) E bravo Governatore Draghi! 2) E' vero, le Authority sono politicizzate

di Mario Segni

1) E bravo

Anche nei momenti più bui vi sono degli sprazzi di luce. E così,
in un momento che per l'Italia mi sembra brutto, ho trovato sui
giornali due notizie, che se pure piccole, mi sembrano
importanti. Riguardano il nuovo governatore della Banca
d'Italia, Mario Draghi. La prima era dei giorni
dell'insediamento: Mario Draghi ha affidato a un blind trust la
gestione dei suoi titoli mobiliari, per evitare ogni possibilità
che la sua attività pubblica si traduca in un lucro personale.
La seconda è di ieri: in partenza per Francoforte per una
riunione della BCE, ha preso un volo di linea, invece che
noleggiare un aereo privato, e ha detto (riferiscono i giornali)
che non solo farà sempre così ma che lo stesso pretenderà dai
suoi dirigenti.

Piccole cose, mi direte. Certo il noleggio di un aereo non
incide sul bilancio della Banca d'Italia. Ma è il messaggio che
viene lanciato all'esterno che conta, e questo non è affatto
piccolo. E in poche settimane Draghi ha fatto due gesti, uno di
serietà, l'altro di sobrietà. Il primo è evidente, ed è stato
giustamente sottolineato da tutti. In un mondo che ha perso il
senso dello stato e che ha cancellato ogni distinzione tra
pubblico e privato, in un mondo in cui il principale attore
della politica, il presidente del Consiglio, è l'incarnazione
del conflitto di interessi e delle leggi ad personam, Draghi
agisce esattamente in modo opposto. Risolvendo immediatamente il
suo conflitto di interessi riafferma che la divisione tra
pubblico e privato è sacra, che l'uomo pubblico non deve essere
nemmeno sospettabile di approfittare della carica.

Ma il secondo gesto mi sembra altrettanto importante. In un
mondo politico (ma purtroppo non solo politico) che ha perso il
senso della sobrietà e della misura, il Governatore della Banca
d'Italia che sale su un aereo di linea invece di noleggiare un
jet ci dice che anche nell'era postindustriale l'uomo pubblico
può vivere una vita comune, può vivere come gli altri. Ci dice
che l'ostentazione del privilegio, del potere, non è un segno di
forza ma il suo contrario. Ci dice che nella gestione della cosa
pubblica l'amministratore deve usare la oculatezza e la prudenza
che sono necessarie nella attività privata.

Tra le due cose vi è una profonda differenza. La distinzione tra
pubblico e privato è, (o dovrebbe essere) garantita da leggi,
regole, norme penali. La sobrietà e il senso della misura
attengono al costume, nessuna legge li potrà mai imporre. Ma
ambedue presuppongono una certa concezione della vita, fatta di
semplicità, di valori profondi, di senso del dovere.

L'Italia, o almeno l'Italia pubblica, quella che vediamo nei
giornali e nelle tv, sta perdendo tutto questo. Nella vita
politica la legalità è stata travolta, le leggi ad personam
hanno cancellato l'uguaglianza, la lottizzazione della
amministrazione e delle authority ha distrutto le regole. La
sobrietà è stata spazzata dalla ostentazione sfacciata della
ricchezza, del lusso, del privilegio. Questo messaggio di
diseducazione è l'essenza del berlusconismo, ed è la sua colpa
maggiore. Ma purtroppo si è esteso ben oltre i limiti della
politica e di una coalizione.

Intendiamoci non vi è niente di male nella ricchezza, quando è
accumulata con mezzi leciti. In certi campi è anzi indice di
successo. Ma l'Italia ha bisogno di recuperare lo spirito di
sacrificio, il gusto della semplicità, il valore della fatica e
del lavoro. E per questo avrebbe bisogno di esempi che vengono
dall'alto. Per ora abbiamo solo quelli di Draghi. Speriamo che
non restino gli unici.

2) E' vero

E' vero, le authority sono politicizzate. E' vero, non
garantiscono imparzialità. E' vero, la sanzione a Rete Quattro è
inadeguata. Quindi Berlusconi ha ragione? Sì, ma si è
dimenticato di dire una cosa: che il principale responsabile è
lui, e che se il prestigio di molte authority è a pezzi si deve
alla brutale spartizione di cui lui è il grande mattatore, ma
che, va detto con altrettanta franchezza, ha avuto nella
opposizione di sinistra un consapevole complice.

Quello che infatti non è stato detto è che da tempo è in atto
una tacita ma ferrea prassi di lottizzazione delle authority.
Cominciamo da quella sulle comunicazioni, oggi al centro dello
scontro. Il "Corriere" ha pubblicato venerdì nomi e fotografie
dei componenti, e ha detto una cosa verissima, che degli otto
componenti quattro sono della maggioranza e quattro della
opposizione. Si può aggiungere che la metà sono addirittura ex
parlamentari: Enzo Savarese e Giancarlo Innocenzi provenienti
dalla Casa delle libertà, Michele Lauria e Roberto Napoli dal
centro sinistra. L'Authority per la concorrenza su quattro
membri ha un'ex sindaco di centro destra e un ex parlamentare di
centro sinistra. L'authority per i dati personali ha anch'essa
due ex parlamentari su quattro componenti. Il Consiglio di
Amministrazione della Rai, che dovrebbe avere funzioni di
assoluta imparzialità, ha quattro ex parlamentari tra nove
membri, tra cui il Presidente Petruccioli, oltre a un
giornalista con lunga militanza politica come Sandro Curzi.

In tutte queste operazioni il record di sfacciataggine è stato
battuto da Berlusconi con la nomina di Antonio Catricalà a
Presidente dell'Authority per la concorrenza. Voglio dire subito
che non conosco personalmente Catricalà e che ho sentito da
tutti giudizi positivi sulla sua capacità professionale. Ma non
è la persona in discussione. E' il fatto che l'Autorità che
presiede ha il compito di applicare la legge sul conflitto di
interessi, e che Catricalà era, al momento della nomina,
Segretario Generale della Presidenza del Consiglio. E' quindi un
caso di scuola del controllato che nomina controllore il suo
principale collaboratore. Berlusconi che denuncia la
lottizzazione sembra quindi la volpe che grida "al lupo, al
lupo" dopo avere sgozzato le galline.

Ma che ha fatto la sinistra? Non ha nominato anch' essa i suoi?
Non è stata silenziosa sulla nomina di Catricalà, probabilmente
per non turbare il clima di tacito ma sostanziale accordo? Ha
mai denunciato pubblicamente che lo scandalo non sta nella
nomina di questo o quello, ma nella spartizione generalizzata
che annulla ogni possibile imparzialità?. In questa situazione e
con un'Autorità divisa quattro a quattro bisogna riconoscere a
Calabrò coraggio nel muoversi. Ma sulla sanzione c'è da
scandalizzarsi? Sì, perché mi sembra ridicola. Che valore ha una
multa di 150.000 euro in una campagna elettorale in cui si
spenderanno miliardi?

Le authority sono state brutalmente lottizzate, e quindi non
garantiscono imparzialità. E' un danno enorme, perché alcuni
presidenti, anche se talvolta di origine politica, hanno
garantito serietà e prestigio: penso, tra gli altri, ad Amato, a
Spaventa, a Tesauro. Si dovrebbe azzerare tutto dopo le elezioni
e escludere da tutte le nomine future ex parlamentari, ex
ministri, o comunque personalità che provengano dalla politica.
Questa sarebbe la cosa seria che potrebbero fare sia Berlusconi
che Prodi.
Mario Segni


GdS 10 II 2006 - www.gazzettadisondrio.it

Mario Segni
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