Battaglia al Senato, ma il voto all'estero passa
 E’ stata battaglia dura al Senato, dov’era in discussione il 
 decreto-legge
 26 aprile 2005, n. 64, recante disposizioni urgenti per la 
 ripartizione di seggi per l'elezione della Camera e del Senato. 
 Salvo improbabili colpi di scena, questo diritto dovrebbe quindi 
 diventare effettivo a partire dalle prossime elezioni politiche. 
 Lo scontro si è acceso soprattutto intorno ad un emendamento, 
 presentato da un gruppo trasversale di senatori composto da Del 
 Pennino (Pri), Turci (Ds), Passigli (Ds), Stiffoni E Pirovano 
 (Lega Nord), Petrini (Margherita), Turroni (Verdi), Maffioli (Udc), 
 Falcier, Boscetto e Scarabosio (Fi) con l’intenzione di derogare 
 la legge 459 fino a quando non fossero portati a termine gli 
 aggiornamenti dell'Aire e risolte tutte le questioni in sospeso 
 che non avrebbero consentito la corretta applicazione della 
 stessa. Il che significava, nella situazione attuale, aprire un 
 varco alla possibilità di rimandare il voto degli italiani 
 all'estero alle consultazioni del 2011.
 L’assemblea di Palazzo Madama ha invece definitivamente 
 convertito in legge il decreto-legge 64/2005 che, definendo il 
 meccanismo utilizzabile in caso di scioglimento anticipato della 
 legislatura e fino al prossimo 30 settembre, adeguerà 
 l'assegnazione della quota proporzionale tra le circoscrizioni 
 alla luce dei risultati dell'ultimo censimento del 2001 e del 
 voto degli italiani all'estero previsto dalla Legge 459/2001.
 E’ 
 pur vero che il meccanismo, fatto scattare dal ministro 
 dell'Interno Pisanu a scopo precauzionale durante la crisi del 
 governo Berlusconi, garantisce il voto degli italiani all’estero 
 solo sino al 30 settembre. In questo lasso di tempo il 
 Parlamento avrà il tempo di adeguare la legge elettorale. Se non 
 vi saranno modifiche sostanziali, su cui i partiti sono divisi, 
 sarà facile prorogare questa legge sino a “coprire” la 
 consultazione in programma per la prossima primavera. Se così 
 non fosse, il vulnus al diritto ormai costituzionalmente 
 garantito del voto degli italiani all’estero sarebbe gravissimo.
 Ma qui siamo nel campo delle pure ipotesi. Molto concreto, 
 invece, è stato il rischio di scivolamento al 2011 del primo 
 ingresso a Montecitorio e Palazzo Madama dei deputati e dei 
 senatori eletti dall’emigrazione italiana. Il temuto emendamento 
 è diventato un ordine del giorno al termine di un acceso 
 dibattito. L’ex ministro Bassanini (DS) è intervenuto per 
 ricordare i rischi d’incostituzionalità di un mancato varo delle 
 norme attuative, una volta che il diritto di voto è iscritto 
 nella nostra carta fondamentale.
 Contro ogni ipotesi di rinvio Minardo, Forza Italia, ma un suo 
 compagno di partito, Scarabosio ha acceso lo scontro: “Occorrono 
 certezze – ha detto - non esiste certezza dell'elettorato; 
 sappiamo che gli elenchi consolari sono ancora del tutto 
 divergenti rispetto a quelli dell'AIRE; anzi, vi è molta 
 confusione. Non mi scandalizzo, quindi, se il voto degli 
 italiani all'estero viene momentaneamente sospeso; perché è 
 meglio affrontare i problemi, qualora ci siano. Stiamo 
 predisponendo una legge che può essere veramente pericolosa per 
 il nostro ordinamento costituzionale. Il nostro è un sistema 
 maggioritario e non proporzionale; quindi, potrebbe verificarsi 
 la persistenza di una maggioranza determinata dal voto degli 
 italiani all'estero; però, costoro voteranno candidati residenti 
 all'estero. Quindi
 - ha concluso Scarabosio annunciando l'astensione sul complesso 
 della legge
 - saranno eletti parlamentari australiani, brasiliani o 
 nordamericani, i quali del nostro Paese e della situazione 
 dell'Italia sanno molto poco".
 Che l'emendamento sospensivo non sarebbe passato è stato chiaro 
 quando ha preso la parola Lanfranco Turci, il senatore Ds che 
 figurava tra firmatari:
 "Il mio orientamento - ha dicharato - è favorevole a ritirare 
 l'emendamento, presentando però, in sua vece, un ordine del 
 giorno che ne recepisca il senso". Anche Scarabosio ha aderito 
 all’invito, mentre Pellicini, dai banchi di AN, ha assicurato il 
 pieno impegno di tutte le strutture consolari per l’allineamento 
 degli elenchi degli aventi diritto al voto. A favore dell’ordine 
 del giorno si sono schierati Forza Italia, per bocca di Malan, 
 ed i diesse attraverso Maria Grazia Pagano, anche se il 
 sottosegretario D’Alì ha fatto notare che si tratta di un 
 semplice richiamo a doveri cui il governo sta già assolvendo.
 Polemico l’intervento dell’esponente della Margherita, Battisti, 
 che ha giudicato un errore la concessione di una circoscrizione 
 Estero, ma ha pure riconosciuto l’entità delle attese sollevate 
 nelle nostre comunità all’estero. Alla fine il sì all’ordine del 
 giorno, che impegna il governo “a completare entro la 
 legislatura in corso le intese con i Paesi in cui risiedono gli 
 italiani all'estero e a comunicare le stesse alle competenti 
 Commissioni per il relativo controllo; impegna altresì il 
 Governo a completare le revisioni degli elenchi degli aventi 
 diritto in modo che non si registrino discordanze fra gli 
 elenchi consolari e quelli dell'AIRE e a riferire alle 
 competenti Commissioni". Solo in questo modo si è potuti 
 arrivare al sì alla legge. Sino al 30 settembre tutti 
 tranquilli, poi si vedrà.
Luciano Ghelfi
 GdS 30 VI 2005 - www.gazzettadisondrio.it
