tra regioni più ricche e quelle più povere. Per poi gettare la bomba: "Adesso ogni regione deve vivere con i soldi che produce. Deve essere una perequazione giusta non come è adesso, dove chi più spende più ha soldi dallo Stato. E' una truffa, è uno schifo. Serve una certa perequazione, ma basta mandare i soldi a Roma e vedere i sindaci costretti ad andare col cappello in mano nella capitale".

Ai padani professori padani. Non è una barzelletta ma il succo della riforma scolastica immaginata dal segretario leghista: "Dopo il federalismo bisogna passare anche alla riforma della scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente (i professori ndr) che non viene dal nord. Il problema della scuola è molto sentito perchè tocca tutta la famiglia".

"Quando Bossi fa queste uscite, contro l'unità d'Italia, oggi contro l'Inno nazionale o i professori del Sud, lo fa sempre per coprire un cedimento". Dario Franceschini, vicesegretario del PD spiega come "questa volta si è ancora piegato a Berlusconi che gli ha detto:'se vuoi il federalismo fiscale devi darmi la riforma della giustizia e l'immunità, come voglio io". Il vicesegretario Pd, ai microfoni di Skytg24, aggiunge: "Noi pensiamo che vada fatta una riforma seria del sistema giudiziario, che vada affrontato il tema del federalismo fiscale ma mai contro un pezzo del Paese o contro i magistrati, che fanno fino in fondo il loro dovere". Mentre per il responsabile comunicazione del PD con "le offese all'inno nazionale, i toni insultanti verso il Mezzogiorno Bossi ha dato fondo al suo peggiore repertorio. La destra la smetta di minimizzare e di parlare di colore. La sostanza è che la destra non vuole il dialogo e riforme serie. Bossi si è allineato alle richieste di Berlusconi svelando così che quella riforma della giustizia invocata dal premier non si farà perché serve all'Italia, ma perché serve a lui. La destra e la Lega devono sapere che ci opporremo apertamente: l'Italia vive una crisi economica durissima e il governo con la sua manovra contribuisce ad inasprirla. Il PD si impegna per rispondere ai problemi dei cittadini, in Parlamento e nel Paese".

"Molti dei nostri uomini politici , sono degli incapaci. I restanti sono capaci di tutto.» (Boris Makaresko , cabarettista milanese).

«La forza di uno Stato è nella sua scuola.» (Aldo Carotenuto , psichiatra)

Chiaberge, invece, in Cervelli d'Italia, disegna le origini ed il degenerato 'stato delle cose' della cultura e delle sue stravolte istituzioni in Italia, delineando un quadro tanto abominevole quanto impietosamente realistico e, soprattutto, senza ragionevoli speranze prossime venture.

E Carlo Cattaneo, uno dei primi ad aver intuito l'importanza della conoscenza come fattore di sviluppo economico diceva: "Chiuso il circolo delle idee, resta chiuso il circolo della ricchezza".»(in RICCARDO CHIABERGE, Cervelli d'Italia. Scuola, scienza, cultura: le vere emergenze del Paese, Milano, Sperling e Kupfer Editori, 1996, pp. 5-8 passim. ).

I figli sò piezz'e Bossi

"Dopo trent'anni di scuola di sinistra, di esami di sinistra, di professori di sinistra, di presidi di sinistra i nostri ragazzi sono disorientati. I nostri studenti hanno bisogno di essere guidati da uno come Umberto Bossi. E non è possibile che vengano professori da ogni parte a togliere il lavoro agli insegnanti del Nord. Loro vogliono sentir parlare solo di Pirandello e Sciascia e non di un federalista come Carlo Cattaneo. Così abbiamo proposto una riforma che faccia in modo che chi non conosce il Veneto, la sua storia, la sua lingua, la sua cultura, non possa venire ad insegnare in Veneto".

(Paola Goisis, Lega Nord, membro della commissione Cultura della Camera, Adnkronos, Padova, 20 luglio 2008).

"Dopo il federalismo bisogna passare anche alla riforma della scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente (i professori, ndr) che non viene dal Nord. Il problema della scuola è molto sentito perché tocca tutta la famiglia. E' la verità, un nostro ragazzo è stato bastonato agli esami perché aveva presentato una tesina sul federalista Carlo Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo e devono finire. La Padania ormai è nel cuore di tutti. Noi ai bambini insegnamo fin da quando nascono che non siamo schiavi e non lo siamo mai stati".

(Umberto Bossi, ministro delle Riforme istituzionali, Rainews24 e Apcom, 20 luglio 2008).

"Ma la tesina è solo una parte dell'esame e il ragazzo (Renzo, figlio di Umberto Bossi, respinto per la seconda volta all'esame di maturità, ndr) ha dovuto sostenere anche tre prove scritte e un esame orale. Non ha seguito gli studi da noi, si è presentato da privatista; non so che tipo di preparazione abbia seguito ma purtroppo la somma di tutte le prove non ha raggiunto il punteggio di 60, il minimo per la promozione".

(don Gaetano Caracciolo, rettore del Collegio Arcivescovile "Bentivoglio" di Tradate, Corriere della Sera, 11 luglio 2008).

(21 luglio 2008)

Cafone (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

Cafone è un termine usato per definire una persona dai modi incivili e rozzi. Questa parola è stata usata spesso da Ignazio Silone nel significato di contadino. Ciò perché un tempo nell'Italia meridionale essa non aveva alcun senso dispregiativo, e indicava una condizione certamente difficile, ma non vergognosa. La parola assunse un valore offensivo nel Nord Italia quando, dopo l'Unità d'Italia cominciano le incomprensioni fra le varie parti del paese.

I professori sono in maggioranza, della Campania e della Sicilia.

La statistica una qualche ragione la dà al leader della Lega Umberto Bossi: la professione insegnante è una professione del sud. Anche perché al nord non ci sono abbastanza docenti per coprire il fabbisogno. Su 100 professori della scuola italiana, in effetti - dicono i dati del Ministero - ne sono nati al Nord solo 21, al Centro 16, e tutti gli altri - il 63% - al Sud e nelle isole, con una tendenza degli ultimi anni a incrementare il vantaggio del meridione in questo rapporto. Non solo: se andiamo a guardare all'interno di quel 63% di professori di origine meridionale, scopriamo che due terzi (pari quindi al 40 per cento del totale) sono nati solo in due regioni, Campania e Sicilia.

Le statistiche del ministero dell'Istruzione ci dicono anche che proviene dal Sud il 53% degli insegnanti di materie umanistiche (28% dei professori di lettere, storia, filosofia, un 14% dei docenti di lingue straniere e un 11% di docenti di discipline artistiche, come la musica, il disegno e simili). Se - infine - incrociamo questo dato con il tasso di femminilizzazione della scuola italiana, pari all'83% nelle elementari e medie e 79% nelle superiori, possiamo dire con un certo fondamento che più della metà dei docenti del Nord è costituito da professoresse di lettere nate sotto il Volturno e - non ce ne vogliano le signore - non più giovanissime, se si considera che l'età media di entrata in ruolo nella scuola italiana è di 48 anni.

«Ciò detto che cosa vogliamo fare? - commenta l'ex ministro dell'Istruzione Giancarlo Lombardi, ingegnere, imprenditore, uomo del nord - Bossi parla come se non fosse ministro in questo paese. Se il governo facesse una politica di valorizzazione della professione insegnante, probabilmente molti giovani laureati del nord, soprattutto maschi, potrebbero guardare con interesse alla scuola come ambito di lavoro. Ma fin tanto che questo non si farà, e che, comunque, non darà i suoi frutti, come cittadini del nord dobbiamo essere molto grati alle donne e agli uomini del sud che vengono qui ad insegnare. Come ex ministro posso dire che si tratta, per lo più, di personale molto qualificato, senza il quale le nostre scuole resterebbero deserte». In effetti, dicono ancora le statistiche, non si trovano docenti del nord, specie giovani e laureati in discipline scientifiche.

«Da un punto di vista strettamente educativo - aggiunge il pedagogista Renato Di Nubila - la provenienza geografica dell'insegnante è del tutto irrilevante ai fini della qualità dell'insegnamento. Eccetto in un caso: che cioè il docente si senta sradicato nel contesto in cui opera. Il precariato, per esempio, ha fatto sì che alcuni insegnanti del sud lavorassero al nord ma con la speranza costante di tornare nella loro terra e con una sorta di nostalgia che si riverberava anche nel professionale. Questo può essere un limite. Ma quando, come nella stragrande maggioranza dei casi, l'assimilazione è perfetta, la qualità dell'insegnamento è affidata a fattori relazionali e di competenza. Punto e basta. La mia lunga esperienza nel ramo, mi fa dire che spesso, addirittura nell'approfondimento della storia e delle tradizioni locali, molti insegnati di fuori si sono dimostrarti più attenti e interessati di quelli del luogo. Io - conclude il pedagogista - sono professore nell'università di Padova, e se sono un buon insegnante o meno non dipende certo dal fatto di essere nato in Basilicata».

Anche il ministro ombra dell'Istruzione, Maria Pia Garavaglia, accoglie come incongrue le esternazioni del ministro leghista: «In un momento in cui le frontiere sono così permeabili, mi sembra veramente curioso voler mettere dei limiti alla libertà di movimento. Non è necessario che per le materie fondamentali e specialistiche ci sia un riferimento al territorio di chi insegna. Queste possono essere patrimonio di qualsiasi docente purché sia adeguatamente formato. La preparazione di un professore non si può misurare solo nel fatto di essere padano. E io lo posso dire, perché la Padania è la mia terra».( Raffaello Masci, in La Stampa, 21 luglio 2008).

Maria de Falco Marotta

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