Berlusconi: la riforma delle pensioni é “ineludibile”...
 Egregio Sig. Direttore
 Il Presidente del Consiglio Berlusconi insiste col 
 annunciare che la riforma delle pensioni é “ineludibile”. 
 “Ci vogliono riforme non scioperi”, conferma la 
 Confindustria. 
 “Vista la disponibilità del governo a discutere alcune 
 modifiche, lo sciopero dichiarato dai sindacati, per quanto 
 legittimo, é uno sciopero politico”, aggiunge l’on. Fini.
 Il Ministro del Lavoro, Maroni, dichiara invece che 
 presenterà il progetto di riforma dopo lo sciopero del 24 
 ottobre (vorrà vedere se e come riesce?).
 Il giornalista Antonio Marino (vedi La Provincia del 18 
 ottobre u.s.) sembrerebbe dare una mano ai detrattori dello 
 sciopero, quando si chiede se ne vale la pena scioperare 
 visti i vincoli che si é imposto Berlusconi e la 
 determinazione con cui egli intende portare avanti il suo 
 progetto di riforma.
 Marino dice il vero quando sottolinea che a chiedere 
 pressantemente la riforma sono gli organismi finanziari 
 internazionali e qualche settore politico della Unione 
 Europea (si, perché né il Parlamento né la Commissione 
 Europea hanno sollevato il problema).
 Chi sono allora questi “organismi finanziari 
 internazionali”?. Sono appunto le grandi lobby finanziarie 
 capeggiate dal FMI (Fondo Monetario Internazionale), che 
 trovano sostegno (forse é meglio dire che esprimono) 
 importanti settori della politica internazionale ed europea. 
 Tali organismi, promotori e fautori del “modello di Welfare 
 - State fondato sul calvinismo americano”, tendono a 
 diffondere, ad espandere e ad affermare quel modello anche 
 in Europa. 
 L’occasione quanto mai propizia, viene offerta dalla 
 imminente entrata nell’Unione Europea dei Paesi dell’Est i 
 quali, assieme alle loro speranze porteranno anche le loro 
 carenze e i loro bisogni. Già, dicono, perchè se non si 
 abbassa notevolmente il livello del Welfare State dei 15 
 Paesi dell’Unione Europea, i popoli dei 10 nuovi stati che 
 entreranno il prossimo anno avranno legittime pretese di 
 allineamento, rendendo così il gioco delle lobby finanziarie 
 internazionali più difficile. E siccome quella operazione ha 
 un costo, quel costo dovranno pagarlo (come sempre) i meno 
 abbienti, cioè: lavoratori e pensionati.
 Ma ciò che più preoccupa, e che sarebbe concettualmente 
 devastante per la società civile europea, è il tentativo di 
 voler rompere e di scardinare un modello di Welfare - State 
 che trova il suo fondamento nella solidarietà 
 intercategoriale e intergenerazionale.
 Se questo tentativo dovesse trovare il consenso necessario 
 per affermarsi sarebbero guai seri per il processo di 
 coesione sociale che ha retto le sorti d’Europa sino ad 
 oggi.
 Si legge sulla stampa di questi giorni che sia la Francia 
 sia la Germania, hanno portato a termine le loro riforme 
 delle pensioni; e si enfatizza il fatto che ciò é stato 
 possibile malgrado le agitazioni sindacali di protesta. 
 Servirebbe maggiore obiettività da parte dei Media!.
 Si tralascia, infatti e ad arte, di spiegare che, sia la 
 riforma francese, sia quella tedesca, arrivano in ritardo 
 rispetto a quella Italiana approvata con ampio consenso 
 sociale nel 1995, e che i sistemi previdenziali di quei 
 Paesi, comunque sono molto diversi dal nostro .
 Insomma, la carrellata di bugie non si attenua; ogni 
 occasione viene sfruttata nel tentativo di far passare un 
 progetto fondato sulle menzogne; é come assistere alla cena 
 delle beffe.
 I funzionari del FMI e delle lobbyes finanziarie predicano in 
 continuazione che bisogna fare i sacrifici oggi perchè il 
 domani sia migliore. Un domani che é come Godot: non arriva 
 mai. 
 Nel frattempo la forbice tra ricchi e poveri, tra garantiti 
 e precari, tra primi e ultimi si allarga sempre di più; le 
 condizioni di vita si abbassano, assistenza e servizi si 
 ridimensionano drasticamente e la coesione sociale si sta 
 sgretolando, in ossequio agli “aggiustamenti strutturali” 
 che non si capisce bene dove, come e quanti sono e a cosa 
 servono.
 Ecco perché lo sciopero non può essere considerato inutile e 
 men che meno dannoso!. La rivendicazione dei sindacati, che 
 chiedono al Governo di azzerare la proposta di riforma e di 
 aprire un tavolo di discussione va molto al di la di un 
 aggiustamento della proposta governativa. Qui é in gioco la 
 difesa di valori fondanti sanciti dalla nostra Carta 
 Costituzionale.
 Sul piano culturale tutto questo significa 
 resistenza all’impulso inarrestabile del sistema, caro ai 
 liberisti, a voler mercificare settori finora ritenuti 
 estranei all’impero del denaro, come la sanità, i sistemi di 
 assistenza, la previdenza e l’educazione.
 Ossequi.
Valerio 
 Delle Grave
 
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