CONCOOPERATIVE IN ASSEMBLEA
 Confcooperative Lombardia 
 rappresenta un sistema di imprese cooperative che nel corso 
 degli ultimi decenni ha saputo crescere e svilupparsi, 
 divenendo un’importante realtà nel contesto socio economico 
 lombardo. L’incremento delle associate, dei soci 
 cooperatori, degli occupati e del fatturato ne sono una 
 chiara ed evidente testimonianza.
 Dalle 1.710 cooperative aderenti nel 1970 si è passati alle 
 2.940 nel 2001, così come il numero dei soci cooperatori che 
 è incrementato del 48% negli ultimi vent’anni, raggiungendo 
 nel 2001 le 405.298 unità. 
 Interessante, poi, è la notevole crescita del numero degli 
 occupati nelle cooperative aderenti a Confcooperative 
 Lombardia, segno della capacità del movimento cooperativo di 
 dare risposte concrete alle esigenze occupazionali, in 
 particolare di tante persone a rischio di marginalità e di 
 tanti soggetti esclusi dal mercato del lavoro. Gli occupati 
 sono passati, in termini numerici, dai 6.778 del 1983 ai 
 42.507 del 2001.
 Logica conseguenza della crescita del sistema 
 Confcooperative Lombardia è l’incremento del volume del 
 fatturato raggiunto dalle cooperative associate: oltre 4 
 miliardi di euro, pari a 8.000 miliardi delle vecchie lire.
 Alle tradizionali cooperative agroalimentari, di abitazione, 
 di consumo, tra utenti (quali le cooperative elettriche 
 delle zone montane) e alle banche di credito cooperativo, in 
 questi ultimi decenni si sono aggiunte numerose cooperative 
 operanti soprattutto nel settore della produzione lavoro, a 
 seguito della progressiva esternalizzazione dei servizi da 
 parte delle grandi imprese, e nel settore della solidarietà 
 sociale, dove le 759 cooperative di Confcooperative 
 Lombardia offrono numerosi servizi a favore di individui in 
 situazione di disagio: assistenza domiciliare ad anziani, 
 disabili e minori; servizi socio sanitari; gestione di RSA e 
 comunità di recupero.
 Nel suo intervento all’Assemblea regionale del 4 ottobre, 
 celebrata presso il Centro Congressi Fondazione Cariplo di 
 Milano, il Presidente di Confcooperative Lombardia Dante 
 Oreste Orsenigo ha ricordato che “è stata una crescita 
 particolarmente significativa, perché si tratta di 
 esperienze che si sviluppano intorno ad una visione 
 dell’impresa in cui gli obiettivi economici si raccordano 
 con le finalità sociali e in una certa misura si subordinano 
 ad esse. Sono esperienze diverse rispetto alla visione 
 canonica dell’iniziativa imprenditoriale, basata sul 
 perseguimento del profitto individuale come motivazione 
 dell’azione”. 
 Orsenigo ha sottolineato che le imprese cooperative, 
 rispetto alle attuali tendenze del mercato alla 
 globalizzazione e alla de-localizzazione, “si distinguono 
 per il fatto di essere costitutivamente territorializzate: 
 sono società di persone che possono anche operare 
 all’estero, ma rimangono dipendenti da una compagine sociale 
 che –anche al di là delle connessioni di fatto esistenti con 
 un determinato contesto locale-, non può agevolmente 
 trasferirsi. Sono quindi un fattore di radicamento sul 
 territorio dell’azione economica ed il patrimonio 
 indivisibile tra i soci accumulato nel corso della loro 
 attività rimarrà sempre presso la comunità locale”.
 Il Presidente ha sottolineato la necessità di proseguire 
 sulla strada della qualità e dell’autenticità dei valori 
 cooperativi, alla luce della mutualità prevalente introdotta 
 dalla recente riforma del diritto societario. Ha poi 
 rinnovato l’invito ai dirigenti cooperatori a “verificare le 
 strade intraprese e quelle da intraprendere per il 
 perseguimento della autenticità mutualistica, ponendo il 
 socio al centro della vita della cooperativa”.
 Infine, Orsenigo ha chiesto alla Regione Lombardia di non 
 ritardare ulteriormente l’approvazione del PDL sulla 
 cooperazione e l’avvio di un Fondo di rotazione dotato di 
 adeguate risorse finanziare per garantire il sostegno e lo 
 sviluppo delle cooperative. Ha chiesto che l’elaborando 
 statuto regionale preveda un espresso riconoscimento della 
 funzione sociale ed economica della cooperazione, come 
 sancito dall’art.45 della Costituzione. L’Arcivescovo di 
 Milano
 S.E. Dionigi Tettamanzi ha ricordato il profondo radicamento 
 della cooperazione di ispirazione cristiana nella società 
 lombarda, paragonandola all’albero di vita dell’Apocalisse 
 di San Giovanni apostolo, capace di dare frutti buoni ed 
 abbondanti in ogni stagione, operando “in mezzo alla piazza” 
 come realtà pubblica, con una presenza accogliente ed 
 operosa capace di guarire i mali della nostra società, al 
 servizio di una convivenza più sana perché più umana. 
 L’Arcivescovo ha ricordato la capacità delle cooperative di 
 dare risposte ai più diversi bisogni della società nel campo 
 agricolo e agroalimentare, della solidarietà sociale , del 
 lavoro, dell’abitazione, della cultura, del turismo e del 
 consumo. Ha inoltre ricordato il riconoscimento dato alla 
 cooperazione nella Centesimus annus riconoscendone la 
 capacità di mettersi a disposizione dell’altro che si trova 
 in stato di bisogno. Ha ricordato inoltre la testimonianza 
 data dalle parrocchie lombarde che hanno dato vita a 
 numerosissime iniziative mutualistiche che nel tempo hanno 
 portato alla nascita di molte cooperative mettendo in 
 pratica i valori della dottrina sociale della Chiesa. 
 L’Arcivescovo ha infine esaltato il valore della gratuità 
 tipica della vera cooperazione, che la rende strumento di 
 Dio nel mondo al servizio dell’uomo.
 Il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni ha 
 portato il ringraziamento delle Istituzioni per il lavoro 
 svolto dalle cooperative per la costruzione di una società 
 più umana. Ha ribadito come la specificità cooperativa debba 
 essere valorizzata per la sua capacità di coniugare mercato 
 e sviluppo sociale e per il valore della territorialità che 
 la rende in grado di operare sempre vicino ai bisogni e come 
 la cooperativa sia il prototipo dell’impresa sociale. 
 Sottolinea l’attenzione della Regione Lombardia alle 
 cooperative che culminerà il prossimo 28 ottobre, data nella 
 quale è prevista l’approvazione della nuova legge regionale 
 di riconoscimento e per lo sviluppo delle cooperative, una 
 legge che favorirà la crescita delle imprese cooperative 
 sostenendone gli investimenti per renderle sempre più 
 competitive. Presentando la nuova legge, ha ribadito il 
 forte riconoscimento dei Confidi cooperativi, strumenti 
 fondamentali per sostenere la crescita moderna delle 
 cooperative e si è impegnato ad assegnare al nuovo fondo di 
 rotazione per le cooperative tutte le risorse della l.r. 
 32/86 che quest’anno non hanno potuto essere assegnate alle 
 cooperative per i vincoli posti dalla legge finanziaria. 
 Infine Formigoni ha concordato con Orsenigo circa la 
 necessità che il nuovo Statuto regionale riconosca la 
 funzione delle cooperative per l’attuazione di una vera 
 sussidiarietà e si è dichiarato disponibile a ricercare 
 nuove forme di rapporto tra Regione e Cooperative. 
 “La formula su cui si fondano le Banche di Credito 
 Cooperativo ha la genetica della modernità” ha Cooperativo 
 Alessandro Azzi. “E’ moderna, infatti, un’impresa 
 cooperativa, che garantisce in concreto, a concreti 
 soggetti, la possibilità di partecipare, determinare ed 
 indirizzare l’attività economica; un’impresa che valorizza 
 la personalizzazione, la relazione “faccia a faccia”, ed 
 esalta l’auto-imprenditorialità. E’ moderna un’impresa che 
 mantiene un forte radicamento nel territorio (potrei dire 
 nella realtà), che è davvero locale. E la BCC è locale 
 “dalla testa ai piedi”: lo è nella proprietà, nell’intera 
 operatività, nell’interesse e nel coinvolgimento, definito 
 nell’obiettivo statutario di promuovere la crescita - 
 economica, ma anche morale e sociale - dei propri soci e 
 delle proprie comunità locali. E’ moderna un’impresa 
 mutualistica, che ha l’obiettivo di fornire vantaggi ai soci 
 e che, non avendo scopo di lucro, persegue l’utilità e la 
 redditività come strumento e non come fine. E può perciò 
 definire i propri progetti con l’occhio al lungo termine, 
 non all’immediato. E’ moderna, infine, un’impresa che si 
 avvale di un metodo organizzativo fondato sui principi della 
 sussidiarietà, ovvero che svolge da sola i compiti che più 
 efficacemente le sono propri e delega a proprie società, che 
 costituiscono per lei ‘complementi d’operatività’, le 
 funzioni più complesse o quelle per le quali si apprezzano 
 economie di scala. L’industria lo ha scoperto da non 
 moltissimo tempo e lo ha chiamato outsourcing; le nostre 
 banche, come emerge rileggendone la storia, lo praticano da 
 sempre”.
 “Se è vero, inoltre – ha proseguito ancora Azzi – che le BCC 
 sono tra i pochi soggetti a progettare il futuro del 
 territorio; se è vero che il loro statuto, all’art. 18, 
 prevede che esse perseguano il miglioramento delle 
 condizioni morali, culturali ed economiche dei soci e degli 
 appartenenti alle comunità locali, nonché una funzione 
 educativa anche sui temi della previdenza che un secolo fa 
 assumeva certi connotati, oggi altri. Se è vero che 
 l’innalzamento dell’età media degli italiani non può essere 
 considerato un problema ma una conquista e che, semmai, è la 
 qualità della vita di quegli anni guadagnati la vera 
 scommessa. Se tutto ciò è vero, c’è una 
 responsabilità-opportunità per un ruolo di servizio proprio 
 per le Banche di Credito Cooperativo, in ragione della loro 
 vocazione alla responsabilità sociale. Magari in 
 collaborazione con gli enti locali, i soggetti del terzo 
 settore, le associazioni di categoria”. 
 Il presidente di Confcooperative Luigi Marino ha 
 sottolineato la forte crescita in autorevolezza ed autonomia 
 di Confcooperative nella lealtà verso i suoi soci. Questa 
 crescita coraggiosa ha premiato tutta la cooperazione. 
 Infatti dai rischi di penalizzazione e di marginalizzazione 
 che temevamo all’inizio di questa legislatura, il nostro 
 lavoro ci ha permesso di rafforzare l’autenticità 
 cooperativa, di ribadirne l’unicità e di porre le basi per 
 lo sviluppo. La riforma del diritto societario e la legge 
 sul socio lavoratore rappresentano grandi possibilità di 
 crescita, pur nell’attenzione di alcune sfide che ci 
 attendono, in primis quella della riscrittura della 
 normativa fiscale per l’attuazione della riforma del diritto 
 societario. Marino ha evidenziato come la cooperazione 
 lombarda abbia sempre anticipato i fenomeni del resto del 
 paese per questo invita a evitare di correre il rischio di 
 diventare imprese troppo mature e indica alcuni obiettivi da 
 perseguire: quello dell’internazionalizzazione, quello della 
 crescita dimensionale, pur nel rispetto delle specificità 
 settoriali, quello della capitalizzazione valorizzando le 
 risorse dei soci, quello di creare un chiaro modello di 
 governance nelle mani dei soci e non del management. Infine 
 Marino ha augurato ai cooperatori di saper cogliere le sfide 
 del futuro sintetizzando solidarietà, autenticità ed 
 efficienza. Marino ha augurato agli imprenditori cooperativi 
 che il governo sappia mettere al centro della politica 
 economica lo sviluppo della PMI. Infine come cittadino si è 
 augurato la crescita di un Paese coeso capace di riformare 
 le Istituzioni con la partecipazione dei corpi intermedi.
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